Pov. Elena
"Dobbiamo capire quale arma si addice di più a te. Oggi proverai con me i coltelli, domani con la spada e infine con l'arco e le frecce. Per quello ti aiuteranno i gemelli Wood. Sono i migliori nel settore." Spiegò Chirone. Mi diede in mano dei coltelli da lancio e mi spiegò diverse tecniche per utilizzarli. Provai diverse volte, notando la sua faccia stupita.
"Come sto andando?" Chiesi al centauro guardandolo speranzosa.
"Direi assolutamente niente male. Anzi, di solito è difficile che quelli che iniziano riescano con i coltelli. Ci vuole molta mano ferma e molta mira."
"Oh, ne sono felice. Mi piace più del corpo a corpo devo essere sincera."
"Mi fa piacere, solo che il corpo a corpo è fondamentale. Tutti i semidei devono essere in grado di affrontare un duello tra di loro. I ragazzi più esperti si allenano anche contro le creature, per esempio contro i tori della Colchide."
"Tori della Colchide? Esistono?"
"Certo, so che può sembrare strano, ma tutto ciò che leggi della cultura greca e romana è reale ed esiste." Continuai ad allenarmi fino all'ora di pranzo. Mi stavo divertendo un sacco. Andando in pagoda notai delle ragazze che erano davanti a Carly. Lei non sembrava molto contenta di averle intorno, così mi avvicinai a loro.
La mia migliore amica è sempre stata molto sensibile come ragazza, in fatti la ritrovai in lacrime. Quando quelle oche mi videro scapparono subito, probabilmente spaventate.
"Carly, tutto bene? Chi sono quelle tre idiote."
"Ele! Sono le tre gemelle figlie di Iride e non sto loro molto simpatica. Si divertono a chiamarmi capra e fanno battute strane sulle mie gambe."
"Sono solo delle sceme, non ascoltarle."
"No, hanno ragione. A volte vorrei essere come te. Tu sei forte, non piangi mai, e riesci ad ignorare le persone che ti stuzzicano. Io sono solo la ragazza-capra, amica della figlia di Ade."
"E qui ti sbagli. Tu sei una splendida ragazza che è riuscita a salvarmi dal Minotauro. Sei gentile, dolce e affidabile. Senza di te io non sarei quella che sono, per cui fammi il piacere, non ascoltare quelle tre galline, sono solo invidiose."
"Grazie Ele, sei fantastica."
"No, tu lo sei, io sono lunatica e scontrosa, tu sei la mia parte dolce." Detto ciò mi abbracciò e io ricambiai subito. Con lei era diverso: ero abituata al contatto fisico con lei da quando ero piccola. Era lei a consolarmi quando tutto andava male con mia madre. Sentii la sua pelle rabbrividire a causa della mia temperatura corporea. Ero congelata, mentre lei era come una stufetta, calda sempre.
Mi staccai e le diedi la mia felpa per scaldarsi, di solito lo facevamo dopo che una delle due aveva bisogno di abbracci o era giù: era un modo per sentirsi vicine anche quando non lo eravamo. Entrammo insieme in pagoda, e notai di nuovo quelle tre ridere di lei. Mi trattenni dall'ucciderle con uno sguardo. Gettai la parte nel fuoco e mi sedetti al mio tavolo mangiando. Continuavo a sentire gli starnazzi provenienti dal tavolo di Iride e stavo veramente per perdere la pazienza. Si alzarono per prendere delle mele e passarono dietro Carly, rovesciandole addosso dell'acqua che avevano preso con i frutti. Non ce la feci più. Decisi di mettere in pratica l'allenamento di oggi fatto con Chirone. Presi il coltello da cucina e lo lanciai verso la mela che si trovava nella mano di quella che sembrava il capo del trio. La posata ti conficcò proprio nel punto in cui desideravo e la ragazza cacciò un urlo per lo spavento. Tutti si girarono verso di me, ma non tolsi lo sguardo da lei. Quando i suoi occhi finirono nei miei cadde a terra, come se fosse svenuta. Una delle altre due si abbassò e cercò di svegliarla. L'altra le prese un polso, poi sbiancò e disse.
"Non c'è battito, l'ha uccisa!" Non avevo ancora distolto lo sguardo da lei, sentendo la rabbia prendere il sopravvento.
"Elena, distogli lo sguardo." Mi impose fermo Chirone. Non lo ascoltai nemmeno, continuando a guardarla. Sapevo di dovermi fermare, ma non ci riuscivo. Qualcuno mi prese il polso, bruciandomelo al contatto con la sua mano. Ritornai in me e anche la figlia di Iride si svegliò, con uno sguardo a dir poco terrorizzato. Lasciai la mensa, con lo sguardo di tutti puntato addosso. Andai nella capanna, sedendomi sull'altalena. Non mi curai il polso, me lo meritavo. Anzi, mi sarei meritata molto peggio: avevo quasi ucciso quella ragazza. Dopo un po' sentii de passi dietro di me. Non mi fregava chi fosse, chiesi:
"La ragazza sta bene?" Avevo un tono gelido, faceva impressione anche a me.
"Si, non ha nulla. Solo che continua a ripetere che ha visto Cerbero, lo Stige e le urla delle anime." Mi sentii una merda. Abbassai la testa vergognandomi di esistere. La persona che era entrata si avvicinò a me. Riconobbi Oberon che mi guardava dispiaciuto.
"Mi di spiace, giuro che non volevo. Sono un mostro." Sussurrai più a me stessa che a lui.
"Non sei un mostro. A tutti capita di perdere il controllo, solo che tu sei più potente di noi. Sei la figlia di Ade, questo porta a dei poteri più forti dei nostri e più pericolosi. Devi solo imparare a gestirli." Tenni lo sguardo basso, avevo il terrore di fare del male anche a lui.
Mi mise due dita sotto il mento, costringendomi a guardarlo in faccia. Chiusi istintivamente gli occhi per non guardarlo.
"Elena, apri gli occhi. Di sicuro non mi farai del male, mi fido di te."
"Tu ti fidi di me, ma io no." Detto ciò lo lasciai solo nella capanna, andando nel bosco e sperando di stare sola per un po'.
STAI LEGGENDO
L'ultima figlia di Ade
FanfictionElena, ragazza solitaria e dal passato turbolento, arriva al Campo Mezzosangue grazie alla sua migliore amica Carly. Scopre di essere figlia del dio degli inferi, Ade, e di essere l'ultima dei suoi fratelli. Al campo, oltre che ad allenarsi per acc...