57. Sexy Drug

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LUKE

Your precious heart, can't watch it break
So I close my eyes while you walk away.
-Lonely Heart, 5sos-

Sapevo per certo che non si sarebbe data per vinta. Quella sera, quando la chiamai, la sua voce sprizzava gioia fino a qui. Prima mi diede del coglione, per non averle detto che tutte quelle informazioni erano una pista, poi si calmò dicendomi che mi amava tantissimo e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirarmi fuori dai guai. La ringraziai e mi raccontò di Arzaylea. Quella era ovunque.
«Aspetta, mi stai dicendo che le piacciono le ragazze?» domandai, stendendomi sul letto sospirando. Sentivo aria di guai in Argentina.
«Non le ragazze in generale, Luke. Posso usare questa cosa a mio vantaggio» disse lei con nonchalance. Rimasi in silenzio e cercai di capire meglio le sue intenzioni.
Voleva giocare insieme a lei per arrivare ad una soluzione. La sua strategia era pericolosa ma, anche se glielo avessi vietato, lo avrebbe fatto comunque. Sospirai e continuai ad ascoltare la ragazza.
Lena stava soffrendo più di tutti. Negli ultimi giorni non stava dando una buona impressione a nessuno, a scuola stava impazzendo durante le ultime lezioni e gli infiltrati delle università non la stavano aiutando.
Calum era i miei occhi e le mie orecchie, mi diceva ogni cosa. Kayla era tornata all'attacco, insieme al suo gruppo che la accolse a braccia aperte. Io non mi fidavo più di tanto, tenevo sempre un occhio aperto su quella ragazza. Anche Lena sentiva puzza di marcio sotto il naso, ma non lo andava a vedere agli altri. Soprattutto di fronte a Calum, che lentamente si stava insinuando nella vita di Kayla e anche in altro. Ma questi sono fatti loro, non miei.
Il mio amico mi raccontava ogni cosa su Lena. Era diventata piena di rabbia, di tristezza e aveva sempre la risposta pronta a tutto quanto. Questo piccolo particolare lo teneva già, ma ciò che mi preoccupava più di tutto era la sua rabbia. Aveva accumulato troppa tensione e odio negli ultimi tre mesi, le cose sembravano essersi calmate durante dicembre ma, dopo la bravata dei Marino e la nostra separazione, andò tutto a puttane.
Assorbì tanto di quell'odio che ora lo sfogava su qualsiasi cosa. Ha persino dato un pugno a Gabriel una volta, solo perché le aveva chiesto se potesse accompagnare lui e Fred a casa della zia tedesca. Un'altra volta stava per picchiare Robert, ma su questo non avrei detto parola.
Sta di fatto, che lei non sapeva come gestire la rabbia e andare avanti. Io la sentivo calma quando eravamo al telefono, ma era normale. Sappiamo tutti che ognuno di noi aveva una persona capace di placare i suoi demoni interiori. Lei aveva me e io avevo lei.
«Riuscirai a venire al mio compleanno?» mormorò, distogliendomi dai miei pensieri e aggiungendo un altro rebus nella mia testa. Il suo compleanno, me ne sono completamente dimenticato. Come la prenotazione dei biglietti. Sospirai e pregai per me stesso.
«Ti sei dimenticato...» mormorò. Tutta questa distanza ci stava distruggendo letteralmente e lentamente. Le mentii, cercando di risolvere la cosa.
«I biglietti, devo prenotarli» risposi. Il silenzio, un sospiro e la immaginai annuire dall'altro capo del telefono.
«Mancano meno di venti giorni, si trovano tranquillamente. Se vuoi lo faccio per te» sussurrò.
«No tranquilla, devo solo organizzare alcune cose. Dimmi... Lo festeggi lo stesso giorno?» le chiesi, alzandomi dal letto e prendere un foglio e una matita dalla scrivania. Se non me lo fossi scritto me ne sarei completamente dimenticato, un'altra volta.
«Lo faccio il sabato, c'è più tempo» rispose. Annotai e ritornai sul mio amato letto. È stata una giornata stancante e volevo solo dormire senza pensieri. Ma mi era difficile adesso, dato che dovevo pensare ad un regalo da farle e a prenotare i biglietti. Odio la distanza.
«Luke, se non puoi dimmelo. Non faccio nulla, non ne ho voglia e non è la stessa cosa senza di te» le ultime parole si incisero nella mia testa. Il cuore perso un battito e sospirai forte. Le risposi di non dire più queste cose e che avrei fatto di tutto per essere presente al suo compleanno. Le diedi la buonanotte, risposi al suo ti amo e finalmente dormii.

Michael mi passò il caffè preso da Starbucks e lo ringraziai. Guardai il foglio delle consegne e sbuffai, di nuovo dai Williams. La giornata sarebbe stata una tortura completa. Bevvi il mio caffè e guardai fuori il finestrino. I ricordi con Lena mi invasero la mente, non andava bene. Mi accesi una sigaretta e iniziai a fumare.
«Caffè e sigaretta insieme, cosa ti turba Lucas?» domandò il mio amico. Lo guardai mentre guidava e feci un altro tiro. Santo fumo.
«Ho scordato il compleanno di Lena, le ho mentito e sono frustrato. In tutti i sensi» avevo bisogno di una sana scopata o i miei ormoni avrebbero dato di matto. Non ero abituato a non ricevere o dare per così tanto tempo. Erano passati almeno venti giorni e non potevo andare avanti a seghe.
«Siamo a casa, vai in uno strip club e scopati la prima che ti guarda» certo, come se già non avessi problemi. Anche le corna dovevo fare a Lena. Vedevo già Carlo che mi impiccava per vendetta e goduria. La sofferenza delle altre persone era una gioia per i suoi occhi.
«Se non fossi fidanzato lo avrei fatto, ma se non ricordi ho una ragazza, e ho in mente lei che fa un dannato spogliarello davanti a me e non una sconosciuta qualsiasi» quel sogno di tanto tempo fa era una tortura. Pensavo vivamente che l'avessi presa su quel divano con la lingua. Il suo corpo era un continuo fremito, caldo e così morbido. Lei era dolce, insieme ai suoi occhi cioccolato e le sue bellissime labbra carnose. Avevo bisogno di lei.
«Allora va da lei Luke. Fai cambio con Calum e fottitene dei Marino» fermò la macchina e mi guardò. Alle conseguenze non pensava? Eravamo tutti quanti sul filo del rasoio e lui voleva che mandassi tutto a puttane perché? Perché ero sessualmente frustrato. No, non l'avrei fatto.
Sospirai, notando che arrivammo alla prima tappa della giornata. Scesi dalla macchina e misi un cappello rosso in testa. Presi una scatola dal bagagliaio della macchina e guardai il mio amico da fuori il finestrino.
«05294 Will Guglielmo Williams» mi disse, facendo una linea con la matita sul nome. Gli feci un cenno e lui capì al volo.

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