CHRISTOPHER

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Apro gli occhi lentamente. Devo aver dormito parecchio visto che fuori comincia a imbrunire. Controllo l'orologio sul mio cellulare e mi accorgo che sono quasi le venti. Mi alzo piano dal letto e nonostante i dolori decido di cambiarmi. Non voglio che papà mi trovi ancora in divisa, sospetterebbe sicuramente che qualcosa non va. Mi prendo il mio tempo per spogliarmi e prima di infilarmi il pigiama a pantaloni e maniche lunghe, do uno sguardo ai miei lividi. Sono tutti lì, ancora più visibili di questa mattina, come a ricordarmi quel che era successo la scorsa notte. Non ci voglio pensare per ora. Scivolo nel pigiama e mi metto la vestaglia, tirando con cura su il colletto.

Scendo al piano di sotto immerso ancora in un profondo silenzio. Papà non è ancora rientrato. Decido di ingannare l'attesa preparandogli qualcosa da mangiare.

Poco dopo sento la sua macchina parcheggiare sul vialetto di casa. Gli vado incontro e gli apro la porta principale.

"Ciao tesoro, mi sei mancata."

"Ciao papà. Mi sei mancato anche tu. Puoi andare in cucina, ti ho preparato la cena."

Mi abbraccia forte sollevandomi da terra. Non ha mai smesso di farlo da quando ero bambina.

Lo precedo in cucina e gli preparo la tavola.

"La mia principessa non mi fa compagnia?"

"Ho già mangiato papà." Mento. Non mi va di mangiare niente. Mi sento solo depressa per le mille domande destinate a rimanere forse senza risposta.

Mi siedo di fronte a lui ed in un primo momento lo guardo in silenzio. Poi prendo coraggio e gli chiedo: "Possiamo parlare papà?"

Mi guarda stupito. "E me lo chiedi? Certo che possiamo parlare Madlene. Dimmi tesoro."

Decido subito di non girarci intorno. In fondo è stato lui ad insegnarmi che l'attacco è spesso la miglior difesa anche nella vita, non solo in un'aula di tribunale. "Chi è Christopher?"

Gli va di traverso il boccone e lo sento tossire e poi sgranare gli occhi. Si alza per recuperare la bottiglia di vino dal frigorifero. "Ne avrò bisogno" mi dice guardandomi negli occhi. Se lo versa nel bicchiere, ne fa un bel sorso e recuperando la calma mi risponde con una domanda: "Come sai di lui, Madlene?"

"Diciamo che ho conosciuto una persona che ha fatto il suo nome. E ha anche aggiunto che non mi doveva alcuna spiegazione al riguardo."

"Immagino tu non voglia dirmi chi è questa persona."

"Al momento no, papà. E ti prego di non insistere."

È nervoso. Lo leggo come un libro aperto. Sospira rassegnato. "Te ne avrei parlato in breve, aspettavo il momento giusto."

"Credo che quel momento sia arrivato papà."

"È complicato!"

"Spiegamelo, credo di essere grande abbastanza da poter capire. Non sono più una bambina papà. Tra qualche mese compirò 19 anni."

"Per me resterai sempre la mia piccolina." sussurra per poi continuare. "Lo sai che io e la mamma abbiamo dovuto lottare contro la sua famiglia... ma nonostante le cose siano andate bene per noi non erano tutte rose e fiori all'inizio ed i suoi genitori ci hanno comunque lasciato l'amaro in bocca mettendoci i bastoni tra le ruote ripetutamente. Quando sei nata tesoro io ero ancora solo un tirocinante alle prime armi. Lavoravo dalla mattina alla sera, ma i soldi non bastavano. Dovevamo coprire l'affitto, le bollette, l'assicurazione sanitaria e comprare tutto ciò che serviva ad una neonata. Io non volevo, le ripetevo che ce l'avremmo fatta, ma mamma decise di inghiottire l'orgoglio e di chiedere aiuto alla sua famiglia, nonostante le avessero chiuso la porta in faccia il giorno del nostro matrimonio. Ti ha presa e siete volate a Los Angeles a casa dei nonni. Sperava che vedendoti si sarebbero ammorbiditi almeno un po'. L'incontro si è tenuto in casa di amici in comune, non hanno voluto farle metter piede nella casa dov'era cresciuta. Il solo pensiero mi fa rivoltare lo stomaco." Beve un sorso di vino e continua: "Si sedettero a discutere, ma non vollero sapere di cederle la somma richiesta. Neanche sapendo che gliela avremmo restituita. Alzarono nuove pretese e fecero ripetute minacce. Le dissero chiaramente che avrebbero intentato una richiesta di affido esclusivo della loro nipotina al tribunale dei minori. Ci minacciarono che non ti avremmo mai più rivista. Nessun giudice si sarebbe messo contro una famiglia così influente e per di più i soldi non erano da sottovalutare. Puntavano tutto su di essi. Loro ti potevano offrire il mondo sul palmo della mano e noi al confronto... il nulla."

Anthony and MadleneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora