Volare//[Daisuga]

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-Ti amo, Daichi-san-

Queste furono le parole che Suga, liceale frequentante la scuola Karasuno, disse al compagno dopo aver vinto la loro prima partita. Erano parole dette dal cuore, sincere, che avrebbero fatto sciogliere anche l'animo più duro. Lo stesso Daichi non potè resistere a quella dichiarazione. Fu così che all'inizio del loro secondo anno, i due si misero insieme. E si amavano. Tutti lo vedevano, sia il loro migliore amico, Asahi Azumane, che i primini, appena arrivati nell'amata squadra.

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Il terzo anno fu l'anno più bello tra i tre. Sugawara e Daichi erano diventati rispettivamente il vicecapitano e il capitano della Karasuno, insieme erano riusciti ad arrivare ai nazionali, avevano realizzato il loro sogno da neo-maggiorenni. Il prossimo era il matrimonio, magari una vita insieme... Ma ora dovevano affrontare quest'anno, battere le altre squadre e mostrare che erano ritornati i colossi del Karasuno. Le ali erano ricresciute, ora potevano volare, insieme.
E la notte prima delle nazionali fu molto movimentata tra i due. In bagno, nel cuore della notte, il solo rumore dei loro corpi e dei loro gemiti. Non era la prima volta, ma per Sugawara, fu la più bella. Potevano essere scoperti con niente, ma avrebbe rischiato anche di più, pur di stare col proprio capitano, lo stesso che gli dava amore, speranza... Lo stesso che gli aveva permesso di amare. E lo stesso alzatore viveva ogni giorno con leggerezza, il sorriso rassicurante che amavano tutti, raggiante, solare, quello che "farebbe sorridere pure gli avversari da quanto è luminoso", come gli ripeteva sempre Daichi.

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-Vinci anche per me, capitano-

Glielo ripeteva sempre, qualsiasi partita iniziava con quella frase. Suga non giocava quasi mai, e a volte faceva male.  Voleva alzare per il suo amato, segnare punto e stringerlo forte. Ma non poteva, aveva lasciato che il primino, Kageyama, giocasse. Era più bravo, Suga lo sapeva. Ma una morsa al petto gli faceva mancare il fiato quando Daichi e Asahi gioivano. Lui era l'unico del terzo anno a starsene da parte. Ma non importava, se lo ripeteva sempre. L'importante era vincere, vedere gli altri felici. Lui aveva la sua felicità, e nessuno se ne sarebbe appropriato.

E quell'anno passò volando, i corvi che prima raschiavano la terra e raccoglievano gli avanzi, adesso erano in cielo a dominare l'aria, a muoversi insieme come una famiglia... Già, una famiglia. Per Suga, i suoi compagni erano una grande famiglia di cui si era preso cura. Prima Tanaka e Nishinoya... Poi i primini. Lasciava tutto nelle loro mani, adesso, per affacciarsi alla nuova vita, ma sarà stata bella come quella del liceo? Suga era positivo, e infatti, i primi mesi all'università furono un vero paradiso

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Non si vedeva molto con Daichi, ormai. Non avevano scelto la stessa scuola, e di conseguenza non riuscivano a vedersi più di tanto. Ma a Suga mancava l'ormai ex-capitano. Voleva vederlo, abbracciarlo, portarlo a casa e magari vedere un film insieme, stretti l'uno a l'altro e scambiandosi dei dolci baci, quelli che al ragazzo dai capelli argentati mancavano da morire.
Un messaggio, un semplice messaggio riuscì a tirarlo su di morale

Daichi:
'Domani ti va di vederci? Non ci sentiamo da tanto e vorrei parlarti'

Era preoccupante, ma il ragazzo rimase tranquillo. Non per forza era una cosa brutta, anzi, aveva pensato magari di chiedergli di andare a vivere assieme. E così, fantasticando e con la musica a palla, suga si mise a preparare tutto per domani, decidendo di indossare jeans neri e un maglioncino beije, a parere suo molto bello e soprattutto comodo. La stessa notte non riuscì a chiudere occhio, passava le mani sul letto, accanto a lui. Lo voleva, non vedeva l'ora, sentire le sue labbra dopo tanto tempo, assaporarle e sentire il suo calore. Tutto questo lo fece dormire per un paio d'ore, ma non furono sufficienti a togliere il fascino ammaliante che tanto incantava le ragazze. Non era un modello, ma il suo viso innocente, la pelle liscia e i capelli morbidi bastavano a renderlo un bel ragazzo. Ma non poteva lasciarsi andare alla lussuria. Lui amava Daichi, voleva Daichi e viveva per l'amore che il ragazzo gli dava.

Passarono le ore a scuola, non erano molto pesanti, erano giuste, a parer di Suga, e seguiva le lezioni con un certo piacere. Per fortuna alle 12:30 il ragazzo era già fuori, giusto il tempo di mangiare il suo amato bento e dirigersi fuori da scuola. Sapeva che il suo ragazzo usciva alle 14:00, e, prendendo il treno, sarebbe arrivato all'entrata della sua scuola giusto in tempo. Voleva fargli una sorpresa, vedere il suo magnifico sorriso, baciarglielo. Ma a sorridere non era nessuno dei due. Il cuore che tanto batteva forte per il suo amato, si era spezzato in un millisecondo. Vedere Daichi sorridere, mentre teneva per mano una ragazza... E quella ragazza era Michimya, la loro ex-compagna.

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-DA QUANTO STATE INSIEME?!-

Il maggiore era fuoribondo, triste, affranto, arrabbiato. E tutto questo nello stesso momento. Le lacrime erano copiose, le guance rosse, le labbra tremanti. Il petto si muoveva su e giù velocemente, come in un disperato bisogno d'aria.

-In verità da poco... Ti avevo mandato un messaggio proprio per parlartene. Il mio amore per te non è più come prima, meglio chiudere qui-

Crack. Suga sentì solo questo, dopo le parole di Daichi. Lui lo amava ancora, lo amava come nessun'altra cosa a questo mondo. E adesso tutto era distrutto,  finito. Il cuore perse un battito. Si sentì morire dentro, a quelle poche frasi, tanto fredde quanto reali.

-Va bene, spero che tu sia felice-

Disse, un bellissimo sorriso a contornargli il volto. Suga risultava bello anche quando fingeva. Nessuno notava la sua tristezza, e andava bene così. Era Daichi quello che doveva essere felice. E cosa c'era meglio del suo ex che accettava la sua relazione?

°°°

I mesi erano passati,ormai era quasi un anno e mezzo che Daichi non si faceva più sentire, e Suga era sempre più pallido, più magro, ricolmo di tagli e ferite. Non riusciva più a vivere, non poteva senza Daichi. Non sorrideva mai, stava sempre sulle sue, oltre alle lezioni non usciva quasi mai. Se non quel giorno. L'aria fresca della notte gli accarezzava il viso emaciato, era freddo, ma il ragazzo si era coperto bene. Era tutto perfetto. Prese il telefono, una chiamata. Nessuno rispose, ma non importava, registrò il messaggio.

-Daichi... Lo so, è notte fonda, ma non posso aspettare. Da quanto non ci sentiamo? Un anno? Un anno e mezzo? Non mi hai più cercato, neanche per un saluto... Mi manchi, Daichi. Non voglio essere un peso per nessuno, non voglio essere la responsabilità di qualcuno... Da quando ci siamo lasciati sono stato sempre peggio, devo dirti la verità. Ma ora mi sento libero, tornerò a volare...Addio Daichi, ti ho amato ogni giorno di più, goditi la tua nuova vita-

E si lasciò cadere. Un corpo leggiadro, magro, un'elegante figura nera che cadeva nel vuoto. Il nero, fu poi ciò che avvolse il dolce Sugawara, spezzando la sua vita, ormai diventata invisibile agli occhi di chi ha sempre amato

-finalmente sto volando-

Fu l'ultimo pensiero, prima di addormentarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2020 ⏰

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