Epilogo

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L'ultimo giorno di scuola lui le scrisse il suo numero sulla prima pagina del diario. Era una bambina e lui le sembrava così grande. Lei era bassa e bruttina, lui era alto con delle lentiggini rossicce sulle guance che a lei sembravano le stelle del firmamento. Era l'ultimo giorno di prima media, l'anno in cui ci si sente grandi; lui avrebbe finito la terza media dopo gli esami, quelli che lei riteneva essere una prova di vita se non di fondamentale importanza ed estrema difficoltà. Lei rifletteva sempre, troppo spesso forse, la sua mamma affermava il contrario ma, tante volte si poneva domande più grandi di lei. Nella classe di Giacomo, si chiamava così il ragazzo dai capelli rossi e le stelle sulle guance, le ragazze si truccavano , si vestivano secondo la moda e abbracciavano i "maschi". Lei era ancora piccola. Giacomo portava sempre la focaccia bianca unta e gliene offriva un pezzo, forse per gentilezza o forse perché altrimenti lei glielo avrebbe rubato in un momento di distrazione. Non andava d'accordo con i compagni perché, pur essendo più infantile per Giacomo non lo era affatto per i suoi coetanei. Così l'anno finì, ci furono le vacanze estive e il primo giorno di settembre dell'anno successivo Giacomo cominciava il liceo classico, quello che due anni dopo avrebbe iniziato anche lei per motivi vagamente relativi a lui.
La seconda media fu un anno definibile turbolento e di cambiamenti.
Il 20 ottobre di quell'anno avrebbe fatto la cresima, passaggio importante per la fede cristiana. Per quell'occasione si vestì di tutto punto e fu una giornata memorabile come ci si aspettava che fosse.
In seconda media sbocciavano i primi amori in classe e anche lei non rimase a guardare.
Essendo cresciuta e, per quanto possa esserlo, diventata più intelligente, un giorno le venne un'idea a dir poco geniale. Scrisse una lettera anonima a un compagno in cui gli chiedeva di iniziare una corrispondenza, gliela mise nel diario e gli scrisse di riporre la lettera di risposta nella venticinquesima pagina dell'enciclopedia degli animali sullo scaffale della libreria della classe. Così iniziarono a scriversi e piano piano lui si innamorò di lei ma ad Azzurra, capitava ancora di pensare con dolcezza al ragazzo con le stelle rosse sulle guance. Continuarono a scriversi una volta a settimana raccontandosi tutto, come tra i più fidati migliori amici e i più teneri tra i fidanzati. Erano invidiabili. Durante le vacanze natalizie si scambiarono il recapito del rispettivo indirizzo di casa di montagna e tutti giorni lei controllava la casetta della posta e presumibilmente anche lui. La loro storia però, (come tutte le cose sono destinate a finire) ,ebbe termine quando lui, pressato dai suoi amici, ragazzini stupidi ed egocentrici, le scrisse che le lettere erano da sfigati e lui non voleva essere ritenuto tale. Inizialmente ci rimase male poi se ne dimenticò. L'anno finì e l'estate, preceduta dalla sua annuale festa di compleanno, cominció. Nei mesi estivi, a volte, ripensava a Giacomo, involontariamente, come la pioggia caduta improvvisamente in un giorno di sole. Ma non era sicura di esserne innamorata, solo che provava qualcosa di simile alla nostalgia o alla mancanza di qualcuno. Quel qualcuno era il ragazzo che le aveva scritto il numero di cellulare sulla prima pagina di diario in obliquo, con una calligrafia illeggibile e piuttosto disordinata, con numeri più grandi di altri che dopo la quinta cifra si notavano più scoloriti, come fosse finito l'inchiostro della biro. Giugno e luglio non furono mesi particolarmente interessanti o da ricordare.
Ad agosto sua mamma le permise di aprire un profilo Facebook, "Azzurra, mi raccomando non abusarne" le disse quel giorno. E così anche lei faceva parte di quel mondo affascinante che è internet, ciò voleva dire esistere, "se non sei presente sulla rete non esisti" esordivano così molti giornalisti e politici. E dopo questa conquista stette su Facebook il tempo necessario per stancarsene e decidere di usarlo saltuariamente. Fu proprio su questo social che iniziarono a riapprocciare.
Lui le scrisse, le risposte, poi le scrisse ancora e ancora fino a quando non decisero di vedersi. Uscirono ma a lei, lui, appariva più come un padre che come un ragazzo data la sua altezza e corporatura. Non era interessata a iniziare una relazione con contrariamente a lui. Finì che non si sentirono più per mesi e poi all'alba del suo primo anno al liceo si scambiarono sguardi intensi per i corridoi e poi...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 13, 2014 ⏰

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