Erano ormai tre settimane che Marta viveva a San Manuel. La maggior parte del suo tempo la impiegava girando per luoghi da analizzare per l'evento oppure al telefono con fornitori o con l'Italia dove Alessie e la madre portavano avanti i progetti già avviati. Inoltre nelle ultime settimane aveva scoperto un negozietto nei pressi del supermercato, di mobili e oggetti usati: visto che la sua permanenza sarebbe durata ancora a lungo, aveva deciso che avrebbe reso la casa un po' più sua. Nei vari giorni in cui era entrata aveva comprato un mobiletto, un quadro, una lampada ... ogni volta che entrava qualcosa catturava la sua attenzione e il venditore, che le fece capire di non essere solito a ricevere molti clienti, le diceva ogni volta quando sarebbe arrivata nuova merce del gusto di Marta: "Si, hai ragione, questa libreria non fa per te. Mi spiace averti fatto venire fino qui per nulla, ma mi è arrivata meno di un'ora fa." si scusò il commerciante: "Ma no, Bob. Non ti preoccupare, nessun disturbo. Anzi ti ringrazio! Ma perché non ti crei un catalogo online? Almeno i tuoi clienti possono vedere da casa ciò che hai in magazzino e quando vengono qui è tutto più facile e veloce." gli consigliò Marta con i gomiti appoggiati sul bancone: "Uh, forse non mi hai visto bene... ho quasi 55 anni, tesoro. Già usare un cellulare è complicato, figuriamoci un catalogo apline, opline..." spiegò allegramente Bob. In quel momento la porta del negozio si aprì violentemente ed entrambi si girarono per vedere chi fosse: Marta sgranò gli occhi. Una figura alta, dalla corporatura grossa entrò con fare spavaldo: aveva i capelli rasati, i baffetti corti e i tatuaggi qua e la. Marta lo riconobbe all'istante, dunque si posizionò dritta, iniziò a raccogliere la borsa e a prendere le chiavi della macchina: "Beh, Bob, ti lascio lavorare, ma pensaci al catalogo online. Sono sicura ti troveresti bene" con un sorriso sulle labbra lo salutò ed uscì dal negozio guardando quel ragazzo dall'espressione cupa e arrabbiata senza che lui la degnasse nemmeno di uno sguardo. Marta si fermò poco fuori alla porta e pensò che fosse triste che avesse sempre quell'atteggiamento scontroso e arrogante. Una caratteristica di Marta: tremendamente sensibile alle vite altrui. Mentre iniziava a dirigersi alla macchina pensò a chissà quali disgrazie avrà dovuto affrontare e si dispiacque per lui. All'improvviso due figure le si piazzarono davanti prima di attraversare la strada: "Hey bellezza, che ci fai tutta sola qui?" esortò uno dei due con un ghigno all'apparenza malizioso mentre l'altro le girò attorno squadrandola: "già, perché non ci fai vedere cos'hai qua?" Marta era pronta a rispondere in modo sarcastico per smorzare l'interesse dei due ragazzi vestiti in modo abbastanza trasandato con delle bandane sulla fronte, ma non ebbe il tempo di mettere a fuoco le loro figure o di rispondere che le afferrarono e bloccarono le braccia mentre le strappavano la borsa: "Oh!Ma che fate!" riuscì solo a dire mentre provava a divincolarsi: "Ora piccola, vieni con noi così ci divertiamo eh" ridacchiò uno dei due mentre si avvicinò alla faccia di Marta: "Hey.Che caz*o state facendo, voi due idioti?" esclamò calmo una voce alta e maschile alle sue spalle. I due si girarono e con un largo sorriso : uno continuava a tenerla ferma dai polsi da dietro la sua schiena: "Ah, hey DH*. Ci stiamo divertendo, vuoi unirti?" Marta che continuava a divincolarsi, si girò di scatto e riuscì a vedere con chi stessero parlando e rimase di nuovo di stucco: era ancora il ragazzo del supermercato. Si calmò e lo guardò: "Siete proprio disperati.." esclamò con disprezzo: "Smettetela. Lasciatela stare, lei è con me." Marta sentì la voce calma di colui che li aveva interrotti poco prima. Il ragazzo che non la stava tenendo si mise a ridere e si avvicinò a lei che intanto cercava di indietreggiare, ma l'altro la teneva ferma: "Ho detto di lasciarla andare." scandì più lentamente le parole utilizzando un topo più autoritario. Infatti Marta venne lasciata immediatamente e i due si schierarono ai lati di lei: "Scusaci DH, non sapevamo fosse tua. Non la toccheremo più." Marta era spiazzata, mentre gli sconosciuti indietreggiarono: "Scusate?! Ma io non sono proprio di nessuno! Ma state scherzando? Voi siete tutti pazzi!" dal tono di voce era comprensibile la sua agitazione. Raccolse velocemente la borsa: "Se hai bisogno di qualunque cosa, chiamaci. Siamo felici che sei tornato." l'altro rispose, parlando ancora con DH come se non avesse sentito le parole di Marta. Poco dopo se ne andarono e lei li fissò con la faccia di disprezzo, ma anche di confusione per la situazione assurda appena successo. Era furiosa. Non appena si riprese, gli si avvicinò mostrando quanto fosse irritata: "Mi spieghi qual è il tuo problema? Perché ti hanno ascoltato così facilmente? Qui è una cosa 'normale' che una ragazza venga trattata in questo modo?" quasi gli urlava contro, mentre il viso di lui non traspariva alcuna emozione. Marta notò un tatuaggio piccolo sotto l'occhio: una croce: "...anzi, non me lo dire. Non lo voglio sapere." fece per andarsene, ma esattamente come il primo giorno che gli aveva parlato si girò di nuovo mostrandosi più rilassata:"Comunque grazie per essere intervenuto. Chissà che cosa avevano in mente quei due cretini." lui scoppiò a ridere e Marta increspò le sopracciglia in segno di confusione: "Cosa c'è di divertente?" lui scosse la testa divertito: "Ma tu fai sempre domande senza poi volere una risposta? Dovresti imparare ad ascoltare. Forse tra voi ricchi le conversazioni si tengono diversamente..." Marta non potè che trovare le sue parole divertenti visto che non aveva detto nulla che davvero la ritraesse: "Allora, prima cosa sono molto interessata alle domande che faccio, altrimenti non le farei ovviamente..." mentre parlava, lui tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne estrasse una con i denti in un modo tremendamente sexy. Porse il pacchetto aperto a Marta, ma lei rifiutò velocemente l'offerta con un gesto della mano essendo più concentrata sulle parole: "...Il problema è che al momento ho cose più importanti a cui pensare. Seconda cosa, so ascoltare gli altri perché... è il mio lavoro, sai? E ultima cosa, non sono ricca, per niente." concluse il suo discorso e incrociò le braccia soddisfatta. Ci fu un lungo secondo di silenzio mentre lui espirava un'enorme quantità di fumo: "Parli sempre così tanto?" chiese lui con tono basso e calmo: "No, diciamo che di solito..." non potè finire la frase: "Hey, frena. Era una domanda retorica..." ghignò lui. Marta si sentì un po' in imbarazzo. Non voleva sembrare inappropriata: "Sono DH, comunque." lei sorrise: "Marta..." ci fu un altro secondo di silenzio in cui si portò la sigaretta alle labbra: "DH non è il tuo vero nome, giusto?" trovava snervante che ogni volta aspettasse un secondo per rispondere. Lentamente espirò ancora del fumo: "No, mi chiamo Diego. DH è un soprannome." Marta annuì e iniziò a indietreggiare: "Io ora dovrei andare, ma è stato un piacere. Ti ringrazio ancora per prima e ... sono in debito con te." gli sorrise e prese le chiavi della macchina. Lui buttò la sigaretta anche se non era finita: "C'è un modo per sdebitarti." disse con tono fermo e sicuro. Marta increspò le sopracciglia e cercò di capire dove volesse arrivare: "Qui le cose funzionano diversamente da dove vieni tu. Mi occupo di proteggere il quartiere....ci conosciamo tutti qua. Tu sei uno straniero e non se posso fidarmi di te." lei pensava che all'inizio fosse uno scherzo ed era sul punto di mettersi a ridere, ma lui sembrava estremamente serio. In realtà il suo volto non ha mai cambiato espressione dalla prima volta che gli ha parlato, ma Marta percepiva che era molto serio così fece spallucce: "Già, infatti non so a cosa ti riferisci. Significa che mi controllerai finché non capirai che ti puoi fidare? E se non lo puoi fare, che farai? Mi ucciderai?" si mostrò un po' scocciata, perché le sembrava davvero assurda la sua affermazione: "Si, chiunque abita qui è stato controllato." Marta era ancora più sbalordita, ma anche divertita da quella situazione. Insomma, lui era davvero convinto di quello che diceva. Era esilarante per lei vedere tutta quella convinzione espressa in qualcosa di così assurdo: "Quindi che dovrei fare? Vuoi venire a casa mia? Ti faccio vedere dove abito, così vedi che non nascondo armi, droga o corpi morti in cantina." cercò di restare seria, ma non ci riuscì e si lasciò sfuggire un piccola risata. Lui la guardò male e fu la prima volta che cambiò espressione da quando si erano incontrati: "Dai, protettore del quartiere, sali in macchina. Ti devo chiamare Superman? O preferisci Super-Diego?" si fece scappare un'altra risata e si girò diretta alla macchina. Lui alzò gli occhi al cielo:" Non se ne parla. Andiamo con la mia." affermò: "Non la vuoi controllare la macchina? Sai quante cose ci si possono nascondere? Dai, sali!" schiacciò il pulsante di apertura del telecomando e si girò a guardare DH facendogli l'occhiolino. Lui si limitò a scuotere la testa e con un'aria rassegnata, ma anche un po' divertita salì in macchina.
DH /dieich/ = diminutivo e soprannome di Diego Hernández
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Prendiamoci Cura;
Random"Due vite opposte, due cuori attratti." Una giovane ragazza in carriera si trasferisce per motivi lavorativi in un piccola cittadina sul mare dove ha intenzione di stare per qualche mese. Lì scoprirà la vita di strada, si confronterà con una realtà...