IL CONTRATTO

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Sono passati tre giorni da quando ho parlato con mio padre e non sono ancora riuscita a passare allo studio. Sono stata molto impegnata al college. Essendo al primo anno, ci  hanno organizzato qualche riunione extra per elencarci le regole del campus, lo svolgimento delle lezioni ed eventuali recuperi e infine hanno voluto svolgere alcuni semplici test per verificare il nostro livello di preparazione. Per i miei gusti erano davvero banali! Ma oggi finisco presto. Io e Bryana siamo all'ultima lezione e manca poco a mezzogiorno. Tra una lezione e l'altra ho inviato un messaggio a mio padre, per avvisarlo del mio arrivo.

"Sei sicura di voler scendere qui?"

"Si Bry, non ti preoccupare. Sarebbe un suicidio portarmi proprio in cento. Da qui riesci ad evitare il traffico e arrivare a casa senza intoppi. E poi ho bisogno di fare due passi. Me la caverò, tranquilla!" le sorrido per rassicurarla.

"E come tornerai a casa? Guarda che non ho nessun programma per oggi, ti potrei aspettare."

"Sei un'amica Bry! Ma forse andrò a pranzo con papà, se avrà tempo. E poi ci sono i mezzi pubblici. Ma se conosco abbastanza bene papà, mi chiamerà sicuramente un taxi. Non avere pensieri." Le faccio l'occhiolino.

Mi saluta rassegnata ed io mi incammino nelle vie caotiche del centro di Seattle. Bryana è diventata apprensiva con me, dopo aver scoperto cosa era accaduto cinque notti fa. Ma io mi sento decisamente molto meglio e non ho bisogno che mi accompagni per mano ovunque io voglia andare. Non le ho ancora raccontato del contratto con la famiglia di Christopher, ma suppongo che per il momento vada bene così. Devo darle tempo di assimilare una cosa alla volta ed io ho bisogno di approfondire e capire qualcosa in più di tutta questa assurda situazione. Il mio cuore è sempre in tumulto ultimamente e ne conosco perfettamente la ragione. Lui! Le mie speranze di rivederlo si affievoliscono di giorno in giorno, ma sono intenzionata a non arrendermi così facilmente.

Un'improvvisa fitta al ventre mi fa chiudere gli occhi. Mi aggrappo ad un palo poco distante, mentre un sudore freddo mi imperla la fronte. Riapro gli occhi lentamente e mi trovò davanti un passante preoccupato: "Tutto bene, signorina?"

Faccio cenno di si.

"È sicura? Vuole che chiami qualcuno?"

"No, no. Ora mi passa. Sto già meglio, la ringrazio."

Lo vedo allontanarsi. La fitta passa velocemente come è arrivata. Non me ne preoccupo eccessivamente, in fondo con tutti gli stress degli ultimi giorni, non è affatto strano che il mio fisico reagisca in maniera così violenta. È già un miracolo che non mi sia venuto un colpo! Mi incammino di nuovo per raggiungere lo studio di papà, ormai manca poco e io sto di novo benissimo.

Entro nell'imponente edificio a vetri e saluto il portiere. Mi conosce da quando ero una bambina e mi fa un ampio sorriso.

"Buongiorno a lei, signorina Mc Mahon. Come sta?"

"Tutto bene signor Walter. Salgo da mio padre, non serve che lo avvisi, mi sta già aspettando."

Mi fa l'occhiolino mentre mi dirigo agli ascensori. Premo il bottone e comincio a salire al quinto piano. Appena esco dall'ascensore, mi accoglie una sorridente Sue, la segretaria di mio padre.

"Ciao Madlene. Tuo padre è agli sgoccioli con l'ultimo appuntamento, ma se hai fretta lo avviso subito che sei qui."

"Tranquilla Sue, aspetto, non ho fretta."

Anthony and MadleneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora