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Dopo tutto quello che aveva passato, mai si sarebbe immaginato di scoprirsi "audace".
Notò gli occhi rubini guardarlo con stupore: era bello immergersi in essi e perdersi in un turbinio di emozioni non espresse.
Aveva scoperto che Bakugou sapeva parlare con i gesti e con lo sguardo: era raro che si lasciasse andare a frasi dolci, ma in qualche modo dimostrava il suo interesse verso il rosso.
Rimasero immobili a lungo: i respiri di entrambi che si udivano, mentre gli occhi si univano in uno sguardo lunghissimo.
Appena il respiro tornò ad essere leggermente regolare, gli accarezzò il viso con il dorso di una mano, accennando un imbarazzato sorriso.
Prese coraggio ed iniziò a muoversi lentamente, collegando le labbra in un bacio sempre più rovente.
I respiri si mescolavano, le mani presero a vagare tra i fili di grano.
Il biondo si portò sdraiato, poggiando i talloni sul materasso e andando incontro ai suoi movimenti, accelerando quella danza che gli stava facendo scoprire nuove sensazioni.
Unirsi a Bakugou era una cosa bellissima: nulla paragonabile ai fantasmi ormai lontani.
Strinse la presa sulle spalle del ragazzo ed inarcò più possibile la schiena, quasi a far entrare il membro più in profondità.
Lo sentiva scivolare in sé, non faceva assolutamente male, pentendosi quasi di non averlo fatto prima.
Abbassò la testa, accovacciandosi su di lui, mentre i suoi gemiti iniziavano ad interrompere il silenzio creato tra loro.
Ormai non si tratteneva più, ritrovandosi supino con le gambe afferrate saldamente dietro le ginocchia e il biondo che si spingeva in lui sempre più rapidamente.
Cercò di essere il meno volgare possibile, sperò che tutto quello che stava provando visivamente, non desse una pessima immagine di sé a quei rubini, che, instancabili, non voltavano lo sguardo dal suo viso.
Era imbarazzante farsi vedere arrossato e con gli occhi lucidi!
Il respiro si mozzò, inarcandosi istintivamente al contatto ripetuto del membro contro la sua prostata.
Frasi sconnesse e incomplete uscivano dalle sue labbra, spesso perverse, ma il nome del biondo era una costante.
Man mano che il puro piacere stava per sfociare nel suo primo e vero orgasmo, il ragazzo si fermò accostandosi al suo orecchio.
"Posso?"
Ci mise qualche secondo a capire cosa intendesse.
Gli circondò le spalle con le braccia e nascose il viso nell'incavo del suo collo, annuendo appena.
Voleva unirsi a lui più nel profondo, essere all'altezza del ragazzo che meritava al suo fianco, riempirlo di orgoglio per averlo salvato.
Circondato dalle sue braccia, Kirishima si abbandonò all'ultimo momento di quell'unione, gemendo contro la pelle chiara e aggrappandosi con quanta poca forza avesse in quel momento.
Un gemito roco accompagnò il seme che lo invadeva, mentre le gambe e la schiena si tesero, venendo tra di loro.
Calò nuovamente il silenzio, interrotto solo dai loro respiri affannati e forse entrambi stavano cercando di capire cosa fosse successo realmente.
"Sto bene, se te lo stai chiedendo." sussurrò appena.
"Se non stavi bene, me ne sarei accorto."
Gli partì uno sbuffo di risata a quella risposta che non aveva per nulla un tono arrogante, com'era solito del biondo.
"Sono stato..."
"No. Sei stato bravo, bravissimo."
Si distaccò leggermente, cercando di osservarlo, ma quando incrociò i rubini, la visuale gli fu oscurata da una mano sugli occhi.
Le labbra vennero unite nuovamente, creando un bacio che sapeva di appagamento, oltre che amore.
"Mi dispiace, credo di essere andato oltre il semplice ragazzo con cui sei impegnato ." ridacchiò appena.
"Non ho mai provato nulla di simile per nessun altro, forse non mi sono mai innamorato, ma stasera è come se mi fossi sentito finalmente completo. Credo di amarti."
Una mano gli portò la fronte a sbattere contro la clavicola del biondo.
"Ho capito."
Non voleva che gli dicesse quelle cose? Eppure lui si sentiva di dirgliele in quel momento.
Non importava: meritava anche di più dall'essere semplicemente amato: nonostante Bakugou non esprimesse amore come una comune persona, questo non voleva assolutamente dire che non lo amava.
A modo suo, ma era sicuro che fosse così.
Non riuscì a muoversi più di tanto da quella posizione, forse si addormentò proprio con il corpo del biondo che lo stringeva a sé, ma quella mattina, non appena di svegliò, fu come se avesse il sole accanto sul cuscino.
Era un tepore nuovo, di quelli che scaldano il cuore.
Bakugou dormiva sereno, gli occhi rilassati e un braccio gli circondava la vita, quasi che volesse tenerlo stretto tutta la notte vicino a lui.
Quella era una delle piccole manifestazioni di affetto dell'altro, anche se avrebbe negato ogni cosa al risveglio.
Azzardò a lasciargli un bacio sulla fronte e gli si accoccolò nuovamente.
Forse era esagerato nel dire che aveva trovato l'amore della sua vita, ma sicuramente avrebbe cercato di fare in modo che non finisse mai.
Se guardava il suo passato, vedeva solamente la sofferenza che quel ragazzo gli aveva causato involontariamente e la mancanza di voglia di vivere, dovuta al suo rapimento.
Se guardava il presente, era un mix di emozioni positive, indescrivibili, uniche.
Al futuro non voleva pensare: Bakugou era il suo presente e avrebbe vissuto con lui ogni attimo possibile.
"Che hai da sorridere di buon mattino, Capelli di Merda?"
Con uno sbuffo di risata alzò la testa ed incrociò quegli occhi spettacolari.
"Buongiorno." rispose sorridendo.
"Riposato?" domandò poi tirandosi su e poggiando i gomiti sul materasso per guardarlo meglio.
"Parli già troppo."
La risata che scatenò quella risposta, fece accigliare il biondo, che prese a spingerlo dall'altra parte del letto e ad alzarsi.
"Ho bisogno di una doccia."
Si alzò indossando rapidamente qualunque cosa sottomano e si avviò in cucina a preparare la colazione.
Non era male svegliarsi nello stesso letto, ma per il momento si sarebbe accontentato di tutte le volte che sarebbe successo.
Si fermò con il cucchiaino sospeso pieno di macinata di caffè.
Sarebbe accaduto nuovamente, vero?
O forse era stata solamente una notte?
Una volta messa la caffettiera sul fuoco, si diresse nell'antibagno e cercò le parole più adatte per fare la domanda che lo stava mandando in confusione.
"Bakugou, potrò svegliarmi nuovamente come stamattina?" chiese tutt'un fiato.
La porta si aprì, mostrando il ragazzo con solo l'asciugamano in vita, mentre si strofinava i capelli in un altro.
Lo guardò accigliato e poi si avvicinò ghignante a lui.
"Chissà, potrei farci l'abitudine se mi regalerai delle notti come quella di ieri."
Fu quello il momento in cui Eijirou Kirishima morì di imbarazzo.

Sunshine [Bakushima]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora