Sara stava aspettando il bus alla fermata sotto casa sua come tutte le mattine, il sole che sorgeva dava il colore a quei soliti palazzi, che all'ombra sembravano essere opachi e quella strada che lei conosceva a memoria, l'aria sapeva di primavera e i fiori degli alberi iniziavano a farsi vedere.
La cartella che cadeva da una spalla, i capelli raccolti in una coda spettinata e i vestiti trasandati dalla fretta, la ragazza teneva un vocabolario di latino stretto al petto, per sua sfortuna avrebbe avuto una versione la mattina stessa.L'autobus non tardò ad arrivare, si sedette al solito posto vicino al finestrino, poggiò cartella e vocabolario sulle gambe e prese gli auricolari dalla tasca della felpa di qualche taglia in più di lei, la aspettava mezz'ora di viaggio, quindi mise gli auricolari iniziando ad ascoltare la sua solita musica. Piano piano l'autobus si riempiva, come la musica riempiva la sua mente di note e parole.
La fermata arrivò e prendendo le sue cose di corsa scese dal bus andando con passo svelto verso scuola.Con ancora la sua musica nelle orecchie raggiunse i suoi compagni fuori scuola, si tolse le cuffie, ascoltandoli mentre parlavano della versione imminente, mentre lei, si accese una sigaretta, distraendo i suoi pensieri da quelle solite e monotone voci, in un silenzio quasi religioso, in attesa che si aprisse il cancello.
Quando buttò il mozzicone a terra si aprirono i cancelli, prese lo zaino ed entrò con il suo solito passo svelto.Per le scale si fermava a parlare con molte persone, o semplicemente per un saluto, non che fosse popolare, ma era una ragazza molto estroversa, sapeva adattarsi ad ogni situazione e aveva sempre la battuta pronta, era molto semplice prenderla in simpatia.
Arrivò in classe e buttò lo zaino a terra e poggiò il vocabolario sul banco.
"Fra, stamattina sembro morta, non posso reggere una seconda versione questa settimana." disse la ragazza lasciandosi cadere sulla sedia. "Non dirlo a me, siamo ridotte male tutte e due, ma Gine dov'è?" chiese Francesca mentre si toglieva la giacca. "Che ne so, so solo che mi servirebbe una spazzola!" guardò l'amica con sguardo supplicante e lei, le passò la sua spazzola. "Ormai ci sono più capelli blu che biondi in quella spazzola." constatò Francesca sbuffando e ridendo seguita da Sara.
Quando Sara e Francesca si erano già rassegnate al fatto che Ginevra sarebbe arrivata in ritardo, la videro fare capolino dalla porta, con i capelli castano scuro disordinati, mentre discuteva animatamente al telefono.
Quando notò le sue due amiche ridere appena mentre la vedevano così arrabbiata e attaccò la chiamata.
"Avete già capito, vero?" chiese la castana unendosi alle risate delle amiche. "Andrea" Constatarono all'unisono le altre due.
Ginevra era fidanzata con Andrea da quasi due anni, ma capitava diacutessero per la distanza che li separava, lei di Genova mentre lui di Napoli.Iniziò la lezione, come al solito, Sara e Francesca in penultimo banco e Ginevra nell'ultimo dietro di loro.
Il trio era inseparabile, parlavano di ogni cosa ed erano sempre insieme per i corridoi della scuola, ogni sabato si ritrovavano a dormire a casa di una delle tre.
Si sono conosciute tre anni fa, in prima superiore, per coincidenza capitarono nella stessa classe e si creò subito una forte amicizia.
Per i corridoi della scuola si riconoscevano facilmente, Sara con i suoi iconici capelli e occhi blu, Francesca vestita sempre sportiva con le sue amatissime Vans ai piedi e Ginevra con sempre catene in vita e al collo.Arrivò la ricreazione, Sara trascinò Ginevra e Francesca giù in cortile. Salutò qualche suo amico o conoscenza che incontrava per caso e tiró fuori una sigaretta per poi accenderla.
"Dovresti smetterla" constatò Ginevra guardando l'amica, seguita da un segno di consenso da Francesca. "Posso smettere quando voglio."
Aspiró un tiro più lungo del solito spostando lo sguardo altrove, le due amiche la conoscevano bene, sapevano che quando faceva così era perché non voleva ammettere di essere in torto.
Ma pochi istanti dopo le andò quasi il fumo per traverso.
"C'è Edoardo, in questo momento io non esisto." sussurró Sara guardando il ragazzo alto e moro dall'altro lato del cortile, mentre parlavo con dei suoi amici. "Ancora? È dalla prima liceo che ti interessa, e non ci hai neanche parlato!" disse esasperata Francesca. "Ma poi lo avrà capito che i tuoi occhi sono solo per lui, mica è stupido quel ragazzo" continuò Ginevra. "Ci parlerò a tempo debito" borbottó la ragazza con i capelli azzurri. "Lo dici da tre anni!" ormai Francesca è sull'orlo di una crisi di nervi.Tra i ragazzi con cui parla Edoardo, c'è pure un amico di Ginevra, Marco, che notandola la salutò facendole cenno di unirsi a lui e ai suoi amici.
"Non ci andrò mai."
Ma non fece in tempo a finire la frase che Francesca la prese per mano trascinandola dal gruppo di ragazzi insieme a Ginevra.Sara, solitamente estroversa e sempre con qualcosa da dire o qualche aneddoto divertente da raccontare, stette zitta fino al suono della campanella, cercando di non farsi notare dal ragazzo che aveva catturato la sua attenzione da tre anni a questa parte.
Quando la campanella segnò la ripresa delle lezioni sentì qualcosa che le fece andare l'ultimo tiro di sigaretta di traverso.
"Se siete al quinto piano saliamo su insieme" Propose Edoardo al trio.
Ginevra e Francesca, forse per ripicca verso l'amica tanto imbarazzata o per semplice dispetto, accettarono e misero Sara tra Edoardo e loro. Se avesse potuto le avrebbe ammazzate.Appena arrivate davanti la porta della loro classe salutarono il ragazzo con un cenno della mano ed un sorriso, mentre la ragazza con i capelli blu corse subito dopo in classe calmandosi dopo quella ricreazione.
La giornata scolastica finì, Sara, con la felpa messa male per le fretta e la cartella che quasi le cadeva dalla spalla sinistra, mise gli auricolari di fretta e furia e una playlist a caso, iniziando a correre per non perdere, anche quel giorno, il suo tanto amato quanto detestato autobus.
Riuscì a salire il tempo e il viaggio passò velocemente, più del solito.Appena arrivata a casa buttò lo zaino, si tolse felpa, maglia e gonna mettendosi la sua amata maglietta dei Nirvana che le arrivava alle ginocchia.
La serata la passò tra compiti e una lunga chiamata con le sue amiche, per poi andare a dormire con ancora il pensiero della giornata così strana e passata così velocemente.
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Giocando nei vicoli
RomantikGenova non è il porto, non è il mare, non è il centro; Genova sono le finestre aperte fatte di mollette e panni, da dove si sentono provenire voci che parlano ancora in dialetto, sono i vicoli che nessuno vede e nessuno conosce, sono i bambini che g...