uno: uguale, ma diverso.

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18:42, 17 maggio.

Mi chiamo Madison King e frequento il quinto anno di superiori a Bearfield. Avete presente le gite scolastiche? Quelle in giro per Londra, Parigi, Grecia. Volevo ricordare così la gita del mio quinto e ultimo anno di scuola, al posto di una "scampagnata" su per le montagne, ancor peggio con le quarte ed il resto dell'altro istituto del nostro stesso paese. 

Oggi sarebbe dovuto essere il penultimo giorno, ma anche quello è andato male: durante la notte una forte scossa di terremoto ci ha svegliati, allarmando soprattutto i nostri accompagnatori che, pur non rendendosi conto che la maggior parte di noi è ormai maggiorenne, hanno deciso di rientrare al più presto.

Mancano ancora due ore per arrivare a Bearfield e, approfittando dell'assenza dei professori nel pullman, i ragazzi stanno trasformando il pullman scolastico in una discoteca improvvisata.

"Cristo Bam! Spegni quella cazzo di cassa prima che ti spegni il cervello." urlò Lilith, senza alcun risultato. La guardo, mettendomi a ridere: poteva mai pensare che con una frase del genere avrebbe fatto smettere a quel coglione di dare fastidio? E' nato per farlo.

"Cazzo ridi tu?" mi chiede, guardando verso il mio sedile.

"Cristo Lilith, prima di parlare perché non conti fino a quando muori?" rispondo, alzando gli occhi al cielo.

Se mi avessero detto anni fa che questo sarebbe stato il rapporto che si sarebbe creato tra noi due, non ci avrei per nulla creduto. Prima passavamo ore e ore, insieme. Ora il solo respirare lo stesso ossigeno ci da fastidio.

Guardo la mia compagna che sta dormendo da quando siamo entrate in pullman due ore fa, con tutto il fracasso dei cinque infondo al pullman. Come cazzo fa?

"Battery Low, please charge." Mi giro, è sicuramente la cassa. Quattro parole per sfociare in un silenzio totale.

"T, ma non l'avevi caricata?" chiede BamBam, sbattendo la cassa tra le mani.

"Si, è stata attaccata alla corrente tutta la notte. Io te lo avevo detto di non comprare niente su quel sito. Ora attaccati a sto cazzo." 

Davvero fanno? Manca poco che si sbranano tra di loro per una cassa scarica. I maschi e il loro testosterone. 

In ogni caso, questo è un buon momento per fare quello che sta facendo Chungha alla mia sinistra, dormire.

21:07.

"Svegliati, siamo arrivati." dice Chungha, mentre con la mano mi smuove la spalla. Le faccio un gesto con la mano, per farle capire che ero sveglia, e mi stiracchio.

Scendiamo tutti dal pullman e, non appena prendiamo le valigie, il pullman parte. Guardandomi intorno noto che nessuno si è reso conto del nostro arrivo, evidentemente non sono stati avvisati. Cammino lungo il marciapiede, facendomi spazio tra gli altri ragazzi per trovare i professori, fino ad arrivare dove ormai nessun più c'era. Okay, strano.

Guardo la massa di ragazzi, confusi quanto me, in preda a chiamare i genitori. Cazzo, mia madre.

La chiamo, squilla cinque volte, e poi stacca. La richiamo, più volte: cinque squilli e segreteria telefonica.

Sento mille voci diverse ripetere le stesse frasi:

"Dove sono finiti i professori?" "Neanche a voi rispondono?", "Ma che cazzo sta succedendo?"

Entro un attimo nel panico, continuo a guardare il telefono per poi alzare lo sguardo ai miei compagni.

Che cazzo sta succedendo?

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