Avete mai quella strana sensazione di essere separati da una parte di voi stessi?
Sapete, molti si sentono come divisi dalle loro emozioni, negative o positive che siano, per me è la stessa cosa, con le me del passato.
Ci sono tre persone, tre frammenti, tre vocine nella mia testa, costrette a stare lì sedute e osservare ciò che succede all'esterno, non riescono ad andare via, sono incatenate e addobbano giorno per giorno il loro piccolo angolo d'inferno.
Hanno dei nomi, questi frammenti, per associazione a qualcuno e qualcosa che le riguarda: Sally, Alice e Alaska.
Partendo in ordine cronologico c'è Alice, Alice come Alice nel paese delle meraviglie, ecco a chi la associo, la me bambina di circa 6 anni che trovava strani gli altri bambini così diversi da lei, che secondo la società sarebbero meno strani di chi invece era Alice.
Alice era silenziosa, riservata, per niente appiccicosa, fissava gli altri bambini con un volto quasi inespressivo, quando qualcuno le rivolgeva la parola, rispondeva a monosillabi, lei trovava strani i bambini così diversi, così rumorosi e affettuosi, questo conferma il fatto che la stranezza e la normalità siano concetti soggettivi. Troviamo strano ciò che è diverso e estraneo alla nostra realtà, per l'appunto, secondo questo ragionamento, chi è l'esatto opposto di ciò che noi siamo, crea in noi una sensazione di quasi disagio e sconforto che ci spinge a pensare sia semplicemente strano.
Alice sta rannicchiata in un angolo della mia testa a piangere, chiede dove sia la mamma e perché non torni da lei.
Alice era una bambina ingenua che passava i pomeriggi nella sua stanza a leggere libri, viveva in un mondo fittizio e distorto in cui si sentiva al sicuro, credo sia normale, quando non hai un posto sicuro, spesso, tendi a costruirtene uno. Ma quel posto sicuro non è durato a lungo, le è stato strappato via e lei si è chiusa nella mia testa, lei non odia le altre, credo non conosca il significato di questa parola così pesante.
Così si è creata Sally, la me di 13 anni che vedo come la protagonista femminile di Nightmare before christmas, uno dei miei film/cartoni preferiti.
Sally è una bambola di pezza che cade a pezzi scucendo via anche i miei. Spesso mi chiedo perché lo faccia, la risposta è davvero banale, quanto quasi ovvia.
Sally conosce il significato della parola "odio", ed è ciò che prova per noi, ciò che prova per me. Sally è colei che tira i fili del burattino che sono, colei che prende principalmente il comando della mia testa, per quanto io cerchi di non farle prendere il sopravvento.
Io le voglio bene perché so come si sente, nessuno l'ha mai amata quanto potrei amarla io, ma lei pensa io debba soffrire milioni di volte in più rispetto a quanto abbia sofferto lei e che merito di peggio di ciò che abbiamo passato.
"Se non sono stata felice io, nemmeno tu meriti di esserlo", questa è la convinzione di Sally.
Devo essere vigile 24 ore su 24, non posso permettere lei prenda il controllo totale di tutte noi, so che se abbasserò la guardia, lei, cercherà di portarmi via tutto ciò che ho di più caro. Lei è ancora una bambina, non so come farle capire che, se io fossi felice, lei potrebbe esserlo attraverso me, lei era sola e penso la faccia stare male la consapevolezza del fatto che, mentre entrambe abbiamo provato e proviamo le stesse cose, io abbia qualcuno affianco, mentre lei non l'ha mai avuto e abbia dovuto affrontare tutto da sola.
Sally riesce a distruggere e bruciare tutto ciò che costruisco, è riuscita a cacciare il mio migliore amico, sai S, se stai leggendo questo, Alice ti chiede scusa a nome di tutte noi e vorrebbe tu sapessi che ti è grata per averle insegnato il significato di "amore", una parola che leggeva spesso nei libri, ma che non aveva mai compreso.
Sally mi impedisce di dormire la notte, ripete 24 ore su 24 che dovrei farmi del male, che dovrei tagliarmi, spegnere sigarette sul mio corpo e smettere di mangiare.
Sally mi ha convinta a smettere di idratarmi, non bevo dell'acqua da 4 giorni, solo il pensiero di bere qualcosa, mi da la nausea.
Sally mi parla la notte, suggerisce come potrei farla finita, mi spinge a scrivere la lettera d'addio pre suicidio perfetta, ha diversi piani ben strutturati, sa le conseguenze, ciò che ci occorre, gli orari giusti e precisi.
Io sorrido e fingo sia tutto okay, mentre penso "ti prego, sta zitta".
Alaska, la me attuale e quasi maggiorenne, lei è la più matura e ha una visione più ampia della vita, proprio per questo, anche lei, mi vuole morta.
Lei parla molto con Sally e pensa in maniera più razionale al suicidio, Alaska è stanca di stare in questo modo.
Alaska è stanca della vita.
Spesso mi chiedo come sia possibile fare stare bene 3 persone che stanno nella tua testa ma hanno opinioni, caratteri, personalità e desideri diversi, ma non sono ancora riuscita a trovare una risposta a questo quesito.
Voi direte che basta non ascoltare ciò che dice la mia testa, e avrebbe senso, davvero, ma non posso ignorarla, vorrei metterle a tacere risolvendo i problemi di tutte quante.
Ma come posso spiegare ad Alice che la mamma non tornerà e non le vuole bene, ma che suo papà la ama infinitamente?
Come posso spiegare a Sally che, essendo lei una parte di me, quello che provo io, è come se lo provasse anche lei e che, quindi, potrebbe stare bene attraverso me?
Come posso far capire ad Alaska che ha bisogno di aiuto e non può liquidare tutto con un "ce la faccio da sola"?
Come può Asia essere un buon contenitore senza riuscire però a comunicare con loro e a far sì che loro capiscano?
Asia, Asia è l'apoteosi dell'inutilità, un guscio, un contenitore che, senza il suo contenuto, non ha un valore.
"Sally Alice Alaska" aka Asia, questo è ciò che sono, questo è ciò che non vorrei essere.