Si staccarono ansimanti, come bruciati dagli abbracci, dai baci, dallo strusciare dei loro corpi.
Supini, erano ora distesi sul letto.
L'incendio si struggeva dentro di loro, e il fumo e le ceneri dei tizzoni ardenti parevano soffocarli.
Ma non si stavano toccando più adesso: solo i sospiri scalciavano nel buio di quella stanza, ribelli alla volontà del silenzio.
Il calore, tra di loro, non si sarebbe mai dissolto.Adrien cercò di riafferrare le parole.
«Va meglio?»
Non udì una risposta immediata.
Si voltò verso l'amante.
Non poteva vederla, ma la immaginava angosciata.
«Va meglio, Ladybug?»Marinette si appoggiò sul fianco, cercando il corpo del compagno. Non voleva guardarlo, ma si sentiva in dovere di non dargli le spalle.
«No...»
«Perché?»
Era una domanda lecita, ma i motivi non erano chiari neanche a lei.
Lei si sentiva come un residuo di cenere esposto alla violenza del vento.«Forse perché non riesco a trovare più un equilibrio tra me e il mondo, e questo mi scoraggia... ma non lo so.»
Non sapeva se fosse il momento giusto per parlare, ma quel clima di intimità, che non aveva mai vissuto con nessun altro, la incoraggiava a mostrarsi sincera.
«Sei stata sobbarcata di responsabilità: non potrebbe essere altrimenti. Sono anni che salviamo la città con le nostre forze.»
Marinette sospirò, afflitta: «Sì, ma io non dovrei sentirmi così: un'eroina non dovrebbe sentirsi così.»
Perché?Il ragazzo cercò con le dita la sua guancia.
L'accarezzò come si accarezzano i bambini, le scostò i capelli dal viso.Ma lei lo allontanò: «Non sono una bambina, Chat Noir.»
«Non l'ho mai messo in dubbio.»
«Allora smetti di toccarmi così.»La sua risata strappò il silenzio, e si fece più vicino: la strinse a sé a tal punto che neanche l'aria osò separarli.
«Come vuoi essere toccata? Come una donna o come un'eroina?»
Come Marinette o come Ladybug?
«L-lasciami.»
Sì, ma io non dovrei sentirmi così.La provocazione cessò all'istante, ma loro rimasero nella medesima posizione: sul fianco, cercandosi a vicenda nell'ignoto.
«Comunque, tu non sei solo un'eroina.»
La giovane ridacchiò appena.
«No?»
Lo percepì scuotere la testa.
«No, sei molto di più.»
Non l'ho mai messo in dubbio.Fu lei ad avvicinarsi al volto del ragazzo quella volta: le sue labbra incontrarono nel buio il collo di lui, e lei non indugiò a sfregarle su quel pezzo di pelle.
Avvertì il cuore dell'amante battere velocemente, e per questo si sentì lusingata.«Anche tu sei molto di più.»
«Sì?»Marinette strofinò il naso nell'incavo del collo del compagno, inspirando il suo profumo.
Sei molto di più.
Le loro erano sempre state parole sospirate, rispettose del buio del silenzio, da anni gelosi della loro bolla di intimità e di benessere.
«Va meglio adesso?»
Non esitò.
«Sì.»
Si sentì sollevato: «Bene, sono felice.»
Marinette si stupì: «Davvero sei felice?»Adrien indugiò un istante, poi l'avvolse con un braccio e la trascinò su di sé, tornando supino.
Sospirò, dirigendo lo sguardo verso l'alto: «Mi piacerebbe trovarmi in situazioni diverse qualche volta, ma poi comprendo che non è possibile.»
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Cenere
Fanfiction[25 Marzo 2020] Si staccarono ansimanti, come bruciati dagli abbracci, dai baci, dallo strusciare dei loro corpi. Supini, erano ora distesi sul letto. L'incendio si struggeva dentro di loro, e il fumo e le ceneri dei tizzoni ardenti parevano soffo...