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Uscendo da casa di Alice, tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare sul suo cammino, Matteo si imbatté proprio in Omar.
I due rimasero a guardarsi da lontano per un paio di secondi, uno fermo sulla soglia della propria abitazione, l'altro su quella dell'amica.
Omar abbassò presto lo sguardo al suo suolo, ma non fece in tempo a nascondere all'altro la strana scintilla che gli aveva illuminato gli occhi un attimo prima.

Improvvisamente furioso a causa di quanto aveva appena visto, Matteo gli corse incontro: l'altro se ne accorse e prese a correre anche lui, cercando di non farsi acciuffare dal suo ex. Si ricorsero per buona parte del paese, senza fiatare, troppo impegnati a regolare la respirazione per non perdere il passo.
Alcuni li videro, li scansarono a fatica, stupendosi di quella scena insensata che si parò loro davanti gli occhi.

La corsa durò abbastanza a lungo da iniziare a essere un vero problema per Omar: non era mai stato un tipo sportivo e le gambe presero a bruciargli, diventando sempre più pesanti. La gola e i polmoni gli dolevano, come se stesse bevendo acqua gelida che andava a trapassargli gola e polmoni, come una miriade di lame conficcate nella pelle.

Continuò a correre, oltrepassò la piazza, sentendo gli occhi dei presenti scivolargli addosso; il fiato di Matteo sul collo: non voleva parlare con lui. Aveva accettato e rispettato la sua decisione, non era stupido: negli ultimi tre mesi era sceso a patti con se stesso, smettendo presto di piangere per lui, iniziando a commiserare se stesso. Con il senno di poi, da tempo aveva notato che l'altro non ricambiava più i suoi ti amo, che preferiva stare in compagnia di tutto il loro gruppo di amici, mascherando l'imbarazzo che gli procuva stargli vicino quando invece si trovavano da soli.
Erano tutti segnali che aveva ignorato, sperando di salvare ciò che, evidentemente, non c'era più.

Ripensarci gli procurava ancora una profonda tristezza: si era lasciato conquistare da Luca con estrema facilità; aveva prontamente risposto di sì alle sue avances per tentare di lasciarsi Matteo alle spalle. Aveva ignorato con cura il suo ex durante quell'arco di tempo, agevolato dal conoscerlo tanto bene da potersi permettere di farlo con una certa facilità. Era anche vero che aveva continuato, di tanto in tanto, a spiarlo da lontano, rimanendo molto deluso da ciò che aveva visto in lui: sembrava sempre tranquillo e distaccato, come se si fosse già dimenticato di lui.

Per quel motivo aveva detto di sì a Luca: se ne vergognava, ma preferiva impegnarsi seriamente nel tentativo di lasciarsi il passato alle spalle, che implorare santi e dèi di fare cambiare idea al suo ex.
Non riusciva a comprendere perché Matteo si stesse impegnando tanto in quell'inseguimento: sembrava non stancarsi di corrergli dietro, spinto da una forza invidiabile, mentre lui arrancava, sentendo le proprie gambe protestare sempre più per lo sforzo.

Prese a fargli male anche un fianco e si trovò a richiamare a sé tutta la propria buona volontà per un ultimo slancio, sentendo Matteo sempre più vicino. Si trovarono presto sul retro del bar, nel piccolo spiazzo dove il suo ex aveva posto fine alla loro relazione, lo stesso luogo che, incredibilmente, Luca aveva scelto per dichiararsi a lui e Matteo gli fu addosso: arrivò a stringergli un polso, strattonandolo verso di sé. Omar perse l'equilibrio e cadde contro l'altro ed entrambi si trovarono a terra.

Il giovane arrossì, ricordando un episodio analogo e oltremodo diverso da quello che stavano vivendo in quel momento: tentò di districarsi dalla presa del suo ex, sentendo la pelle come scottarsi sotto il tocco delle sue mani. Non aveva abbastanza fiato per urlare, implorandolo di lasciarlo andare, tuttavia continuò a lottare, colpendo alla cieca. Soltanto dopo un po' si rese conto che Matteo non lo stava più trattendo.
-Scusa- borbottò il suo ex, allontanando le mani da lui, portandole vicino alla propria testa, tenendole ben aperte nel tentativo di mostrarsi innocuo.

Omar aggrottò la fronte, scostandosi i capelli dal viso prima di colpirlo ancora una volta, alzandosi a sedere sulla sua pancia. Continuò ad ansimare pesantemente, cercando di riprendere fiato il prima possibile e Matteo gli strinse la vita, mettendosi a sedere anche lui, ma senza permettere all'altro di scappare ancora.
-Devo parlarti- e quella volta Omar si accorse che anche lui faticava a respirare, nonostante, tra i due, l'atletico fosse sempre stato proprio Matteo.
-Cosa vuoi?- gli chiese il moro e il suo ex poggiò una mano su una delle sue guance, avvicinando pericolosamente il viso al suo: Omar sentì un brivido scivolargli lungo la schiena, mentre l'altro si muoveva, alzandosi e tirandosi dietro anche lui.

-Parlarti- disse Matteo e il giovane si lasciò sfuggire una risatina sprezzante. Deglutì un paio di volte, sentendo i respiri tornare regolari un po' per volta.
-E mi insegui per mezzo paese, neanche fossi un pazzo omicida?-
-Se ti avessi chiesto di fermarti a parlare con me, l'avresti fatto?- gli chiese di rimando Matteo. Omar scosse piano la testa, distogliendo gli occhi da lui.
-Cosa vuoi?- gli domandò ancora e quella volta la sua voce parve assumere una nota di supplica.
-Entriamo...-
-Nel laboratorio?- lo interruppe Omar. -Stai scherzando?!- urlò quasi, spingendo l'altro lontano da sé.

Matteo fu ancora al suo fianco in due passi e prese a ronzargli intorno, cercando di fermarlo mentre quello camminava, continuando a spingerlo con le mani quando gli si faceva troppo vicino.
-È tardi per certi giochetti- sussurrò Omar e Matteo si fermò di colpo davanti a lui, ostruendogli il passaggio.
-Non voglio farti del male...- mormorò il giovane e l'altro gli rivolse un'occhiataccia. -Ho sbagliato- tentò di dire, attirandolo a sé ancora una volta.
-Mi hai lasciato!- sbottò Omar. -Cos'è? In questo cazzo di paese non ci sono altri gay e hai pensato di ripiegare di nuovo su di me?-
-No- sussurrò Matteo e l'altro sussultò nell'udire il tono che aveva utilizzato per pronunciare quell'unica monosillaba.

Si avvicinò al suo ex di sua spontanea volontà, poggiando le mani sulle sue spalle; prese a fissarlo negli occhi, rimproverandosi mentalmente per la sua debolezza: perché non poteva rispondergli anche lui allo stesso modo e mandarlo a quel paese, cancellandolo per sempre dalla sua vita?
-Mi hai spezzato il cuore- sussurrò sulle sue labbra. Matteo gli cinse i fianchi con forza, nascondendo il naso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo profumo: Omar rimase come pietrificato, senza riuscire a muovere un muscolo. L'altro prese a baciargli la pelle sottile sotto l'orecchio, tracciando un percorso sicuro verso la sua bocca.

Il giovane tremò, carico di aspettativa e paura: riuscì a rivolgere un pensiero davvero fugace nei confronti di Luca, prima di sentire le labbra dell'altro sulle proprie e dimenticare all'istante gli ultimi tre mesi che l'avevano visto lontano da lui.
Si riconobbero subito: come due pezzi dello stesso, unico, inconfondibile puzzle; senza tentennamenti, andando ben oltre la rabbia e i timori, incastrandosi alla perfezione.
Matteo gli accarezzò le labbra con infinita dolcezza, corteggiandole nella speranza che l'altro non lo rifiutasse, sentendo il cuore balzargli in gola come da troppo tempo aveva smesso di capitargli durante i loro ultimi baci.
Vampate di calore, farfalle nello stomaco, inappetenza, sudori freddi, ... gli espedienti letterari che aveva letto all'interno delle storie dei suoi clienti erano pressoché infiniti, ma nessuno di quelli avrebbe mai potuto esplicare tramite le parole ciò che stava provando in quel preciso istante.

Era stato uno stupido a farsi distrarre da uno spauracchio quando stringeva già tra le sue braccia la cosa più preziosa che aveva al mondo, e aveva dovuto perderla prima di rendersene conto, come uno stupido, come il protagonista di un romanzetto da quattro soldi carico di cliché.
Omar si separò da lui titubante, sorridendogli incerto: Matteo gli strinse una mano nella propria, facendogli strada verso il laboratorio del bar.

Ritornare lì dentro dopo tutto quel tempo accelerò i battiti del cuore di Omar, caricandolo di nuove aspettative.
Il suo ex lo condusse in casa sua, ignorando i rumori provenienti dal locale, accelerando il passo per non incontrare nessun altro, anche se era certo che il loro piccolo spettacolo fosse già diventato di dominio pubblico.
Si trovarono presto nella stanza di Matteo, tra libri sparsi un po' dappertutto, biancheria dimenticata a ridosso della spalliera della sedia, posta davanti la scrivania. Il letto era sfatto; la schermata del computer accesa, satura di bolle di sapone che volteggiavano ininterrottamente sopra l'immagine di una loro vecchia fotografia: lo screensaver del computer di Matteo era una foto di loro due.

Omar rimase come stregato nel rendersi conto di quel particolare e quasi non si accorse della porta che si chiudeva alle loro spalle, delle labbra di Matteo che tornavano a baciargli il collo, le dita di una mano che scostavano il colletto della felpa che indossava, per fare spazio ai suoi effimeri baci, mentre l'altra mano scendeva a intrufolarsi sotto il tessuto, accarezzandogli la pelle della pancia, salendo un po' verso l'alto, per poi tornare giù, ripercorrendo i propri tocchi, oltrepassando il bordo dei jeans, scivolando con la mano sul tessuto ruvido, arrivando tra le sue cosce, rendendo la sua carezza sempre più pressante e lasciva.

UNSETTLED ~ Storia di amori e gelosieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora