39. More Than This

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LENA

La mattina seguente sembrò arrivare troppo presto e la serata precedente era solo una sfumatura. Una dolce sfumatura che avrei conservato per sempre e per iscritto su un quaderno.
Avevo deciso che ogni singolo istante passato col biondo lo avrei riportato su un quaderno,mettendo persino la data del giorno.
La sera precedente fu una sorte di magia mischiata alla speranza. Pensavo che il ragazzo al mio fianco, il quale ora sta beatamente dormendo nel mio letto, non fosse così dolce e così romantico. Era l'esatto contrario e tutto quel suo amore verso i miei confronti, verso i giorni passati insieme e i frammenti dei mesi scorsi, mi fecero fare l'esatta azione che lui fece con me quel giorno ormai lontano: gli presi le guance e lo baciai, mentre mi trasportavo su di lui.
Non so spiegare quello che provo, quello che sento e qualsiasi cosa sia, voglio godermela. Lui mi ama, mi ama davvero e lo vedo da come mi parla, da come mi guarda e da come si preoccupa per me.
Vorrei tanto tornare a due mesi fa, quando ancora tutto questo susseguirsi di tragedie non esisteva e vivermi i momenti ormai andati persi. Sospirai e alzandomi da letto, andai dietro il separé per poi entrare in bagno e lavarmi.

Dopo essermi sistemata e aver indossato le collante, una gonna nera e un maglioncino bianco a collo alto, tornai nella zona letto e iniziai a sistemarmi il trucco. Stava per iniziare una nuova settimana scolastica, mi sentivo carica e pronta per ricominciare da capo. Mentre mi truccavo pensaii a quanto sarebbe stato bello passare queste due ultime settimane dell'anno assieme ai ragazzi e a Luke. Non lo toglievo dalla testa, lui e quelle sue labbra che mi baciavano senza fermarsi un secondo.
Le sue mani che mi stringevano al suo corpo, senza lasciarmi per un istante e la mia testa che finalmente divenne leggera. Ma dopo che ci staccamo per riprendere fiato, dovetti dirgli che tutta questa magia dovevamo consumarla in questi giorni.
Quando gli dissi che mi sarei trasferita dai Marino dopo le vacanze di Natale, vidi il ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri cadere nel vuoto. Non potevo biasimarlo...mi aveva appena ritrovata e già, qualcuno, mi stava portando via. Gli dissi che ci saremo visti a scuola, che poteva scrivermi quando voleva e che appena tutto questo incubo sarebbe finito, mi avrebbe avuta solo per lui.
Ma mi chiedevo allo stesso tempo, se questo ragazzo avesse tutto il coraggio del mondo per affrontare questa guerra tra due dinastie potenti. Mi chiedevo se fosse pronto a vedere la persona che amava con qualcun altro che non sarebbe stato lui. Presi un grosso respiro e dopo aver messo le scarpe, raggiunsi la mia famiglia e il ragazzo australiano.
«Familia» mormorai, per andarmi a sedere accanto al biondo. Gli diedi un bacio sulla guancia e iniziai a mangiare la colazione preparata da Olga. Nella cucina era sempre stata il top del top.
«Allora, vorresti dire qualcosa alla tua famiglia, Lena?» alzai lo sguardo verso mio padre e posai la brioche che stavo mangiando.
Aveva appena lanciato l'ascia di guerra contro di me, ma non conosceva per nulla com'era fatta sua figlia. D'altronde l'arroganza,quando usciva, l'avevo ereditata da lui.
«Per quanto mi piacerebbe dirlo ora, oltre ad avere la fretta di andare a scuola e scollegare tutto dalla mia stessa famiglia, devo spostare la riunione famigliare al mio ritorno. E papà» mi rivolse uno sguardo infastidito dal mio comportamento «se non hai impegni nell'agenda o altre manipolazioni di come rovinare la famiglia, potresti dire a Pierre di mettere sottosopra la casa? Giusto per essere sicuri di non essere costantemente spiati da microfoni o altro» e non disse altre parole mentre io, Luke e Violet andavamo a scuola. Lena uno, Carlo zero.

Le lezioni stavano passando con una lentezza indescrivibile.Contavo i minuti nel frattempo, aspettando che arrivassero le undici per poter andare dal preside e orgnizzare il ballo di Natale.
Eravamo soliti organizzare una normale assemblea d'istituto, con Martin -fidato dj della scuola- e una fetta di panettone alla fine della festa. Ma quest'anno il preside ha voluto fare le cose in grande, per il semplice motivo che questo sarebbe stato l'ultimo anno per la sua rappresentante fidata. E quale modo migliore se non aumentare il numero degli impegni sulla mia agenda e le responsabilità per questo evento?
Nella mia testa stavano viaggiando idee alla velocità della luce, tanto che dovetti scrivere su un foglio quello che avevo in mente e la disposizione dei tavoli e qualsiasi altro oggetto presente nella sala. Ecco, questo era un altro problema che avrei dovuto affrontare con Fernandez: non voleva che la festa si facesse nella palestra della scuola ma in un locale più adatto.
Pensavo a questa sua stramba idea ormai da giorni e avevo preso la posizione di oppormi, non correvo nessun rischio: il preside mi adorava.
La campanella mi riportò nella vita reale. Scappai dall'aula di matematica per andare verso il mio armadietto. Lo aprii e buttaii lo zaino dentro esso, prendendo la cartelletta che mi sarebbe servita per la riunione col preside.
Chiusi l'armadietto e mi ritrovai Luke di fronte. Era bellissimo, come sempre.
«Pronta per la riunione?» mise un braccio intorno le mie spalle e iniziammo a camminare verso l'ufficio del preside. Era strano stare così con lui, nonostante gli avessi detto il piano che avevo accordato con Marino, era rimasto e non mi aveva lasciata. Se fosse stato un altro se ne sarebbe andato a gambe levate, dopo avermi dato della pazza.
«Sarà entusiasmante. Sarà così colpito dalle mie idee che gli usciranno i cuoricini dagli occhi»
«Appena entrerai dirà che sei la sua salvezza e che stravede per te,scommettiamo?» si fermò poi, prima di aprire la porta ed entrare nell'ufficio.
«Non scommetto perché anche le mura di questa scuola conoscono il nostro amato preside» risposi, sorpassandolo e mettendomi sul divanetto di attesa.

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