"cabin crew prepare for take off,please."
(personale di bordo prepararsi al volo)
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Ci vollero tre giorni per sistemarsi del tutto tra i bagagli da svuotare, conoscere la governante che aveva appena assunto, noleggiare una macchina e infine sistemare lo studio. Non era mai stata più felice di cosi... insomma aveva comprato una villa a 2 piani su una delle spiagge più belle di San Manuel. All'ultimo piano c'era una terrazza con una vasca idromassaggio che si affacciava sul mare, affiancata ad un'area relax con sdraio e un tavolo da esterno. Era la casa dei suoi sogni: le vetrate da cui si vedeva un paesaggio mozzafiato, i pavimenti in legno e l'arredamento in stile scandinavo... la prima volta che Marta entrò in quella casa ottenne la certezza che la strada che stava percorrendo era giusta; si sentì appagata e sopratutto realizzata.
Dunque nel giro di quattro giorni aveva già sistemato anche il suo studio iniziando subito a mettersi al lavoro per preparare il grande evento di beneficienza di un ricco imprenditore americano. Era un'evento molto importante per la sua carriera. Iniziarono i giri di chiamate, le idee, i pensieri...e intanto i giorni passavano. Era chiusa in quella casa che tanto amava senza potersela godere davvero, ma doveva prendere molte decisioni, come sempre deve fare nel suo lavoro, solo che la posta in gioco era più alta. Dopo una settimana decise di prendere la macchina e farsi un giro per schiarirsi le idee e distrarsi: "Lucìa*, vado io a fare la spesa oggi. Ti ringrazio molto per il lavoro che fai, se vuoi puoi andare a casa a riposarti... ci vediamo domani" disse riferendosi alla sua governate, una signora di origini messicane sulla cinquantina: "Va bene, signorina Ferrari. Se lei è d'accordo resterei per finire alcune mansioni quotidiane." Marta si limitò a sorriderle e con un cenno della mano, la salutò ed uscì di casa: "E' una signora tanto dolce" pensò non potendo controllare l'improvvisa malinconia nel pensare che era distante migliaia di chilometri dalla sua famiglia.
Guidò per un po' prima di fermarsi e si ritrovò davanti ad un umile e piccolo supermercato. Parcheggió e pensò che forse non era nel quartiere migliore della città, ma d'altronde non le è mai piaciuto catalogare i posti o le persone... quindi scese ed entrò nel negozio. Non doveva prendere molto insomma, abitava da sola. Ad un certo punto suonò il cellulare: "Pronto? Mamma? Ciao! Come stai?" era felice di sentirla... come sempre: "Si si, non ti preoccupare. Sto bene. Certo che sto mangiando, dai mi conosci! Ha – ha - ha divertente, ma no, non ho ancora fatto saltare nulla. Infatti..." chiuse la porta del frigo da cui doveva prendere una lattina di thè e fece qualche passo indietro senza guardarsi attorno, così si scontrò abbastanza forte con un'altra persona. Si girò di scatto e davanti a se vide un ragazzo più alto di lei che a primo impatto le sembrò pure palestrato: "Oh, scusami.." sorrise timidamente e senza lasciare molto tempo al ragazzo di rispondere andò avanti a raccontare di Lucìa a sua madre. Nel cambiare le corsie, lo rivide e vide anche che era accompagnato da un amico a cui prima non aveva fatto caso. Notò che continuavano a guardarla e lei subito pensò di avere qualcosa tra i capelli o che si fosse sporcata da qualche parte: "Va bene mamma, ci sentiamo più tardi, ora vado a pagare... A dopo." mise il telefono in tasca e andò nell'ultima corsia per prendere qualche snacks: "Sei nuova nel quartiere? Non ti ho mai vista" Marta sussultò. Non si era accorta che ci fosse qualcun altro nella sua stessa corsia, si girò e vide la figura che aveva colpito poco prima: "Ciao anche a te...di nuovo..." sorrise: "comunque si, non sono di queste parti. Mi sono trasferita da poco." l'aveva un po' scocciata il modo in cui si era rivolto. Aveva un sorrisino compiaciuto come se già avesse programmato quella conversazione: "Bene allora..." si avvicinò, si allungò verso di lei e le sfiorò il braccio con la mano: "Benvenuta nel quartiere." prese un pacchetto di patatine proprio di lato a lei e se ne andò alla cassa. Marta ebbe una reazione spontanea e lo guardò allontanarsi con un sopracciglio alzato e un sorriso divertito che a fatica riusciva a trattenere: "Gli americani vivono proprio in un loro mondo. Davvero affascinante... in Italia avrebbe fatto la figura dal ridico, dai!" pensò mentre prendeva una barretta energetica. Aveva finito la spesa così si diresse alla cassa e notò che i due amici stavano giusto uscendo in quel momento. Nel giro di due minuti il cassiere le insacchettò i prodotti e le porse la borsina: "Quanto le devo?" lei era pronta con il portafoglio in mano e aspettava il conto: "La sua spesa è appena stata pagata da DH" disse con voce annoiata. Marta era confusa: "e chi sarebbe? No guardi, sta sbagliando persona" lo guardò sbalordita e a tratti divertita da quella situazione, ma il commesso non aveva l'apparenza di essere uno che si divertiva a scherzare con i clienti, si limitò a fare un cenno del capo verso la porta che si era appena chiusa dietro i due giovani.
Marta prese 20$ dal portafoglio e la borsina con la spesa poi usciì velocemente: "Hey!" urlò dietro a quello che ormai considerava un buffone. Aumentò il passo e gli afferrò un braccio: "Hey tu! Sto parlando con te..." lui si girò lentamente: "Si?" aveva la stessa aria divertita che aveva infastidito Marta poco prima: "Ma che problemi hai? Mi hai pagato la spesa? Perché?" lo guardò con aria confusa e fece una pausa come se volesse che lui rispondesse: "anzi.. non mi interessa, ma sappi che, nel caso te lo fossi dimenticato, siamo nel ventunesimo secolo e quello che hai appena fatto ti fa solamente sembrare un cafone ridicolo quindi fossi in te mi toglierei quel sorrisetto che hai sulla faccia perché hai appena fatto una figura di merda, bello." gli mise i 20$ in mano e si girò per andare verso la macchina, loro si misero a ridere così lei si voltò per l'ultima volta: "Ma dai, ragazzi sul serio? Siete proprio un cliché! Crescete!" disse con tono scherzoso mentre attivava il telecomando di apertura della macchina: cercò di trattenere le risate alla visione della loro faccia quando videro illuminarsi i fari della sua amata Porche Panamera. Salì in macchina e finalmente potè scoppiare a ridere.
Tornò a casa e passò la serata a stendere idee per l'evento. Era seduta sul cornicione rialzato della vasca idromassaggio: una decina di metri sotto di lei c'era la spiaggia e davanti l'immensità dell'oceano ... stava iniziando a dar forma al progetto.
*Lucìa /lusìa/ = di origini messicane, ma immigrata vent'anni prima a Los Angeles. I personaggi parlano, ovviamente tutti in inglese, ma per ovvi motivi di spazio non viene presentato il testo originale.
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Prendiamoci Cura;
Acak"Due vite opposte, due cuori attratti." Una giovane ragazza in carriera si trasferisce per motivi lavorativi in un piccola cittadina sul mare dove ha intenzione di stare per qualche mese. Lì scoprirà la vita di strada, si confronterà con una realtà...