Serrande di metallo abbassate fino ad altezza d'uomo, luci spente, e, alla porta d'ingresso, di vetro e legno scuro, era posto un cartello, incollato al vetro malamente con del nastro adesivo trasparente; sul foglio, a lettere cubitali, c'era scritto: "Chiuso per allestimento".
Nathan si tolse gli occhiali da sole, e, portandoli alle labbra, aguzzò la vista, piegandosi in avanti per vedere cosa si stesse muovendo nel locale.
Era mezzogiorno, e ancora si faceva sentire il caldo tipico del sud: un calore che soffoca i pensieri, anche nel mese di ottobre.
L'uomo gettò aria dalla bocca, facendo cadere al suolo i suoi preziosissimi occhiali scuri. Si piegò sui talloni per prenderli e vide del movimento all'interno del locale. Con un cenno della mano, indicò al suo collega di rimanere nell'auto blu, mentre lui apriva la porta del pub Lithium senza nessuna resistenza.Lievemente sorpreso, fece qualche passo verso l'interno, ascoltando lo scampanellio che indicava l'arrivo dei clienti ai gestori del locale, che, apparentemente non erano presenti.
«Siamo chiusi!»
Una voce da dietro il bancone del bar gli suggerì la presenza di un ragazzino che, probabilmente, stava sistemando le bottiglie di alcolici.
Si fermò all'entrata per osservare bene l'ambiente del locale più rinomato della Città.
Pose gli occhiali nello scollo a 'V' della maglia bianca e spostò i capelli all'indietro per poi accarezzarsi il mento lievemente barbuto.
Il rumore dei suoi passi era attutito da un tappeto spesso, di colore bordeaux; ai lati dell'ingresso vi erano vasi dalle linee moderne che contenevano piante da interno di media altezza; alzando lo sguardo, l'occhio era catturato dall'ampio spazio dedicato alla pista da ballo sulla sinistra, di forma circolare e circondata da tavolini e divanetti neri, mentre la postazione del Dj era - stranamente - poco lontana dal bancone del bar.
Si diresse alla sua destra, dove gli sgabelli di metallo con seduta girevole in pelle, suggerivano al ministro detective le intenzioni dei gestori del Pub: far rimanere il più breve tempo possibile i clienti in quella postazione perché l'area più importante era sicuramente la pista da ballo; la musica - soprattutto ad alto volume- avrebbe inibito la coscienza di chi vi si avvicinava, che, presumibilmente, doveva già essere carico di alcol e droghe.
Tutte queste considerazioni e intuizioni logiche lo accompagnarono mentre arrivava in prossimità del bar. Si sedette a braccia conserte. Si sporse oltre il bordo interno con fronte aggrottata nell'osservare il ragazzo che, fino a quel momento, non si era accorto della sua ingombrante presenza.
Con entrambi i gomiti sull'acciaio, attese che il giovane, dai capelli biondo platino e dal taglio asimmetrico, lo degnasse della sua attenzione, fin quando, dopo l'ennesimo rumore di bottiglie che vengono spostate e sistemate, bussò sulla superficie del bancone così insistentemente che il ragazzo sobbalzò, rischiando di battere la testa.
Il giovane si drizzò e, spostando un ciuffo di capelli all'indietro, increspò la fronte: «Non sa leggere? Il locale è chiuso» si preoccupò di scandire.
Nathan batté le palpebre un paio di volte e, inarcando le sopracciglia, si girò indietro per poi riportare lo sguardo sornione sull'altro. Portò la mano sinistra dietro la schiena e avvicinò agli occhi del ragazzo il distintivo della Polizia di Filadelfia.
«Immagino di non darti l'aria di chi sa leggere un cartello, vero...» schioccò due dita. «Come hai detto che ti chiami?»
«Non l'ho detto, infatti.»
Quel ragazzotto poteva avere una quindicina di anni e sicuramente lavorava lì solo per guadagnare qualcosa in più da portare alla sua famiglia indigente. Dopo tutto, lavoravano così i Lucifer, utilizzando i più bassi metodi di aggancio.
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The Name of Jesus Christ
ParanormalLa cittadina di Filadelfia sembra un borgo tranquillo, in cui la gente comune passa la giornata senza occuparsi degli strani avvenimenti che accadono da diverso tempo. Tuttavia, Simon si ritrova - suo malgrado - a combattere per la salvezza delle an...