3. Mutanda Party

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Faccio giusto in tempo a rubare un cucchiaio di cioccolato fuso prima che mia mamma lo coli nella torta, facendomi brontolare la pancia.

«Sei cattiva, Margaret» dico, stuzzicandola.

Odia quando la chiamo per nome, ma a me piace così tanto.

Mi diverte vederla lanciarmi occhiate di fuoco, pur sempre con una punta di amore.

«Non vedevo l'ora di poter fare del sano gossip con te, figlia mia» si volta verso di me, dopo aver messo la torta in forno.

Lancia il guantone da cucina sul ripiano, raccogliendosi i capelli in una coda bassa.

Non è stata proprio un'idea intelligente usare il forno quando fuori ci sono quaranta gradi all'ombra.

«Sei stata pressante, mamma» ammetto, mettendomi comoda sullo sgabello.

«Dici? Ero solo curiosa» scrolla le spalle, sedendosi di fronte a me.

«Non l'hai lasciata respirare, poverina. Menomale che è una brava ragazza, altrimenti sarebbe scappata a gambe levate» sussurro, ripensando alla bella serata che abbiamo passato ieri.

Il tempo è volato e devo ammettere che non è stato per niente imbarazzante.

Ci siamo conosciuti meglio un po' tutti.
Ho scoperto che Maia andava al mio stesso liceo, ma l'anno quando io mi sono iscritta lei si era già diplomata.

Scott invece è rimasto un po' sulle sue, senza dire un granché di sé, ma da quel che ho potuto vedere mi sembra una persona enigmatica.

È riservato, cauto con le parole, come se dasse uno specifico peso a ciascuna cosa che fa o dice.
Ma soprattutto, è un attento osservatore.
Studia le persone con gli occhi, senza proferire nemmeno una parola.

Nel complesso, mi sono sembrati una famiglia molto simile alla mia, vivace e spontanea.

«Mi è piaciuta molto» dichiara mamma, sorridendo con enfasi.

«Lo so» annuisco, «Anche a me».

D'un tratto il suo sguardo si fa malizioso, «Cosa mi dici di Scott?» domanda, facendomi sorridere leggermente.

Solo perché ieri ci siamo scambiati due frasi, oltretutto d'obbligo, pensa che adesso siamo interessati l'una all'altro, ma non è affatto così.

Quel ragazzo mi mette soggezione.
Il modo in cui mi guarda, come a voler studiare ogni mia mossa, per un ipotetico attacco a sorpresa.
Sembra volermi strappare l'anima con un'occhiata.

Mi fa venire i brividi.

«Non penso niente» dico, lasciandola insoddisfatta, «Non ricominciare a cercare di accoppiarmi con qualsiasi ragazzo» la ammonisco, alzandomi dallo sgabello per prendere una bottiglietta d'acqua dal frigorifero.

«Mi sembra solo impossibile che una ragazza bella come te sia single» dichiara guardandomi.

«La bellezza non è tutto, mamma» bevo un sorso, «Voglio al mio fianco una persona che mi capisca e mi supporti» sussurro, diventando incredibilmente seria.

La mia ultima relazione è stata un disastro.
Non ero innamorata di lui, ma è riuscito comunque a farmi sentire la sbagliata di turno, quella che non cercava mai di sistemare la situazione, quando in realtà non era così.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora