Venne risvegliata dal suo stato di dormiveglia quando, nel suo ennesimo anche se vano tentativo di trovare una posizione comoda per riuscire quantomeno ad appisolarsi sul sedile posteriore della sua stessa auto, Kim Jieun non avvertì il leggero rumore di un paio di nocche picchiettare non troppo insistentemente su uno dei finestrini.Dopo svariati tentativi - del tutto inutili - di scacciare dalla sua testa quel rumore molesto, la giovane si ritrovò a sbadigliare sonoramente, non curandosi minimamente di poter essere vista o sentita da qualcuno e dimenticandosi persino di portare la mano davanti alla bocca per nascondere il proprio stato di sonnolenza. Tornò quindi a sedere sul lato della macchina e si avvicinò poi al finestrino da cui le parve di aver sentito provenire quel fastidioso picchiettio solo per accorgersi che la persona che la stava importunando nel forse peggior momento dell'intera giornata era lo stesso ragazzo che, solo qualche ora prima, l'aveva riempita di frasi poco educate.
Abbassò quindi giusto il vetro di qualche centimetro, lasciando cosi che la fresca brezza di quella sera la risvegliasse dal suo prolungato torpore, permettendole quindi di prestare maggiore attenzione alle parole che avvertì giungere alle proprie orecchie solo qualche istante dopo.
— Non starai utilizzando i tuoi diritti da detective da quattro soldi come scusa per rimanere appostata qui e spiare i miei movimenti vero? —
— Cosa? No io-, — si portò una mano davanti alla bocca prima che dalle sue labbra potessero uscire delle parole davvero poco convenienti, dettate più che altro dalla stanchezza o dalla non prontezza di riflessi. E Jieun aveva imparato a sue spese che nessuno poteva permettersi il lusso di apparire debole o distratto, non davanti a Jeon Jungkook.
— Se volessi davvero spiarti non mi accosterei certo all'ingresso del tuo negozio, probabilmente prediligerei come luogo il tuo domicilio, non trovi? — si corresse quindi, cercando contemporaneamente di trovare il modo più veloce e meno impacciato per infilarsi alla bell'è meglio il suo cappotto e poi decidere di trascinarsi stancamente fuori dalla propria vettura.
Cercò quindi di dare nuova forma ai propri abiti che, nel corso dii quella notte insonne, si erano irrimediabilmente stropicciati, per poi tornare a seguire i movimenti di Jungkook con sguardo furtivo. Le fu impossibile non accigliarsi di fronte a quel suo modo strafottente di appoggiarsi al cofano della sua macchina, nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato all'interno del suo ufficio poco prima dell'orario di cena.
— Io qui ci vivo, — le parve di averlo sentito confessare, anche se le sue parole le risultarono confuse in quanto, a suo malgrado, Jieun non potè fare a meno di notare che tra le sue labbra ora anche Jungkook teneva ben salda una sigaretta nuova di zecca che poi accese senza alcuna fretta, lasciando che del fumo grigio riempisse prima i suoi polmoni e poi si diffondesse nell'aria, tornando ad annebbiare la mente di Jieun con quell'inconfondibile odore di tabacco costoso che solo un uomo come Jungkook poteva permettersi di fumare.
— Vivi nel tuo negozio? — chiese, per la prima volta genuinamente curiosa, avvicinadoglisi ma evitando accuratamente di prendere posto accanto a lui sullo scomodo cofano di quella macchina ormai sgangherata, preferendo continuare a mantenere una certa distanza da lui e da quel suo stupido vizio.
— Meglio che in un'auto non trovi? — la risposta del ragazzo si fece attendere giusto il tempo di un tiro o due, ma Jieun non ebbe mai l'occasione di rispondere a tono a quella sua sciocca provocazione perchè subito questa venne seguita da un'altra richiesta di spiegazioni, ai suoi occhi ancora più fuori luogo della precedente, — Perchè non hai chiamato il tuo fratellone? —
— È in servizio stanotte, — si limitò a rispondere lei, portando esasperata le braccia contro il petto. Si sentì una stupida per aver anche solo accettato di intavolare per la seconda volta in un giorno una conversazione con una persona tanto arrabbiata con lei e col mondo intero. Tornò così ad osservare i suoi lucidi stivaletti neri col tacco, il solo accessorio che sembrava non aver risentito in alcun modo della pioggia di quella sera.
STAI LEGGENDO
BLACK INK [BTS]
أدب الهواة«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me» © bridgetvonblanche