Let me be your mirror

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Corsi più veloce che potevo, cercando freneticamente un nascondiglio.
Lui era di nuovo dietro di me, pronto ad allungare le mani sul mio corpo per l'ennesima volta, pronto a violare ancora il suo unico figlio.
-dai puttanella, vieni fuori! Sono il tuo appa, non ti farò niente...-sghignazzò dopo quelle parole, entrando nella stanza dove mi trovavo e chiudendo a chiave la porta.
Cominciai a tremare, schiacciandomi contro la parete e cercando di respirare il meno possibile, mentre il panico mi stringeva la gola.
All'improvviso le ante dell'armadio dove mi ero infilato vennero spalancate e il viso ghignante di mio padre comparve davanti ai miei occhi spalancati e colmi di lacrime.
-ti ho trovato, Kookie!-rise, una risata acuta e agghiacciante.
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò sul letto, legandomi i polsi alla testiera e le caviglie ai piedi del materasso, per poi afferrare un coltello.
I singhiozzi cominciarono a scuotermi, mentre fissavo con terrore la lama affilata che rifletteva la luce fredda della luna.
-stai tranquillo, non sentirai dolore.-e con quelle parole mi strappò di dosso i vestiti e puntò il coltello sul mio petto ancora candido.
Passò la mano lungo la mia schiena sentendo le cicatrici che solcavano le scapole e i fianchi.
-che ne dici di passare sul davanti, Kookie?-chiese malignamente, passando la lama del coltello lungo il mio sterno e incidendo una sottile striscia rossa.
-n-no t-ti prego!-singhiozzai cercando disperatamente di liberarmi.
-zitto, puttana!-ringhiò mio padre, costringendomi a socchiudere la bocca e infilandomi tra i denti un pezzo di stoffa nera, che legò dietro la mia testa.
Poi continuò a passare il coltello lungo il mio busto, creando tagli sempre più profondi.
Quando ebbe completamente sfregiato la mia pelle con le ferite, si chinò e cominciò a leccare il sangue.
Intanto io piangevo in silenzio, le urla di dolore soffocate dalla stoffa nella mia bocca.
Iniziò a togliersi i pantaloni, e in quel momento mi sentii morire.
Ancora, voleva portarmi via tutto un'altra volta.
Posizionò il suo membro sulla mia apertura e fece per spingersi dentro di me, quando la porta vibrò a causa di alcuni colpi.
-polizia, aprite!
A quelle parole ricominciai a dimenarmi, riuscendo a gridare attraverso la stoffa.
-cosa sta succedendo?-chiesero da fuori, sentendo i miei strilli.
Mio padre era rimasto bloccato, con l'erezione ancora contro il mio buchetto.
All'improvviso sentimmo dei colpi sempre più forti, finché la porta non si scardinò, lasciando entrare quattro uomini in divisa.
Appena videro la scena rimasero paralizzati, facendo oscillare gli occhi da me all'uomo che mi sovrastava.
-scenda subito da lì e metta le mani dietro la testa.-ordinò gelido uno di loro, puntando la pistola verso mio padre.
Lui obbedì, venendo subito ammanettato e preso in custodia da due poliziotti.
Quello che prima aveva parlato venne verso di me, guardandomi e spalancando gli occhi alla vista del letto zuppo di sangue.
Estrasse un coltello dalla sua divisa e a quella vista cominciai a tremare nuovamente, cercando inutilmente di scappare.
-ehi ehi! Non voglio farti del male, devo slegarti, stai perdendo troppo sangue.
La sua voce era straordinariamente profonda e mi fece calmare leggermente.
Mi fermai e lasciai che tagliasse le corde che mi stringevano i polsi e le caviglie.
Poi ripose il coltello e portò le mani dietro la mia testa, slegando la stoffa e permettendomi di chiudere la bocca.
-okay piccoletto, ora ti portiamo all'ospedale, va bene? Hai bisogno di cure.
Annuii titubante, guardandolo mentre le lacrime continuavano a scorrere imperterrite sul mio viso.
Il poliziotto gentile mi fece indossare un paio di boxer e mi avvolse in una coperta, poi mi prese in braccio, facendomi ancorare le gambe intorno alla sua vita e lasciandomi posare la testa sulla sua spalla.
Tremai al contatto con le sue mani, ma mi accorsi che non mi stava facendo del male: il suo tocco era gentile e i suoi occhi pieni di preoccupazione e tenerezza.
Quando uscimmo dalla casa vidi un altro uomo venire verso di noi.
-che è successo, Taehyung? Chi è lui?
-abbiamo scoperto che Jeon non era solo un ladro.-rispose il ragazzo che mi teneva, facendo rimbombare la sua voce profonda nella cassa toracica.
-questo è suo figlio. Lo violentava e feriva intenzionalmente.
L'uomo spalancò la bocca, guardandomi nuovamente.
A quell'occhiata inorridita mi strinsi inconsciamente a Taehyung, ancorando le dita alla sua divisa.
Lui mi guardò stupito, ma mi lasciò fare.
-ascoltami piccolo, devi andare con Seokjin-ssi, lui è un dottore e ti aiuterà.-sussurrò dolcemente, cercando il mio sguardo.
Per tutta risposta serrai le dita più forte intorno alla stoffa della sua giacca, guardandolo con gli occhi sgranati.
-cosa c'è, piccolo?
-n-non sparire.-singhiozzai guardandolo in viso.
-cosa...perché dovrei sparire?-chiese confuso.
-perché so che questo è un sogno, che voi non mi avete salvato. So che tra poco mi sveglierò e sarò di nuovo con mio padre!-piansi, tremando in preda ai singhiozzi.-ma non voglio svegliarmi! Ti prego angelo, non lasciarmi qui! Portami via!-e con queste parole tuffai il viso nel suo petto, sentendo il suo profumo.
Lo sentii irrigidirsi a quel nome, poi mi abbracciò più stretto.
-che succede?-chiese Seokjin, avvicinandosi cautamente. Nel sentire la sua voce così vicina mi strinsi spasmodicamente all'uomo che mi teneva.
-crede che sia un sogno e che...che io sia un angelo. Mi ha chiesto di portarlo via.-rispose Taehyung con voce scossa, mentre le sue grandi mani calde mi accarezzavano dolcemente la schiena.
Sentivo dolore ai tagli vecchi in quel modo, ma mi piacevano così tanto le carezze dell'angelo.
-povero ragazzo, chissà quante ne ha passate...-sussurrò Seokjin, girando intorno a Taehyung per guardarmi bene in viso.
-ascolta piccolo, come ti chiami?-chiese con voce dolce.
-J-Jungkook.-sussurrai, guardandolo da dietro la spalla dell'uomo che mi teneva.
-Jungkook eh? Posso chiamarti Kookie?-domandò cauto, sorridendomi.
-no!-gridai stringendomi all'angelo e ricominciando a piangere.
-ehi ehi, tranquillo! Jin hyung non vuole farti del male. Cosa c'è che non va?-chiese Taehyung.
-a-anche lui mi chiamava così.-mormorai pianissimo.
-ma noi non siamo lui, Jungkook. Lo capisci?
-si, ma so che voi scomparirete tra poco! Il ragazzo gentile, e anche tu!-singhiozzai nascondendo il viso nel suo collo.
-comunque l'angelo può chiamarmi Kookie.-dissi rivolto a nessuno in particolare.
-grazie.-sorrise Taehyung.
-ora posso lasciarti a Jin hyung, Kookie? Io devo andare a interrogare tuo...quell'uomo.-chiese dolcemente.
-prometti che poi tornerai da me e che non sparirai!
-te lo prometto Jungkookie. Questo non è un sogno, è la realtà. E tu sei salvo.
Sentii le mani dell'angelo che lasciavano la presa sul mio corpo, per essere sostituite da quelle di Seokjin.
Mi lasciai trasportare dentro una macchina, e poi all'ospedale.
Lì mi pulirono dal sangue e mi fecero alzare in piedi.
-Jungkook, ora devo fotografare le tue ferite. Servono per la denuncia contro tuo padre. Posso?-chiese Jin prendendo il cellulare.
-si Seokjin-ssi.-mormorai abbassando il capo.
-non essere così formale, puoi chiamarmi Jin hyung. O anche eomma, come quello sfacciato di Tae.
-c-cos'è eomma?-chiesi titubante, guardandolo dal basso.
A quelle parole Jin fece un passo indietro, guardandomi sbalordito e triste.
-t-tu non sai...cos'è una eomma. Tu non hai idea di cosa sia una mamma...Jungkook, come ti ha fatto vivere tuo padre finora?-chiese con tono angosciato.
-non potevo uscire di casa. Mi ricordo di aver imparato a leggere grazie alla televisione, prima che mio padre la rompesse, e poi ho letto tantissimo. A casa c'erano tanti libri che parlavano di omicidi e casi da risolvere. Mi piace leggere. Poi lui tornava e...-mi bloccai, cercando di non piangere di nuovo.
-posso abbracciarti, Jungkookie?-chiese Jin hyung, avvicinandosi lentamente.
-non so cosa sia, Hyung.-sussurrai ormai sull'orlo delle lacrime.
Ma ciò che non mi sarei mai aspettato fu il singhiozzo che sfuggì alle labbra di Seokjin.
In quel momento entrò l'angelo, che nel vedere la scena rimase bloccato sulla porta.
-che è successo, Jin?-chiese allarmato, vedendo il maggiore in lacrime.
-lui...lui non sa...-pianse Seokjin, guardandomi ancora dritto negli occhi.
-lui non sa cosa?-insistette Taehyung.
-non sa cosa sia un abbraccio, e non conosce il significato della parola eomma.-sussurrò Jin, ricominciando a singhiozzare forte.
Anche Tae mi guardò stralunato, poi i suoi occhi si intristirono.
-come abbiamo potuto aspettare così tanto?-chiese.
Anche il suo viso fu rigato da una lacrima solitaria, che percorse la sua mascella ambrata fino a cadere nel collo della felpa che indossava.
-no.-sussurrai avvicinandomi a lui e asciugando con il pollice la seconda lacrima che stava segnando la sua guancia.-non devi piangere, angelo. Non voglio che tu sia triste.
-Kookie...-singhiozzò Taehyung, poi circondò la mia vita con le braccia, stringendo il mio corpo coperto da un camice d'ospedale al suo.
-ecco, piccolo. Questo è un abbraccio.-mormorò contro la mia guancia.-metti le braccia attorno al mio collo.
Eseguii, e mi sentii stringere da quelle braccia che mi facevano sentire al sicuro.
-Jin, ho deciso. Terrò Kookie con me. Se ha più di diciotto anni lascerò decidere a lui, se no chiederò la custodia legale.
-ho appena compiuto diciotto anni, Taehyung.-bisbigliai al suo orecchio.
-ah si? Per fortuna. Quando li hai fatti?-chiese lui, staccandosi da me e guardandomi.
-mh...-diedi un'occhiata all'orologio: era mezzanotte e dieci.-dieci minuti fa.
-come? Auguri Kookie!-esclamò Tae, abbracciandomi di nuovo.
-auguri Jungkookie-fece eco Jin hyung.
Sapevo cosa fossero gli auguri, avevo letto un libro dove li facevano ad un commissario per suo compleanno.
-tieni piccoletto, vestiti che ti porto a casa.-disse porgendomi una tuta e una felpa.
A quelle parole mi irrigidii, guardandolo terrorizzato.
-no! No angelo, ti prego, non lasciarmi! Non voglio tornare indietro!
-ma no Kookie, stai tranquillo! Non ti faccio tornare a casa tua! Vieni a stare da me.
-devo morire?-chiesi, guardandolo rassicurato.
-cosa?! Non dirlo neanche per scherzo, Jungkook! Cosa te lo fa pensare?
-la casa degli angeli è in paradiso, no?
-Jungkookie, questa è la realtà, te l'ho già detto! Non andrai in paradiso, ma rimarrai a casa mia per un po'.
-scusa Taehyung, ma ancora non riesco a crederci.-sussurrai guardando il pavimento.
-chiamami Tae. Ora vestiti che andiamo, piccolo.
Eseguii e salii in macchina con Tae, che guidò verso una via sconosciuta.
Arrivammo a casa sua e per prima cosa decise che dovevo mangiare.
-tieni.-esclamò porgendomi un piatto di noodles fumanti.
-oh! Cos'ho fatto per meritarmeli?-chiesi sgranando gli occhi alla vista di tutto quel cibo.
-di cosa stai parlando, Kookie?
-mio padre mi dava da mangiare quando facevi qualcosa di buono.-risposi cominciando a mangiare i noodles.
Sentii un tintinnio e vidi le bacchette di Tae per terra.
-cosa?-chiese lui senza fiato, prendendomi una mano tra le sue.
A quel contatto arrossii involontariamente, guardandolo con gli occhi sgranati.
-non ti dava da mangiare regolarmente?-chiese accarezzandomi il volto.
Scossi la testa.
-oh, Kookie! Quanto hai sofferto?-chiese alzandosi e abbracciandomi di slancio, stringendomi forte al suo petto.
Quando finimmo di mangiare mi portò nel bagno e mi disse:-ora devi farti una doccia, per pulire le ferite e guarire in fretta.
Annuii e cominciai a spogliarlo.
-che...che stai facendo?-balbettò Tae, prendendomi le mani per impedirmi di continuare.
-i-io...quando facevo la doccia dovevo stare nel box con mio padre. Lui mi toccava e io lo lavavo.-sussurrai. Lo sapevo: avevo sbagliato ancora. Forse sarebbe stato meglio se mi avessero lasciato li, almeno non avrei dato tanti problemi a Taehyung.
-Kookie...ascoltami bene. Tuo padre faceva tantissime cose, ma la maggior parte sono sbagliate. Per esempio, una persona dovrebbe mangiare almeno tre volte al giorno, e soprattutto...se non vuoi non devi essere toccato. Hai capito? È un tuo diritto dire "no, non puoi farlo".
Annuii debolmente, continuando a tenere lo sguardo basso. Non mi accorsi delle lacrime e avevano cominciato a scorrere finché Tae non mi alzò il viso e mi asciugò le guance bagnate.
-perché stai piangendo, piccolo? Ho detto qualcosa di male?
-n-no...ma tu non d-dovresti tenermi con te!-esplosi piangendo.-io sono un disastro, non so come si vive, sono rimasto chiuso in quella casa da quando sono nato! E poi guardami, pensi davvero che potrò avere una vita normale? Guarda il mio corpo!-gridai, strappandomi i vestiti di dosso con violenza e rivelando tutte le ferite e le cicatrici che percorrevano la mia pelle.
Lui trattenne il fiato: sapevo che l'altro giorno non le aveva viste bene, perché coperte dal sangue.
-sono un mostro, Taehyung! Ho tanti di quei problemi che probabilmente mi ci vorranno anni per liberarmene, e tu insisti nel trattarmi come una persona normale! Non lo sono!-urlai prima di crollare a terra, abbracciandomi il busto e continuando a singhiozzare.
-Kookie.-mi chiamò Tae dolcemente, prendendomi per le braccia e portandomi davanti ad uno specchio.
-tu davvero ti vedi così? Davvero pensi di essere un mostro?
Voltai la testa di lato, cercando di non guardarmi. Sapevo di essere orribile, ma ogni volta che mi vedevo sentivo un moto di repulsione verso il mio corpo.
-se sapessi come ti vedo io...Kookie.-mormorò al mio orecchio, facendomi scendere un brivido giù per la schiena.-lascia che io sia il tuo specchio. Lascia che ti mostri quanto sei bello, importante e forte.-fece una pausa, accarezzandomi il collo da dietro.-ti fidi di me?
-sì.-risposi senza esitare, incrociando il suo sguardo nello specchio.
-allora seguimi.-mormorò prendendomi una mano e portandomi verso la camera da letto.
Mi fece stendere e si portò sopra di me, cominciando a togliersi i vestiti.
Appena fu nudo si portò sopra il mio corpo, e lì cominciò a prendermi il panico.
Avevo paura, sentivo di nuovo le mani di mio padre che mi picchiavano, che mi violavano...
Ma quando sentii il tocco di Tae tutti i pensieri si spensero, lasciandomi solo nella mia bolla ovattata. Fuori era buio, e in quel momento tutto il mio mondo era quel ragazzo che mi stava accarezzando con tenerezza, percorrendo dolcemente il profilo del mio viso e tracciando il contorno delle mie labbra.
-posso baciarti, Jungkookie?
Non risposi, semplicemente allungai il viso verso di lui e mi fermai ad un millimetro dalla sua bocca socchiusa.
Taehyung mi guardò per un attimo, incrociando il mio sguardo con i suoi occhi scuri, poi mi baciò, afferrandomi dal retro del collo e spingendomi contro le sue labbra.
Mi fece stendere nuovamente prima di portare le sue mani al mio petto, cominciando ad accarezzare la mia pelle.
Percorse i tagli bendati con le dita, poi passò ai miei capezzoli e a quel contatto ansimai piano, continuando a giocare con la sua lingua che stava esplorando la mia bocca.
-guardati, Kookie.-sussurrò sulle mie labbra, poi si staccò dal mio viso e scese lungo il mio collo, lasciando una scia di baci che percorreva la giugulare fino ad arrivare alle clavicole.
-sei uno spettacolo.
Continuò a baciare con delicatezza il mio petto, accarezzando le cicatrici e le ferite.
-sei così bello.-mormorò continuando a passare le dita sulla mia pelle accaldata.
-Tae-ah!
-dimmi piccolo.
-p-perché mi sento così bene?-chiesi confuso, mentre i miei muscoli tremavano in preda agli spasmi di piacere che mi dava la sua lingua sullo sterno.
-è normale, Kookie.-mi rassicurò, portando due dita alla mia bocca-ora succhiale.
Obbedii, avvolgendo le labbra attorno alle sue falangi e cominciando a passarci la lingua intorno.
Dopo qualche minuto Taehyung mi fece girare sulla pancia e portò le dita bagnate sulla mia apertura.
-pronto, Jungkookie?-chiese con dolcezza, accarezzando il bordo del mio buchetto.
Ansimai e quando l'indice entrò nel mio corpo emisi un forte gemito, inarcando la schiena.
Tae continuò il suo lavoro, sforbiciando con le dita che aumentavano sempre di più, mentre baciava dolcemente tutte le cicatrici che costellavano le mie scapole e i fianchi.
-vado. Avvertimi se senti dolore.-sussurrò al mio orecchio prima di sprofondare dentro di me.
Un urletto sfuggì dalle mie labbra insieme a numerosi gemiti, mentre le sue mani si ancoravano ai miei fianchi e il suo bacino cominciava a muoversi contro il mio.
Tae mi fece girare e mi baciò con passione mentre il suo membro strusciava contro le mie pareti.
-p-pensi che sia normale amare...ah! amare una persona che si conosce da u-una notte?-balbettai annaspando a causa dell'enorme piacere che mi stava bruciando nelle vene.
-se quella persona sono io, piccolo, allora è più che giusto.-mormorò per poi tornare con le labbra sulle mie.
-sto per venire, K-Kookie!-gemette aumentando il ritmo delle spinte.
-a-anche io, angelo.-urlai andando incontro ai suoi affondi mentre il mio bassoventre si contorceva per il piacere.
Per un'ultima volta le nostre lingue si accarezzarono mentre insieme ci lasciavamo andare.
Ricademmo l'uno sull'altro, stremati.
-ti amo, Jungkookie.
-ti amo anche io, angelo.

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