Non ero ricco. Non ero povero. Non ero forte. Non ero debole. Non ero coraggioso. Non ero pauroso. La mia casa non era una villa. La mia casa non era una baracca. Ero io, e questa è la mia storia.
Tutto incominciò una notte d'estate, le stelle splendevano nel cielo e scomparivano vicino alla luna piena, brillante e confortante. Una normale notte d'estate: i grilli cantavano, gli uccelli notturni svolazzavano e ognuno cantava il proprio verso. Insieme alle rane formavano un coro impossibile da capire, ma solo da ascoltare. Nei villaggi non si sentiva una mosca, e le poche luci accese erano quelle dei bambini che avevano paura del buio. Solo un ragazzo era ancora sveglio: Io. Sono nato chissà dove e chissà quando. Ho origini incerte, e non sapevano darmi un età ben precisa. Così quando mi trovarono mi diedere 3 anni. Ero solo, non piangevo, non ridevo e guardavo tutti con gli occhi grandi, come per dire:''aiutami''. Il taglialegna che mi trovò disse che ero seduto vicino a un fiume che guardavo il vuoto, ma io sinceramente non ricordo nulla. Era la prima volta, in quel villaggio che trovavano un bambino sperduto, così pensarono bene di affidarmi a qualcuno. La coppia di sposi perfetta era un uomo anziano e sua moglie, entrambi avevano passato la vita insieme a girare il Mondo, ma non avevano mai avuto un bambino nonostante ne avrebbero voluto avere uno. Mi chiamarono Zhan, l'abbreviato di Zhànshì, che significa guerriero. Fin da piccolo mi allenarono e accudirono come un figlio e mi istruirono come un Guerriero. Apprendevo facilmente, la mia mente sembrava costruita per pianificare le mosse dell'avversario e il corpo per combattere. In poco tempo imparai molto. Le poche ore di sonno che servivano a riposare il corpo e la mente erano importanti e non ne saltavo una. Il perché? Lo capirete più avanti.
Mancavano pochi minuti all'alba ed ero completamente riposato. Nei mesi precedenti avevo imparato a combattere con un bastone, mi aveva detto Zhu, mio padre, che era strettamente necessario che io imparassi a percepire un bastone un prolungamento del braccio e che chi lo sapeva usare bene ispirava eleganza e bontà. Vidi il sole sorgere all'orizzonte e colorare di rosa tutta la pianura, erano momenti magici. Piano piano il calore della stella inondò le case e i primi galli iniziarono a cantare. All'orizzonte una nuvola di nebbia. No non era di nebbia era di polvere!
Mi alzai di scatto. Svegliai i miei genitori. Ricordo a malapena quegli ultimi momenti di tranquillità. Urlai a squarciagola:'' stanno arrivando''. Lo dissi ancora, ancora e ancora, fino a farmi male la gola. Non ci credevo. Erano arrivati fin qua: Erano i guerrieri del re. E ovunque passavano radevano al suolo. Ora toccava a noi.