La pecora doppia

...E fu così, grazie all'astuzia del nostro sire Ulisse, che riuscimmo a sfuggire al crudele ciclope Polifemo, mostro alto il doppio di un uomo.

Eravamo al sicuro sulla nave, ormai lontani da quell'isola; cessato lo spavento, era tempo di festeggiare. «Compagni, guardate:» dicevo felice «non solo siamo salvi, ma abbiamo perfino rubato una bestia di quegli armenti, per nostro bottino!». Una delle pecore del ciclope: usata come nascondiglio durante la fuga, ero infine riuscito a portarla sopra la nave.

«Ben fatto, miei fedeli compagni» si compiacque Ulisse «questa bestia ci sarà di conforto per il viaggio, con lana e latte!».

Era l'animale, al pari del suo padrone, di enormi dimensioni; come tutto il suo gregge: così eravamo fuggiti dall'antro, nascosti sotto le pance degli ovini giganti.

«Guarda, Ulisse: la bestia è il doppio in lunghezza di una pecora, e anche doppia in larghezza! Darà doppia scorta di lana: di certo non uno, ma due manti otterremo dal suo vello».

«Sbagli, amico mio: non due, ma quattro manti!».

«Zeus mi fulmini, non riesco a capire! Perché quattro, non due?».

«Eurìloco, sei tu forse come Polifemo: bruto, rozzo, ignorante?» mi apostrofò. «No, non sei cieco, né monocolo; di occhi ne hai due! Sei greco come me, come tutti noi! Usa dunque il lògos!».

«Greco sono, come lo sei tu, Ulisse; ma, per quanto mi sforzi, non riesco a capire! Devo ammettere che la tua arguzia è superiore alla mia; come può un animale che vale per due, dare lana per quattro? L'enigma supera le mie facoltà».

«La creatura è doppia in lunghezza in ogni direzione; perciò la lana, che cresce sul suo corpo in estensione, è proporzionale alla superficie, quindi quadrupla».

«Avete udito, compagni? Gli dei ci sono propizi! Non per due, ma per quattro avremo lana, e quattro volte il latte di una mungitura!»

Ulisse scosse il capo, sconfortato. «Ti sbagli di nuovo, buon Eurìloco: del latte non per quattro, ma per otto!».