Capitolo 8

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Arrivai in biblioteca in leggero anticipo, aprii la porta e sistemai lo scatolone nuovo di libri.
Passai in sala studio per accendere i computer e avviare la connessione e tornai dalla scrivania.
Guardai l'orologio, avevo ancora tempo per prendere un caffè.
Mi recai dalla macchinetta e aumentai il livello di zucchero, odiavo il caffè amaro, poco dopo il suono che indicava il completamento della bevanda mi riportò alla realtà.
Presi in mano il bicchiere, scottava.

Stavo mescolando il caffè assorta nella lettura dei titoli dei libri che si trovavano nello scaffale davanti a me quando un'ombra dietro di me mi fece sussultare, mi girai di colpo rovesciandogli il bicchiere addosso.
<Aiuto!> urlai spaventata, non avevo ancora aperto la porta al pubblico, non poteva essere un cliente.
<Ma che diavolo!...>
Alzai gli occhi fin troppo consapevole di chi avesse parlato, misi a fuoco l'ombra.
<Hall! Io...io...mi dispiace> osservai la maglietta chiazzata di caffè <non volevo, la porta era chiusa e...pensavo fosse qualche ladro>

Il suo sguardo di ghiaccio si ammorbidì <Ivan>
<C-come?> chiesi incerta
<Mi chiamo Ivan, non stai parlando con il tuo capo, non usare il mio cognome>
<C-certo...Ivan> le mie pupille tornarono sulla maglietta <Oh...io abito qui vicino, posso lavarti la maglietta...posso>
<Non occorre> la sua voce era tornata ad essere un blocco di ghiaccio
<Ti prego...insisto>
<Non dirò a mio padre quanto sei sbadata, puoi stare tranquilla, smettila di fingere questo interesse> si girò per uscire ma si fermò poco dopo <Ah! Ho le chiavi anche io della biblioteca, posso entrare quando voglio>

Lo guardai allontanarsi e non mi accorsi di aver parlato fino a quando non si arrestò nuovamente.
<Non fingo> mormorai fissando la sua schiena
<Come?>
<Non fingo, non...non sono come te, io un cuore ce l'ho>
Si girò lentamente, lo sguardo inquieto.
<Cosa ne sai tu di me?>
<Niente> sussurrai <...però...lascia che ti aiuti>

~*~

Lascia che ti aiuti

La mia corazza si incrinò un poco, posai gli occhi su quella ragazza, non poteva sapere che quelle parole non me le aveva mai dette nessuno, non lo doveva sapere.
Però...non ci sarebbe stato nulla di male se per un attimo avessi ceduto a delle attenzioni...alle sue attenzioni.
Chantal mi stava ancora fissando, quegli occhi grandi che avevano creato solo incertezze nei miei pensieri mi guardavano con una speranza che non capivo.

Le parole uscirono lente.
<Okay...>
Le si sbarrarono gli occhi <Come?>
<Hai capito benissimo, non farmelo ripetere una seconda volta> scoccai duro riposizionando lo scudo davanti a me, quello che mi proteggeva dai sentimenti.
<O-okay, prendo la giacca e arrivo>
La guardai affrettarsi a prendere il cappotto e la borsetta, si girò verso di me e sorrise...e il mondo si fermò.

Dio, era bellissima

<Andiamo?>
Mi riscossi <Si>

Uscimmo in strada, chiuse la porta e affisse un biglietto "torno subito"
<Spero i tuoi non dicano niente se apro un po' dopo> mormorò fissando il foglio
<Non preoccuparti...ci penso io>

Cos'era tutta quella gentilezza nei suoi confronti? Non ti è mai importato di nessuno...nessuno.

<Grazie...> sussurrò prima di iniziare a camminare.
La seguii affiancandomi a lei, poco dopo raggiungemmo l'ingresso di un palazzo.
<Vivo qui> disse prima di aprire la porta e salire la rampa di scale che ci divideva dal suo appartamento.

In un battito d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora