Rimasi sorpreso nel vedere quanto sembrasse costosa quella casa, di un'architettura molto moderna e un vasto giardino che la circondava, intravedibile solo dalle fessure del portone di ferro.
Sapevo che avrei dovuto fare da babysitter al figlio di una coppia benestante, ma non avevo mai immaginato di quel livello.
Ero un ragazzo ordinario d'altronde, che studiava come ballerino all'università e viveva da solo in un appartamento del condominio dei suoi genitori, che figura avrei fatto di fronte a loro che probabilmente si aspettavano qualcuno del loro livello?
Tuttavia era stato raccomandato loro da un'altra famiglia e non per il mio livello sociale, ed evidentemente le buone parole sul mio conto bastarono per convincerli.
Feci un respiro profondo per contenere la tensione davanti alla porta d'ingresso del giardino, dalla quale attorno partiva un recinto in muratura bianca che nascondeva parte della casa al suo interno.
Il citofono si trovava nel lato destro del muro, dove appena sotto era posizionata una tastiera numerica per inserire la password e sbloccare la serratura.
Mi accorsi poco dopo che in cima, nel lato opposto, era collocata persino una telecamera scura, direttamente orientata verso di me.
Evidentemente non mancava proprio nulla a quella famiglia, nemmeno un servizio di sicurezza.
Allungai una mano verso il pulsante del citofono e nonostante una prima esitazione lo premetti, non udendo però nessun suo suono nel mentre come comune è di solito sentire.
Mi chiesi se funzionasse, se forse non avessi premuto abbastanza forte, e quando stavo per premerlo una seconda volta una voce dal citofono parlò, facendo non poco sussultare.
«Chi è lei?».
Era una calda e gentile voce femminile a parlare, probabilmente quella della padrona di casa, e istintivamente portai leggermente lo sguardo verso la telecamera prima di rispondere, sicuro che dall'altra parte qualcuno mi stesse guardando.
Ciò ovviamente mi portava non poca tensione, ma a vent'anni di certo non potevo esitare per una situazione del genere.
«Sono Park Jimin, il nuovo babysitter».
Un piccolo strillo metallico mi fece intuire che la serratura del cancello si fosse sbloccata e difatti, poco dopo, la stessa persona che mi aveva risposto mi invitò ad entrare.
Con una mano spinsi delicatamente la superficie fredda della porta, quasi con il timore di romperla o fare qualcosa si sbagliato, e non appena misi piede all'interno del giardino rimasi subito meravigliato dal colore splendere dell'erba che ovunque nel suolo circondava, se non solo lungo il vialetto che portava fino all'ingresso della casa.
«Benvenuto Park Jimin, finalmente possiamo conoscerci di persona» fu una donna sulla quarantina davanti alla porta di casa a parlare, la quale voce collegai subito a quella proveniente dal citofono.
Chiusi il cancello dietro di me facendolo sempre con una certa cautela, e quando mi girai sorrisi alla padrona di casa che ricambiò mentre mi avvicinavo, camminando lungo il vialetto raffinato del giardino.
«È la signora Jeon vero?» chiesi appena la raggiunsi, chinandomi poi un po' con il busto mentre le stringevo la mano.
«Sì, sono proprio io, ora entriamo così ti presento Jaesun e ti mostro la casa».
Sembrava davvero una donna gentile, differente dalle altre madri a cui figli avevo fatto da babysitter in passato, e non sapevo spiegarmelo ma era una presenza tranquilla.
Vestiva in modo elegante ed era proprio una bella donna seppur fosse ormai giunta ad una certa età, tuttavia una cosa che notai subito fu la sua attenzione nel modo di porsi come se fosse studiato, non naturale.
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fantasticherie color ciliegia. jikook
Fanfiction«Perché continui a guardarmi? Ho fatto qualcosa di male?» «Non puoi capire cosa tu riesca a farmi immaginare, Jeon Jungkook...» (incompleta) 2021 © ossobruco