ᴜɴɪᴄᴀ ᴘᴀʀᴛᴇ

6K 415 254
                                    

Era l'ennesima volta che Jimin trovava quelle dannate cicche consumate, a volte ancora fumanti, sulla soglia di quell'appartamento all'ultimo piano del palazzo in cui puliva le scale.

Era stanco e anche frustrato.

Sapeva che lì abitava un ragazzo dai capelli corvini e dallo stile oscuro quasi dark con cui poche volte aveva incrociato lo sguardo ma proprio in quelle poche occasioni quel tizio gli aveva ostentato certi sorrisetti a dir poco "inquietanti", secondo il biondo.

Era come se quel tipo lo sapesse, era come se ci provasse gusto a gettare sul pavimento quelle cosette e far impazzire maledettamente i suoi nervi.

Erano alcuni mesi che lo faceva e adesso Jimin ne aveva fin sopra i capelli di quegli atteggiamenti così insolenti ed idioti.

Si accostò difronte quella porta e con insistenza suonò il campanello.

Il tizio ormai denominato "coglione" da Jimin apparve dinanzi il suo campo visione con una totale spigliatezza e naturalità che il minore provò ancora più fastidio di quanto già non lo provasse soprattutto al guardare quel petto nudo e colpo di tatuaggi colorati e non.

«Perchè sorridi? Penso che tu sappia il motivo per cui ho suonato alla tua porta, no?» domandò Jimin incrociando le sue braccia al petto e fulminando con lo sguardo quell'irritante sorrisetto, lo stesso di sempre.

«Sei ancora più sexy da vicino»

Il biondo spalancò la sua bocca e i suoi occhi per quella frase così sfacciata e detta in quel modo così provocatorio.

«Non ti allargare, coglione! Adesso rispondi, sai perché sono qui vero?»

«Si, per scopare con me, no?» chiese il corvino con quel maledetto sorriso fattosi molto più grande.

«Tu sei un coglione! Perché butti le tue fottute sigarette di merda per terra? Non sai che qui c'è gente che lavora e non ha tempo da perdere?»

Il tipo alzò gli occhi come se stesse riflettendo alle parole dette ma quando tornò su Jimin, lo fece con più intensità.

«Se vieni dentro e ti lasci offrire qualcosa, ti dirò perché faccio questo»

«Hai qualcosa in mente, brutto idiota?»

«No o forse si, chi lo sa?» giocò «Dai, andiamo dentro»

«5 minuti e poi me ne andrò che non ho tempo da perdere» avvertì il biondo e l'altro sollevò le mani in segno di resa.

Successivamente, il corvino lo fece entrare nel suo appartamento facendolo accomodare in salotto sul divano nero in pelle.

Jimin, nel frattempo, osservava quell'ambiente con un certo timore. Era cupo e con un certo richiamo allo stile gotico. Anche il profumo presente non era dei migliori. Era forte, sapeva di tabacco mischiato alla colonia per uomo.

«Mi chiamo Jungkook e tu, biondino?» chiese il tipo mentre stappava una birra con l'apribottiglia.

«Jimin»

«Finalmente so il nome della cenerentola del palazzo» ridacchiò.

«Vaffanculo»

«Mi piaci di più così, cazzo» disse con un paio di occhi incandescenti e quella linea tirata all'insù incisa ormai sul suo volto «Vuoi una birra, biondino?»

«No, grazie» rispose seriamente.

«Mi hai detto di voler sapere il perché delle mie azioni... Vuoi una birra?»

«Un bicchiere d'acqua andrà bene»

Jungkook annuì e con la richiesta del biondo e la sua birra fra le mani, si diresse anche lui sul divano proprio al suo fianco.

𝑪𝒊𝒈𝒂𝒓𝒊𝒍𝒍𝒐𝒔 | 국민    Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora