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Taehyung, ma che ci fai q-, — aveva solo avuto il tempo di chiedere, alzandosi di scatto dalla sedia e lasciare così che la sua domanda venisse bruscamente interrotta proprio dalle labbra del ragazzo che, senza alcun preavviso, si posarono veloci e sicure sulle sue.

— Non posso venire a trovare la mia ragazza in ufficio? — lo sentì mormorare a fior di labbra, prima che la sua bocca riprendesse a studiare più approfonditamente quella di Jieun, che invano stava comunque cercando di mantenere un certo decoro.

— A quest'ora del mattino? Non è molto da "figlio del procuratore", — si permise di stuzzicarlo poi lei, portando la mano sulla chioma folta del ragazzo a pochi centimetri dal suo viso ed iniziando così ad accarezzargli delicatamente i capelli, — Mi stai forse nascondendo qualcosa? —

Kim Taehyung avrebbe tranquillamente potuto essere il ragazzo dei sogni di qualsiasi tipo di donna, e non solo. Alto, fisico asciutto ma non troppo muscoloso, spalle ampie e una folta e voluminosa massa di capelli castani che spesso e volentieri gli coprivano la fronte e parte di quello sguardo così intenso che sarebbe stato in grado di intimorire anche un leone. Ma Kim Taehyung era molto più di un giovane uomo elegante e dal fascino irresistibile: era un ragazzo coraggioso, volenteroso di seguire le orme del padre che lo aveva preceduto a capo di quella stazione di polizia. Era un ragazzo cresciuto con grandi ideali e che sapeva essere, allo stesso tempo, gentile e premuroso ma anche severo e autoritario.

Era un uomo che avrebbe potuto conquistare anche la più restìa delle regine, ma quella sera di cinque anni fa, al White Wall, il suo sguardo profondo e intenso si era posato sul volto pensieroso e leggermente arrossato dalle lacrime e dall'alcool della giovane Jieun e, da quel momento, non l'aveva più lasciata.

— Ti ho portato quella confezione di tè che ti piace tanto, — le disse piano, concedendole finalmente l'occasione di staccarsi da lui solo per osservare curiosa il piccolo ma prezioso contenuto che Taehyung aveva estratto con tanta delicatezza dalla sua ventiquattrore.

— E dirti che abbiamo trovato un altro cadavere, —

All'interno della centrale erano solo due le persone che avevano il coraggio di spalancare la porta dell'ufficio di Jieun e mettervi piede senza cadere nelle sue ire o farla innervosire: Kim Taehyung e.. Kim Seokjin.

Laureatosi con lode nel suo stesso percorso di studi, Kim Seokjin aveva però dalla sua parte una maggiore esperienza, dovuta se non altro alla loro differenza d'età. A differenza di quanto ci si potesse aspettare però, Jieun provava per lui un'ammirazione tale da renderlo paragonabile al sentimento di estasi che si prova solo guardando l'esibizione del proprio idolo a pochi passi dal palcoscenico. Non era un segreto infatti che, fin dal suo primo giorno in centrale, la giovane Jieun - allora una semplice stagista - era rimasta come incantata dal modo di lavorare del suo più esperto collega: per questo motivo ogni caso che veniva affidato al loro distretto costituiva per lei un'occasione per riuscire a fermarsi anche dopo la fine del suo turno, spinta dalla curiosità di osservare la professionalità di Seokjin.

Nonostante tutto, era però innegabile che anche il suo smisurato affetto quasi fraterno nei confronti di Jin avesse dei limiti e lui aveva appena superato uno di essi, catapultandosi senza permesso nel suo piccolo ufficio di prima mattina, forse nella vaga speranza di vederla già all'opera. Dal canto suo peró, Seokjin non si stupì comunque di trovarla insieme a Taehyung: benché la loro relazione non fosse mai stata un'affare di Stato e ad entrambi piacesse mantenere una certa riservatezza, le voci al distretto non avevano certo atteso che uno dei due rendesse pubblica la cosa prima di iniziare a circolare.

Ma se Seokjin era uscito dai laboratori sotterranei, il suo luogo di lavoro prediletto, doveva averlo fatto per un motivo che poteva oscillare solo tra il buono ed il grave. Jieun quindi non si meravigliò dunque quando non ricevette le sue scuse per aver fatto un'irruzione del genere nel suo ufficio senza nemmeno preoccuparsi di bussare prima di aprire la porta ma, al contrario, lo osservò avvicinarsi al tavolo con aria preoccupata e seria.

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