Capitolo 4

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"Ho incontrato tuo padre nel parcheggio, mi è sembrato a pezzi", disse Brendon mentre sistemava la sua giacca di pelle nera su una sedia davanti al mio lettino.

"E' solo molto stressato da... insomma, da tutta questa situazione", abbassai lo sguardo per avergli mentito. Ne avevo abbastanza quel giorno di lacrime, non avrei voluto irrompere anche nella felicità del mio ragazzo.

"Posso immaginare", sospirò e mi guardò negli occhi "tu?", mi chiese.

"Io cosa?", domandai a mia volta.

"Tu come stai?"

Feci un sospiro profondo. Come stavo? Era una domanda a cui non ho mai saputo rispondere. Non stavo mai solo in un modo: ero sempre un mix di emozioni alla rinfusa.

"Me la cavo dai."

"Amanda puoi dirmi tutto, lo sai", mi sollevò il mento.

Amanda, i cadaveri vengono sempre a galla. brendon mi aveva dato un'opportunità per dirgli la verità.

"Davvero, è tutto okay. Siamo solo un pò tutti stressati Bre."

Ed eccomi lì. Ero divenatata una bugiarda. La malattia mi aveva indotto a dire la mia prima bugiaa, alla persona che amavo. La persona ala quale ho confidato i mie più bui segreti, le mie paure più angoscianti e i miei sentimenti più belli. La persona alla quale avveo donato ogni pezzo del mio cuore era lì, davanti a me, pronta a condividere i miei dolori.

"Ti ho mentito", sbottai.

Lui fece uno sguardo confuso, come lo fanno i cani quando inclinano la testa da una parte. I suoi occhi scuri, quasi neri, mi arrivarono dritti al cuore e mi sentì lo stomaco in subbuglio.

"Amanda, ma tu ricordi la promessa?"

Quando avevo quattordici anni, lui ne aveva quindici. I miei genitori in quel periodo divorziarono ed io fui persa per qualche tempo.

Brendon ed io ci conoscevamo da quando avevamo tre anni. Io tre e lui quattro. Ci passiamo giusto un anno di differenza. entrambi festeggiamo il compleanno il 22 luglio. I nostri genitori si sono conosciuti quando erano giovani in una festa di un collage che frequentavano, sono diventati migliori amici e sono durati fino ad oggi. Io e Brendon stavamo sempre assieme, un po' per il fatto che eravamo vicini di casa e un po' perchè amavamo passare il tempo assieme. Giocavamo con qualisasi cosa ci capitasse sotto mano. A volte capitava anche che giocassimo con la mia casa delle bambole.

Per fare la sentimentale, posso dire che io e lui siamo sempre stati l'uno dell'altra. Siamo sempre stati destinati. Peccato però che il destino, ha scelto un altro finale per me.

Insomma circa ai miei quindici anni, ricordo che eravamo a casa sua. Eravamo nel suo giardino e ricordo che stavamo giocando con le pistole ad acqua. Scivolai su una chiazza d'acqua che si era formata nel prato, caddi e mi sbucciai un ginocchio. Lui lasciò cadere la sua pistola d'acqua e corse subito da me, mi si accovacciò davanti e si affrettò a togliere i fili d'erba appicciati alla sbucciatura.

Sua sorella più grande, Lucy, mi disinfettò subito e potemmo tornare a giocare. Lui avanzò verso di me dopo la battaglia d'acqua e mi disse di sedersi accanto a lui.

"Sai, mi sono spaventato quando ti sei fatta male."

"Come mai?"

"Perchè temevo di non poterti vedere più, i tuoi genitori sono molto protettivi."

"Colpa della mia stupida malattia."

"Sì lo so, ma avevo paura lo stesso. Credo di amarti."

"Mi ami?", non ho mai avuto peli sulla lingua. Sono sempre stata molto diretta, odiavo avere domande senza risposte.

"Beh ti voglio più di semplice bene. Io con te sono me stesso, mi si riempie il cuore di gioia quando stiamo assieme."

"Mi sento uguale", risposi.

Lui si mise a ridere.

"Perchè ridi?", domandai confusa.

"La tua risposta", disse e rise di nuovo.

"Beh allora forse ti amo anche io. Mamma e papà se lo dicevano spesso, loro però sono vecchi."

"Beh anche noi da vecchi potremmo dircelo, se ti va."

"Ci sto", dissi e sorrisi, felice di avere un compito a lungo termine. Molto lungo. Non sapevo che non ci sarei mai arrivata.

"Bene, allora prometto di amare solo te", mi disse con una mano sul cuore.

"Anche io lo prometto."

Eravamo dei ragazzini con la testa sulle nuvole. Tutto era possibile per noi. Quella promessa fatta quasi per gioco, divenne la storia d'amore più bella che avessi mai potuto desiderare.

"Brendon, eravamo dei ragazzini", dissi sfuggendo al suo sguardo.

"Certo, lo eravamo. Ma ora non più Amanda! Ora abbiamo avuto tante risposte dalla vita e quella promessa fatta per gioco, per me è diventato tutto quello che desidero. Io ti amo davvero Amanda, per me non è più un gioco. Sei diventata sempre più importante, giorno dopo giorno. Non potevo desiderare nulla di meglio, se non te."

"Neanche per me è un gioco Bredon, ti amo davvero anhce io. Proprio perchè ti amo però, odio farti soffrire. Odio tutto questo, odio il pensiero che un giorno io non sarò qui con te. Odio che non potrò vederti con i capelli bianchi, che non potrò mangiare zuppe tutte le sere, che non potrò lamentarmi con te perchè non avrai voglia di usicre casa. Odio non poterti promettere il resto della mia vita Brendon. Odio non poterti donare il mio amore per tutta la vita!", scoppiai in lacrime. Le lacrime che ho sempre accumulato, che non ho mai voluto piangere. Le lacrime le ritenevo un segno di arresa. Zero a uno per la malattia.

"Amanda, stai scherzando? Pensi che sarei arrivato fin qui se non ti avvesi amato davvero? Non so se ricordi che io sono a conoscenza della tua malattia, di tutte le tue debolezze, di ogni parte di te Amanda. Ti conosco come il palmo della mia mano, abbiamo condiviso ogni cosa. Non c'è neppure bisogno che ti elenchi cosa ci unisce, perchè ne sei perfettamente a conoscenza. Sono un libro aperto per te, sai che non ti ho mai mentito e sai che non mentivo neppure quanto  ti ho promesso di amarti."

"Vogliono inizare a sottopormi alla chemioterpia Brendon."

"Oh", si velò una mschera di sconforto sul suo viso. Mi prese le mani e me le baciò "Affronteremo anche questo, non ti lascerò da sola", nessuna lacrima, solo tutto l'amore che avrei mai potuto desiderare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 13, 2020 ⏰

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