Capitolo 2

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Il villaggio si svegliò. Gli uccelli non cantavano e i rumori della natura si erano paralizzati. Sembrava un momento morto, di suspance, come quegli attimi di assoluta pace prima che succeda una catastrofe. Il contrasto tra ambiente e persone era evidente: il paesaggio era con il fiato sospeso,  ma tutti gli abitanti erano in fibrillazione, i ragazzi e gli uomini corsero a prendere forche, zappe e attrezzi di ogni tipo, d'altronde non eravamo un popolo guerriero, ma che viveva di agricoltura e i più fortunati di commercio. I giovani non venivano istruiti a combattere bensì a lavorare e aiutare i compaesani. Solo io sapevo tenere in mano una spada, ma sopratutto a possederla. In mezzo a questo scenario frenetico, una ragazza mi colpì particolarmente. Non conoscevo tanto i miei coetanei, tanto meno le ragazze. Non era bellissima, ma quello che faceva, mi fece innamorare di lei. Nonostante tutta la popolazione era in subbuglio, lei regalava sorrisi ai ragazzi e agli uomini per incoraggiarli e nel frattempo dava loro un pezzo di pane. Lo faceva per incoraggiarli, ma ottenne molto di più. Combattere non era possibile. Eravamo nettamente inferiori all'esercito nemico. Contrattare non ne parliamo, eravamo bravi a lavorare non a parlare. La soluzione migliore era difenderci, difendere il nostro villaggio fino allo stremo, fino alla morte. Così chiudemmo tutte le porte e le mura del paesino, radunammo tutti i giovani combattenti ed eleggemmo una guida, un capo che ora chiameremmo generale. I soldati del re si fermarono a 500 metri dal villaggio e mandarono un ambasciatore. Quest'ultimo urlò:    '' Se vi arrendete sarete semplicemente nostri schiavi, se vi opponete sarete morti. Scegliete la vita o la morte? '' Tutti quelli del villaggio che potevano e volevano combattere uscirono, ovviamente compreso anch'io.
Il capo eletto, era un uomo sulla quarantina, vissuto nei campi e innamorato della sua terra, era nato in quelle casupole e lì voleva morire.
Rispose:'' Sono consapevole che la nostra resistenza è nettamente inferiore ai vostri soldati, ma per che cosa lottate voi? Per il potere? Per i soldi? O per il gusto di vincere? Noi siamo motivati e perseguiamo il nostro obbiettivo, anche a costo di morire, non vogliamo la gloria, non vogliamo i soldi, vogliamo combattere per i nostri familiari, per i nostri figli e per le nostre mogli. Penso di parlare per la maggior parte del mio villaggio, ma se qualcuno dei miei non è d'accordo può tranquillamente andare dai nemici e farsi schiavo''. Ovviamente nessuno si mosse. In quel momento Zhu, mi chiamò a bassa voce e mi disse di seguirlo. Uscimmo dal gruppo e mi portò dentro il villaggio, nella nostra casa. Non era grande, il soffitto era pendente e tutto sapeva un po' di aromi, era completamente in legno e piena di oggetti provenienti da altri paesi. Zhu si inginocchiò e tolse una trave di legno dal pavimento, mise le mani dentro alla fessura lasciata dal pezzo di legno e tirò fuori una piccola scatola, grande circa un pugno e la aprì. In mezzo al velluto blu, spiccava un bastoncino, sembrava un ramoscello, ma non lo toccò. Mi disse:'' È giunta l'ora di darti questo. Volevo aspettare che giungessi alla maggiore età, ma dato le circostanze pare che te lo debba dare adesso''.
La mia curiosità prima era a 70, ora era esplosa a 100 su 100. Mi chiese di prenderlo in mano e così feci. Il bastoncino iniziò a muoversi. Si contorse. Si arrotolò intorno al mio dito medio, e divenne un anello. Guardai Zhu negli occhi impaurito, aspettando che anche lui fosse perlomeno sorpreso, ma stava piangendo. Lo abbracciai chiedendo spiegazioni, ma da fuori scoppiò un urlo di donna. Subito dopo un rumore di metallo contro metallo e le urla degli uomini. Il combattimento era iniziato, ed io non me lo sarei perso per niente al Mondo.

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