Aveva gli occhi pieni di lui.
•••
Mi svegliai grazie alla luce del sole che penetrò dalla tenda azzurra. Mi sollevai leggermente con il busto e mi stropicciai gli occhi per adattarmi alla luce del giorno.
Scesi dal letto e andai verso l'armadio, indossai dei pantaloni neri e una maglietta a pipistrello, sempre nera ma con delle mani di uno scheletro disegnato sopra.
Lanciai il pigiama verde sopra il letto e andai in cucina, aprii il frigo e presi del succo all'ananas; ho sempre adorato il succo all'ananas ha un sapore strano dolce e amaro allo stesso tempo.
Dopo aver fatto "Colazione" decisi di andare allo studio. Salutai Shadow con un bacetto, presi la borse e uscii. Mi preparai psicologicamente alla vista della mia povera macchina ricoperta dalla neve. Usai un arnese di cui non ricordo il nome, per spostare la neve bianca. Poi con un altro ogetto raschiai il ghiaccio dai fimestrini e ammirai la mia macchina. Ho salvato la mia piccolina.
Non che io sia fissata con le macchina, ma si da il caso, che io, qui dentro abbia dato il mio primo bacio a Cole.
Quando vedi nei film i baci, automaticamente pensi che nella realtà sia uguale e facile. Ma non lo é, affatto. Ho sempre pensato una cosa riguardo i baci, non so se lo ha pensato qualcun altro. Non mi sono mai preoccupata di come accade il bacio, nel senso. Non mi sono mai fermata a pensare come sarebbe stato l'inizio del bacio, ma piuttosto alla fine. Quando attacchi le labbra con qualcun alteo succede e basta, ma quando ti stacchi cosa puó succedere? Magari potrebbe rifiutarti, magari potrebbe essere schifato, magari potrebbe essere felicissimo. Non ho mai pensato al prima o al durante. Ma al dopo. Entraii in macchina e accesi subito il riscaldamento e poi partii.
Percorsi la strada con calma, non avevo paura della neve, anzi l'adoravo. Da piccola, con mia zia facevo grandi pupazzi di neve e mi divertivo a vestirli con sciarpe e cappelli. Parcheggiai la macchina in un angolo vicino ad un pino molto alto. Poi uscii, appena sentii l'aria fredda mi strinsi nel cappotto; per cercare più calore possibile.
Entrai nello studio salutando Monica, la ragazza sempre seduta dietro quella scrivania. Ad accogliere i 'pazienti' se così si possono chiamare. Mi avvicinai verso la Rossa e appoggiai i gomiti sul bancone di legno.
"Buongiorno White, come va? " Chiese Monica.
"Potrebbe andare meglio." Dissi rigirando le mani.
"Mi dispiace. Hai bisogno di qualcosa? " Chiese guardando un attimo il portatile davanti a se.
"Uhm. Si. C'é la signorina Monica? " Chiesi riferendomi alla mia psicologa.
"Certo. White devo dirti una cosa. " Disse battendo le unghie smaltate sul mouse.
"Si, certo."
"Vedi, la scorsa volta non sei venuta all'appuntamento settimanale. E Bhe, Monica ha deciso di fare terapia di gruppo." Disse abbassando la voce quando pronunció le ultime parole.
Strabuzzai gli occhi incredula. Avevo detto esplicitamente a Monica che non volevo essere coinvolta in terapie di gruppo.
"Calma White. Non sono poi così tremende." Disse la segretaria allungando una mano sopra la mia.
Io la sfilai da sotto la sua.
"Dov'è Monica? " Chiesi furiosa.
"In sala d'attesa."
Attraversai la hall camminando Decisa a dire due paroline a Monica.
Lei lo sapeva, sapeva che mi dava fastidio parlare dei miei problemi davanti altre persone. Lo sapeva benissimo.
Entrai nella sala d'attesa, piena di sedie con l'imbottitura. Bleah, servivano solo per far sentire meno in imbarazzo le persone. E Devo dire che non funzionavano un granché. Appena vidi il concio grigio di Delia mi diressi verso di lei, ignorando i pazienti seduti in attesa. Non l'avevo ancora raggiunta che iniziai a parlare.
"Ti avevo detto che non volevo." Dissi con un volume di voce un po' alto.
"Sai come la penso al riguardo. Non faccio quelle cazzate, non servono a niente le sedute di gruppo. E Ti avevo detto che non volevo farle, sai che non voglio."
"Calmati White. Ci sono altre persone in questa stanza, abbassa il volume della voce. Saremo in pochi. In quattro. In tutto sarete due ragazze e due ragazzi. Non sarà così male, vedrai." Disse.
Mi arresi.
"Va bene, ma se non mi piace, vado da un altra parte " dissi. Sapeva che non l'avrei fatto. Amavo parlare con Monica e non avrei mai smesso.
"Su, vieni dentro. Sono già arrivati due. Manca solo un ragazzo." Disse mettendo una mano sulla mia spalla, invitandomi ad entrare.
Appena misi piede dentro la stanza vidi cinque sedie di legno. Solo due di esse erano occupate, da una ragazza e un ragazzo.
Mi sedetti lontano da loro.
Monica si sedette al mio fianco. Adesso, l'unica sedia vuota era tra me ed il ragazzo.
"Bene. Buongiorno. Parlate un po di voi." Disse Monica.
Il primo che aprì bocca fu il ragazzo. L'avrei descritto come un Haymich moderno. La puzza di alcol si poteva sentire dal piano inferiore. Aveva capelli neri un po' scompigliati e occhi iniettati di sangue.
"Sono Jace. Mia moglie é morta due mesi fa. Sono rimasto solo, mia figlia é andata a vivere con il suo ragazzo di Canada. Ho iniziato a bere per dimenticate. Si dice, che se bevi tanto, certi ricordi possono rimuoversi interamente. Io voglio solo che il dolore che sento qui." Disse toccandosi il petto. "Finisca." Concluse l'uomo.
"Allora Jace. Bere non ti farà dimenticare la morte di tua moglie. Devi imparare a conviverci. Quando pensi a lei. Non portare i tuoi ricordi al giorno che é morta, portali ad un episodio che ti é piaciuto particolarmente." Disse Monica.
Non so come faccia a capire in questo modo. Mi ha raccontato che da piccola, aiutava sempre le sue amiche con qualsiasi problema. Le piaceva sapere che grazie a lei le sue amiche stavano meglio. Monica é un dono del cielo, venuta per salvarci.
Stava per prendere parola la ragazza quando bussarono alla parte. Probabilemente era il ragazzo che ancora doveva arrivare.
"Entra pure." Disse Monica.
La porta si aprì ed entro lui.
Harry Styles.
I nostri occhi si incatenarono subito.
Cazzo. Erano stupendi, pur essendo così tetri e spenti.
Abbassai lo sguardo e Harry si fece strada tra le sedie per sedersi al mio fianco. Per un momento pensai che si fosse seduto al mio fianco Perché si sentiva più a suo agio, poi mi accorsi che c'era libera solo quella sedia.
Si giró verso di me e sorrise e io ricambiai.
"Uhm, vedo che già vi conosciete." Osservó Monica.
"Si, ci siamo incontrati ieri." Dicemmo quasi all'unisono. Tutti e due accennammo ad un sorriso.
"Uhm. Sento odore di amore nell'aria." Disse la ragazza dai tratti coreani.
Diventaii subito rossa dall'imbarazzo.
"Vuoi continuare a raccontare la tua storia Penny? " Chiese Monica.
"Lascio volentieri il mio turno al riccio." Disse guardandolo.
"Harry." Disse lui.
"Allora Harry. Vuoi raccontarci un po' della tua storia? " Chiese La psicologa.
"Uhm. Certo. Allora."
Finalmente avrei saputo la storia di Harry Styles.
{Grazie mille per i commenti positivi! Già vi amo. Ho bisogno di un vostro parere!}
STAI LEGGENDO
Depressed
Fanfiction[ Non ho mai portato dei fiori sulla tomba di Cole, ogni volta che sarei tornata avrei visto i morbidi petali ormai senza vita, come per ricordarmi che il tempo passava e Cole non c'era. ] ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• [ "...