33. Umanità

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L'aria dentro la sala cominciava a divenire pesante e soffocante. L'afa penetrava dai pannelli di legno e inumidiva di sudore i vestiti e i capelli dei presenti.

Le palpebre di Magda erano stanche, come se lo sforzo di raccontare la loro storia l'avesse stremata. Sospirò greve, poggiò le mani in grembo e poi riprese a parlare.

«Dopo la morte di Luis, tutto cambiò. Durante una missione, una decina di nostri uomini fu attaccata e divorata da belve feroci. Ritrovammo i loro cadaveri settimane dopo, totalmente irriconoscibili. Pensavamo inizialmente si fosse trattata di una tragica fatalità, non avevamo fatto alcun collegamento con la scomparsa del nostro unico membro Umano. Poi vari episodi si succedettero in rapida sequenza. Improvvisamente le capre e le galline, nonostante le nostre amorevoli cure, cominciarono a scappare. Tuttora quelle che ci rimangono dobbiamo tenerle legate ventiquattro ore su ventiquattro, con un cappio al collo.

Un giorno durante una missione una mandria di cavalli imbizzarriti si scontrò contro alcuni uomini che si erano allontanati per cercare suppellettili e materiali utili per il nostro accampamento. Nessuno di loro sopravvisse.

Infine il villaggio fu preso d'assalto da una tigre. Per noi fu la goccia che fece traboccare il vaso. Melchor e Solomon si occuparono personalmente di catturare la bestia che aveva massacrato molti dei nostri, compresi due bambini ancora in fasce. Tenerla rinchiusa e legata c'è servito come diversivo per evitare altri attacchi. Speravamo di poterla addomesticare, come aveva fatto Luis con diversi animali da quando eravamo sbarcati sulla Terra. Ma quell'essere non risponde a nessun tipo di condizionamento, né al rinforzo, né alla punizione. Non ha paura delle bastonate, né di patire la fame. Inoltre, incute molto timore ai nostri, per questo lasciamo la gabbia coperta per la maggior parte del tempo.»

Magda scosse la testa con rassegnazione.

«Vedi, questa è la nostra triste storia Umana. Non pretendo tu possa capire la sofferenza che abbiamo attraversato, che tu possa comprendere la mole di lacrime versate, la paura che ci teneva svegli la notte, l'ansia per il nostro avvenire.

Il vostro arrivo è stato provvidenziale. Non potevamo prevedere che un gruppo di soldati fosse inviato sulla Terra per soccorrerci, non sapevamo nemmeno se il tentativo di comunicare con l'arca di Luis avesse avuto un esito positivo.

Alcuni dei nostri erano andati in avanscoperta, vi hanno avvistati e hanno pensato che potevate essere al servizio degli Antichi. Eravate troppo vicini al nostro villaggio, per questo vi hanno catturati. Quello era il loro compito, si potrebbe dire che fossero i nostri guardiani. La loro procedura era stata dettata dall'ordine di difendere il villaggio da ogni potenziale attacco, da ogni potenziale nemico. La prevenzione è diventato il nostro unico sistema di protezione.

Vi chiediamo perdono per il male che vi abbiamo arrecato. Spero che alla luce delle mie parole possiate comprenderlo. Siamo felici e onorati della vostra presenza. Soprattutto della tua, Umana: è miracoloso come tu sia potuta arrivare fin qui sana e salva. Sei così giovane! Immagino non ci fossero molti Umani sulla tua arca. Apprezzo il sacrificio che hai fatto per noi.

Mi auguro con tutto il cuore che presto possiamo diventare un'unica, grande famiglia.»

Alcuni presenti applaudirono, senza molta convinzione. Nessuno dell'Arca K-030 si mostrò minimamente entusiasta. Sembravano spaesati e confusi, rimbecilliti e spaventati allo stesso tempo dalle troppe informazioni vomitate tutte in una volta.

Non erano ancora convinti di potersi fidare di quelle persone.

«Quindi questa è la vostra giustificazione?» La voce ferma di Eva risuonò in tutta la sala, provocando dei brividi lungo le schiene degli uditori.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora