L'incontro.

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Un caldo pomeriggio di luglio, il sole scalda gli animi delle persone con il suo leggero tocco. I capelli della bionda ragazza alta circa un metro e sessantotto si muovono mentre a passo deciso, cammina sotto gli alberi di ciliegio che la proteggono dal caldo tocco estivo. In mano ha i suoi numerosi album di fotografia, nell'altra invece, goffamente, cerca di inserire gli auricolari nell'entrata del telefono.

Con lo sguardo fisso, gli occhi al terreno, e quel sole sempre incredibilmente fastidioso, la ventenne inciampa all'improvviso su una figura poco più alta di lei, cadendole letteralmente addosso e perdendo tutti gli album che lentamente fanno scivolare via le numerose fotografie scattate nelle varie stagioni.

La figura che si staglia di fronte a Jasmine, è quella di un'uomo appena più alto di lei, che lentamente cerca di rialzarsi. Porge in seguito una mano alla bionda, che ferma per una frazione di 5-6 secondi rimane a fissarlo. Per lei è affascinante: indossa giacca e cravatta,abiti più eleganti della norma. Il suo volto è luminoso, ha degli occhi scuri, capelli decisamente corti ed un doppio mento fantastico.

Jasmine accetta, prende la mano, fissandolo ancora languidamente le lancia un'occhiata interrogativa.
Prende la mano, e poi si alza.
«M-mi scusi» pronuncia con voce timida la ventenne, che lentamente si rialza e guarda il casino sul pavimento rabbrividendo.
«Vuoi una mano?» chiede lui, lanciandole un'altra occhiata. L'uomo si china per raccogliere le fotografie per poi porgerle alla ragazza di cui non conosce ancora il nome.

«Qual è il tuo nome?» domanda ancora, questa volta soddisfatto mentre fissa le foto.
«J-jasmine» pronuncia ancora la ragazza, questa volta ancora più timida, mentre balbetta rossa in viso.
«Bel nome, io mi chiamo Giuseppe. Giuseppe Conte. Lavoro nel governo, e mi piacciono le tue foto. Ne vuoi altre?» chiede lui, facendo un'occhiolino spastico.
La ragazza non sa cosa dire, è ammagliata dalle sue dolci parole. Le sue mani, possenti e grandi, tengono le sue foto, e lei sta già per morire sul colpo.

«Io direi di scambiarci i numeri, puoi venire a palazzo Chigi se ti va.» ed è lì che Jasmine accetta, fa un cenno. Si scambiano i numeri, e si salutano senza guardandosi negli occhi, i loro sguardi trasmettono amore. Il doppio mento di conte affascina Jasmine, mentre ancora lo fissa.

Jasmine si sveglia, fissa il soffitto, non sa che fare. Lo squillo del telefono interrompe la sua pace.
Numero sconosciuto. Chi sarà? Con calma, allumga un braccio verso il comodino per afferrare il telefono e risponde con nonchalance.
«Ehy baby.» dice una voce possente e rigida, che allo stesso tempo le trasmette un brivido.
«P-pronto?» dice lei, non sapendo le parole giuste da formare in quel magico momento.
«Baby, sono Giuseppe. Giuseppe Conte, avevo detto ti avrei chiamata, vero? Beh, eccomi.» pronuncia la voce al telefono.
Jasmine trema al ricordo di Conte, uomo di classe dall'occhiolino spastico e dal doppiomento fantastico che le pronuncia dolci parole per farla rialzare dal pavimento.
Si riveglia quando sente Giuseppe che la esorta a rispondere e lei, sempre con estrema devozione biascica delle frasi incomprensibili
«Q-quando ci incontriamo, d-daddy?»
«Uhuh, daddy mi piace.» dice Conte lusingato dall'aggettivo senza dubbio fantastico come il suo doppiomento utilizzato dalla ragazza.
«Comunque, quando vuoi tu, piccola.» dice l'uomo con fascino, mentre fa morire la ragazza dall'altro lato.

«DAJE QUELLE PUTTANE E TROIE DELLE MIE AMICHE NON HANNO PROPRIO CAPITO CHE SONO UNA QUEEN, DOVRANNO BACIARMI IL CULO QUANDO SCOPERÒ CON LUI, POI VOGLIO PROPRIO SENTIRLE INNEGGIARMI COME LA REGINA ELISABETTA.» dice Jasmine sottovoce.
«Cosa?» dice Giuseppe.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 01, 2020 ⏰

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