E dentro questa stanza piena di disperazione, urla nere.
Fammi vedere l'alba.
Prigioniero di una guerra che naufraga nella tristezza.
Lo vedi? Guarda il mare.
Calmo, eppure quelle onde.
Impariamo a stare insieme al buio.
A fare i giochi con i colori.
Ai sussurri caldi.
A guardarci oltre a la pelle, perforiamoci.
Creiamo la follia, osserva che differenza.
Solo dopo la mia natura finisco nella tomba, soddisfazioni.
Accecami, accecami di te, delle tue imperfezioni e debolezze, perché sì io ne ho bisogno.
Ho bisogno di qualcuno da sostenere, di quei grazie inaspettatati, alle danze sotto quel che cade, a quelle abitudini azzurre.
E quindi forse saremmo l'alba.