Prologo.

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"Ne abbiamo già parlato, io non voglio riconoscere quella bambina, mia o non. La questione è chiusa."
Lacrime silenziose solcano le mie guance per la millesima volta. Anche se so che non dovrei più chiamarlo, dopo quello che ha detto, tento di farlo ragionare. Non puó far finta di non avere una figlia.
Quando lo seppe fece le valige e se ne andó, lasciandomi da sola in un piccolo appartamento nella periferia di Londra che avevamo affittato insieme.
Alla nascita della piccola, Sean non la volle vedere, non venne neanche in ospedale. Ripeteva che lei era un errore.
Mia figlia non è un errore.
Non lo è mai stato e mai lo sarà.
Quando seppi che avevo una piccola cretura che cresceva dentro di me sono esplosa dalla gioia. Certo, c'era il problema dei soldi e dell'accademia d'arte, ma mi dissi che avrei trovato un rimedio.
L'avevo subito detto a Sean, con cui stavo insieme ormai da anni, la persona che amavo di più al mondo. Era sempre stato dolce e comprensivo, qualcuno con cui costruire una famiglia, un futuro. Ma mi ero sbagliata. Appena gle lo dissi cercó di farmi cambiare idea, di abortire, perchè avere un figlio è troppo impegnativo, e in più
non se la sentiva di crescerlo.
Io non ero d'accordo, non sarei mai riuscita a fare una cosa dele genere. E Sean se ne andó, abbandonandoci.
"Divertiti a fare la mammina." fu l'ultima frase che mi disse prima di uscire dal nostro appartamento, con le valigie in mano.
E ora mi trovo qui, dopo dieci mesi, seduta sul divano, cercando di fargli cambiare idea, perchè la bambina ha bisogno di una figura paterna nella sua vita. So cosa si prova a non avere un padre presente e non voglio che soffra anche lei come me.
Zoe dorme fra le mie braccia come un angioletto; ogni tanto fa una smorfietta, è così buffa. Non riesco a capire come Sean voglia rinunciare a tutto questo.
" Ma se solo la vedessi. Una sola volta." Nessuna risposta dall'altro capo della cornetta. Chiamo il suo nome un paio di volte e poi riattacco.
Io ci ho provato, tante volte, ma lui non vuole. Se è così cresceró la bambina da sola, come fece mia madre con me.
Prendo Zoe e la porto in camera, dove ho messo il suo lettino accanto al mio. Lentamente, cercando di non svegliarla, l'adagio sotto le coperte e le accarezzo una guancia. Anche se è nata solo da un mese riesco a cogliere le piccole somaglianze con suo padre, come la forma della bocca rosea e gli occhi verdi; ma i radi capelli scuri e la pelle color caramello, tipici della famiglia di mio padre, li ha presi da me.
Mi siedo sul letto e porto le dita sulle tempie emassaggiandole,chiudo gl'occhi.
Anche se non lo sopporto, devo ammettere che Sean su una cosa aveva ragione: ora che c'è mia figlia, la vita è cambiata completamente. Niente uscite con gli amici ma notti in bianco, pannolini e pianti; non che preferisca uscire il sabato sera per andare in qualche bar della città, invece di stare a casa ad occuparmi di Zoe.
Ho dovuto abbandonare l'accademia d'arte, dato che non ho tempo ne per studiare ne per frequentare le lezioni.
Riesco a pagare le tasse con i miei risparmi rimasti e i soldi che mi mandano i parenti dall'Italia, grazie a loro vado avanti. Peró ho deciso di andarmene, Londra è costosa e io non posso chiedere in continuazione soldi alla mia famiglia.
Mi alzo e do un bacio alla piccola, che apre e chiude la manina sinistra. Sorrido e mi stendo sul letto, pronta ad affrontare un nuovo cambiamento.

Salve a tutte!
Questa è la mia prima Fanfiction qui su wattpad. Questo è solo il prologo e spero che entro poco tempo riesca a pubblicare il primo capitolo. Scusatemi se ci sono alcuni errori grammaticali o di punteggiatura, sono disgrafica e molte volte non mi accorgo se sbaglio. Spero che vi piaccia, buona lettura. :)

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