1. Thomas

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Stava ammirando l'alba. Era una cosa che faceva spesso, essendo un tipo mattiniero.

Eppure tra mille albe non aveva ancora visto una che fosse uguale a un'altra. Un fatto curioso considerando che di albe ce n'erano state parecchie dall'inizio della sua vita.

Thomas aveva sedici anni. Io non ero ancora nata, ovviamente, ma posso provare a presentarvelo. Thomas era una brava persona, era normale e, per dirla tutta, era un tipo monotono. A prima vista lo potevi descrivere come il bravo ragazzo di campagna che conosce un po' tutti ma che rimane indifferente. Gentile ed educato, se ne stava lì, buono, a lavorare nella fattoria famigliare. Le poche volte che andava in città faceva finta di non esistere, sbrigava le sue faccende e tornava a casa. Si sapeva poco o niente su di lui, di solito le vecchiette pettegole avevano altri bersagli.
A dirla tutta la sua vita era quasi diventata ripetitiva da quando aveva finito le medie e si era messo a lavorare.

Era il secondogenito di una famiglia semplice: in una gialla casa circondata da campi vivevano mamma Marisa, papà Piero, la nonna Evelin, lo zio Ugo, lui e le sue sorelle.
Margaret era la più grande e da poco maggiorenne, Bianca era all'ultimo anno di medie e faceva strage di cuori tra gli ammiratori e infine c'erano i due piccoletti, Lina e Umberto (chiamato da tutti Umby), i gemelli che tutti sognano di avere.

La zia di Thomas aveva incontrato da poco "l'uomo dei suoi sogni" ed era scappata con lui in qualche isola del nuovo continente. Dopo aver lasciato a suo figlio Federico un'enorme somma di denaro, l'aveva lasciato a casa Capecci con ordini ben precisi.

Federico non era un cattivo ragazzo, aveva la stessa età di Thomas, era un po' presuntuoso, silenzioso e sembrava essere estraneo a quello che succedeva in casa. Thomas non lo vedeva quasi mai, la mattina faceva colazione e usciva oppure rimaneva chiuso in camera facendosi vivo solo durante i pasti.

In particolare quella mattina nessuno sembrava dare segni di vita. Tra poco sarebbe spuntato il sole, il gallo avrebbe cantato e Marisa avrebbe iniziato ad urlare ordini.

Thomas decise che era arrivato il momento di abbandonare quella meravigliosa vista, che comunque di lì a poco avrebbe visto la sua fine, e di iniziare a mettersi all'opera. Scese in giardino, prese qualche uovo e lo iniziò a cuocere, raccolse la posta e portò in casa le brocche di latte.

Una delle sensazioni più belle era vedere il mondo svegliarsi. Nel giro di pochi minuti gli uccelli iniziarono a cantare e la cucina si affollò: Marisa arrivò in cucina insieme a Margaret e iniziarono a preparare il caffè, Lina e Umberto scesero le scale di corsa ed entrarono in cucina già pronti a puntino per la scuola. Poco dopo arrivò Pietro, prese la sua tazzina di caffè e si andò a sedere sulla poltrona in salotto. Zio Ugo non diede neanche il buongiorno, invece si recò in giardino a fumare la pipa mentre Bianca entrava in cucina imprecando di non aver sentito la sveglia.

"No signorina, ora ti siedi e finisci di mangiare"

"Ma mamma sono in ritardo! E per la cronaca è colpa di Margaret, siamo in stanza assieme, non le costa niente svegliarmi."

"Guarda che io ti ho svegliato, pigrona, sei tu che ti sei riaddormentata"

Thomas si fece sfuggire una risatina che però non sfuggi alla sorella:

"Tu stai zitto!"

"Insomma basta voi tre, Margaret pulisci il tavolo che Lina ha rovesciato il latte, Bianca muoviti o ti toccherà correre fino alla città e tu, Ugo, smettila di fumare davanti alla finestra!"

Quando era ora di colazione Thomas si sedeva in disparte e si divertiva ad ascoltare Marisa che gridava ordini e tutti che le ubbidivano all'istante. Solo dopo qualche minuto le acque si calmavano e tutto tornava alla solita quiete quotidiana.

"Thomas porteresti la colazione alla nonna?"

"Certo, ho lasciato la posta in soggiorno e dopo vado ad appendere in città i volantini delle ripetizioni."

Detto questo prese il cappuccino e una fetta di torta e raggiunse la camera di Evelin.
La camera della nonna assomigliava a una tana, era un po' buia e arredata con pochi mobili antichi, un letto, un'armadio, una poltrona e qualche mensola. C'era anche una scrivania piena di lettere e scartoffie varie, fotografie e una macchina da scrivere.

Thomas salì le scale e percorse tutto il corridoio mentre le voci si facevano sempre più lontane, quello era uno dei luoghi più silenziose della casa. Bussò alla vecchia porta di mogano e subito si sentì la voce allegra e un po' addormentata della vecchia:

"Avanti"

"Buongiorno nonna, le ho portato la colazione, fatto qualche bel sogno?"

"Oh Thomas, figlio mio! Che bello vederti, vieni, accomodati, su non farti pregare raccontami cosa si dice in giro"

Thomas appoggiò il vassoio sulla scrivania e avvicinò la poltrona al letto dell'anziana signora. La nonna non andava quasi più in città, usava Thomas come messaggero per portare lettere alle sue amiche e per rimanere aggiornata sui vari pettegolezzi.

"Non ci sono molte novità... in giro si dice che la figlia del mercante, Isabel, stia tradendo il suo ragazzo con un certo viandante, uno del sud arrivato in città da pochi giorni."

"Io lo sapevo! L'avevo detto a Gemma, l'amica mia, che quella era una poco di buono, ora mi crederà sicuramente. Vai avanti tesoro"

"Ti ricordi cosa si diceva riguardo al fioraio? E' venuto fuori che ha tradito la moglie e, quando lei lo ha scoperto ha negato tutto. Poi il giorno dopo è scomparso, tutti dicevano che era partito per Parigi con la moglie ma Gemma non è d'accordo, mi ha detto di avere visto la moglie barricata in casa per la vergogna, sostiene che lui l'abbia lasciata e sia scappato con l'amante."

"Che storia! Però Gemma esagera sempre... quell'impicciona. A proposito, ti ha mica dato una lettera per me?"

Thomas le pose la busta che conservava in tasca. Lei la aprì, la lesse poi la appoggio sulla scrivania in mezzo a tutte le altre. Prese un foglio, ci scarabocchio qualcosa sopra e lo porse al ragazzo:

"Mi raccomando, ricordati di portargliela. Se vai in città tieni le orecchie aperte; fammi sapere come procedono le ripetizioni."

"Lo farò senz'altro." detto questo appoggio la colazione sopra le ginocchia dell'anziana signora e uscì.

Impossibile non saperloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora