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"Marta, scusami. C'è il signor Lewis al telefono, ha chiesto esplicitamente di te." una figura piuttosto muscolosa era sbucata dalla porta. La persona in piedi dietro la scrivania sobbalzò essendo impegnata a cercare disperatamente l'ultimo elaborato da analizzare: "Lewis? Lewis in persona dall'America? Intanto mi cerchi l'elaborato di Cristina per favore?" Alessio annuì e si avvicinò alla scrivania per riordinare mentre il suo capo prese velocemente il telefono: "Hello, mr. Lewis. It's Marta..." (Salve, signor Lewis. Sono Marta.)

- 25 minuti dopo -

Marta uscì dall'ufficio per dirigersi dal suo segretario, ma era al telefono immerso in un plico di documenti per chissà quale delle centinaia di pratiche aperte, così lei prese un post – it e scrisse : "1) Chiama Laura e dille di mettermi in regola il prima possibile per andare in America.

Ci sto un mese circa... prenota anche il volo. Per la sistemazione ci penso io;

2) cercati un'aiutante, poi falla valutare a Laura;

3) ho un pranzo di lavoro. Se hai bisogno, scrivimi.

Ps: sei sexy quando sei concentrato.

Marta."

Ridacchiando uscì dallo studio che si sviluppava su due piani nel centro di Milano e attraversato il marciapiede, salì sulla macchina che l'aspettava. Non era un vero pranzo di lavoro, ma più un pranzo con un vecchio amico. Si dovevano incontrare al sushi, ma nonostante fossero passati anni quando si videro sembrava che non fosse cambiato nulla: "Hey Marta!Cavolo!Non ti avrei mai riconosciuta se ti avessi vista per strada" almeno per Marta. Si abbracciarono: "Ma dai, scemo. Che dici!". Sono stati migliori amici e anche qualcosa di più ai tempi delle superiori, sono rimasti in contatto fino al primo anno di università... poi si sono persi: "Allora che racconti?" chiese con un sorrisino stampato sul viso: "mah, non so. Sono passati anni Fede, sono successe tante cose..." lui fece un cenno verso la porta da cui erano appena entrati. Una ragazza carina e solare con i lineamenti asiatici li aveva condotti al tavolo e poi lui aveva iniziato a parlare: "Bella la macchina con cui sei arrivata, che combini per mantenerla?" Marta rimase un attimo di ghiaccio perché non si aspettava che dopo 5 anni che non si sentivano, quella fosse davvero la prima domanda. Poi si ricordò e lo guardò con gli occhi inteneriti di chi aveva davanti a se una persona amica, che ha conosciuto la parte più detestabile di se e le era comunque rimasta accanto. Federico era quella persona che non amava i convenevoli, andava dritta al punto e anche se si era fatto crescere la barba, guidava una Polo tutta sua e viveva da solo, rimaneva lo stesso ragazzo di quando 10 anni fa lo aveva conosciuto. Così Marta si ammorbidì, gli sorrise e cominciò il suo racconto: "Gestisco un'agenzia che organizza eventi da poco meno di un anno, ma l'attività era già avviata da più di 30 anni. Insomma non ho fatto un granché, ho solo avuto la fortuna di trovarmi al momento giusto, nel posto giusto. Stavo tornando da Londra due anni fa, io e Mirko avevamo festeggiato l'anno insieme, ma al ritorno avevamo litigato talmente tanto che eravamo proprio sul punto di rottura così quando sono salita sull'aereo, lui si è seduto nei posti previsti e io ho chiesto ad una anziana signora se il posto vicino a lei fosse libero. Non avrei mai penso che fosse una miliardaria, insomma stavamo viaggiando in classe economica e avevamo preso quel volo perché costava meno di 30€. Insomma, mi sembrava molto dolce, ma anche molto in difficoltà con il telefono così l'ho aiutata a inviare un'email e la conversazione è continuata. Sul volo le ho confidato che avevo da poco rinunciato al sogno di diventare un'event planner, ma non sapevo di avere davanti la proprietaria di una delle agenzie più note nel campo nazionale e internazionale. Mi ha preso sotto la sua ala protettiva e ho cominciato a fare carriera..."fece una pausa, realizzando che non aveva mai raccontato questa storia da quando era diventata la proprietaria dell'attività. Un po' di malinconia le sfiorò l'animo, i brividi di quei momenti in cui si sentiva apprezzata nell'ambito lavorativo come mai era successo prima. Poi la caduta. Le sembrava che fosse successo tutto così in fretta da non essersi potuta godere fino in fondo ogni ricordo, persona, abbraccio, carezza... o parola.

Madame Dubois* era gravemente malata da tempo, soffriva molto, ma continuava a lavorare perché era ciò che più amava e forse anche perché era l'unica cosa che sapesse realmente fare bene. Lavorava fin dalla giovane età in quel settore, si è fatta un nome e quando alle donne fu riconosciuta un po' più di credibilità nell'ambito lavorativo iniziò a creare il suo impero con fatica e sudore, ma tutto ha un prezzo. Una famiglia non se l'è mai potuta permettere: aveva due figli, che la odiavano e la disprezzavano, due figli che avevano avuto una madre assente, che erano dovuti crescere da soli, senza l'affetto e il calore che solo una mamma può dare. Questo Marta, però, non lo capiva e non lo avrebbe mai potuto capire perché lei era stata amata...incondizionatamente: "Poi?" incitò Federico, lei fece un grande sospiro e proseguì: "poi Madame Dubois morì. Quando i figli sul letto di morte le dissero che aspettavano quel momento da anni solo per ereditare i suoi soldi, lei pronunciò le sue ultime parole con le poche, quasi inesistenti forze che le rimanevano: "Non ve li siete guadagnati.". So che disse queste cose perché i figli mi hanno fatto causa, lei ha donato il 90% dei suoi soldi alla ricerca e il restante 10% lo diede a me per far ripartire l'agenzia che rimase ferma per qualche mese prima della sua morte. Mi incolpano e se la prendono con me perché non hanno più la madre con cui arrabbiarsi... lo capisco. Il resto non te lo so spiegare, per adesso sto bene... l'agenzia è tornata a fatturare come negli anni più splendidi di Madame Dubois quindi eccomi qua." lo disse con gli occhi lucidi: fiera di poterla ricordare nel migliore dei modi.





* Dubois /diubua/ = genitori di origini francese

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