Avrei semplicemente potuto tenermi tutto dentro, senza fare domande, e senza chiedere risposte, fare finta che tutto questo non mi stesse accadendo. Mi trovavo ancora a Brook Hills, vivevo la solita vita da quattordicenne, avevo i miei amici, avevo tutto, eccetto la mia famiglia. Solo mia nonna. Mi continuava a ripetere " Beth, è una storia troppo lunga da raccontare" ,io capivo che diceva questo perché non voleva dirmelo, ma volevo capire il perché e soprattutto sapere. La mia curiosità non si placó, continuai a chiedere. Ogni notte, dalla mia nascita, sognavo sempre di ritrovarmi in un bosco di notte, non riuscire a respirare più e cadere, come un incubo, però reale. Non capivo che succedeva, sapevo solo che in un modo o in un altro c'entrava sicuramente con la mia famiglia, ma soprattutto con il segno che avevo sul polso, un triscele, era come una scottatura, e ogni volta finito il sogno bruciava come se mi fossi appena scottata.
Lunedì. Quel lunedì iniziava il primo giorno di liceo, non avevo paura, però non conoscevo nessuno. Entrata alla prima lezione, storia, quasi tutti si conoscevano, ero l'unica "nuova", tra tutti c'era una ragazza, anche lei era come me, "nuova". Il preside, aveva deciso che per tutti quei ragazzi e ragazze del primo anno, di pomeriggio, ci sarebbe stato un incontro per conoscerci tutti un po meglio. Allora alla fine delle lezioni, andammo tutti in aula magna dove trovammo il preside steso a terra, una delle grandi finestre era totalmente rotta, tutti i pezzi di vetro erano in frantumo sul pavimento. La ragazza nuova, quella della lezione di storia, andò subito accanto al corpo del preside, diceva che aveva fatto un corso di soccorso, già dal corridoio sentivo odore di sangue. Erano tutti attirati dal corpo, io invece, silenziosamente, mi avvicinai alla finestra ormai in frantumi. Notai una melma trasparente, ondevitare di inquinare la scena del crimine non toccai nulla. Chiamarono la polizia, che fece allontanare tutti. La ragazza del corso di storia si accorse che io guardavo altro, e non il cadavere. Appena uscita da scuola, sempre lei mi fermò; mi chiese se sapevo qualcosa a riguardo, ma le diedi la risposta che non voleva sentire, no. Incuriosita le chiesi qual era il suo nome, mi guardò come se le stessi facendo una domanda strana, "Page, mi chiamo Page" disse, e poi se ne andò senza salutare. Tornai a casa, si erano gia' fatte le 6 pm, a quel punto mi aspettavano le mille domande di mia nonna. Incominciai a farmi più domande su Page, allora la cercai su i social. Da lì sembrava, la solita studiosa e sempliciona, sapevo che che c'era qualcosa sotto... Arrivò la notte, da sempre odiata per lo stesso sogno. Mentre provavo ad addormentarmi mi bussano alla finestra, dallo spavento, non sapendo chi fosse, presi la mazza da basboll e mi avvicinai lentamente, dal ramo dell' albero vidi spuntare una mano, mi ero accorta subito di chi era, Spencer! Spencer era la mia migliore amica, ci sentivamo ogni giorno, a lei raccontavo tutto, a scuola però non eravamo negli stessi corsi, ci vedavamo a stento in caffetteria. Appena mi accorsi che era lei le chiesi perchè dovevamo parlare proprio di notte. Ovviamente dovevamo scoprire tutto sull'omicidio. Il giorno dopo avrei dovuto avere un test di chimica. Credevo che il mio no fosse stato palese, invece proprio no. Andammo a scuola, il cadavere non c'era più, ma c'erano ancora le tracce, che io non volevo inquinare, ma lei invece palesemente si. Stava per toccare la melma, la fermai,"almeno mettiti dei guanti, no?" le dissi. Dopo avermi dato ragione, noto' che era diversa da una semplice melma, il guanto rimase immobile mentre la mano riusciva ancora a muoversi, anestetico? Non credo proprio. Spencer lo mise in un vasetto. L'accompagnai a casa sua, ma durante il tragitto di casa sul bordo della strada c'era Page. Mi avvicinai per chiederle se andava tutto bene, "so dove sei stata" disse. Io allora a quel punto mi sentii un po' "spiata" vabbè, non ci diedi tanto peso, ma piu' che altro le chiesi a che le serviva sapere dove andavo, mi guardo' senza rispondermi. A quel punto diventai furiosa, lei mi continuo' a guardare in viso, ma poi comincio' a sorridere. Mi arrabiai ancora di più, ma sopratutto le chiesi perchè era felice, mi disse "no niente, ho solo ottenuto cio' che volevo"; la guardai stranita, disse "guarda i tuoi occhi", i miei occhi erano da sempre stati marroni, invece guardandomi notai che erano di un giallo, un giallo acceso e brillavano come non mai. Vedendola gia' consapevole le chiesi cosa mi era successo. "Sei un lupo, un lupo mannaro", non credevo a quello che diceva, ma mi accorsi che tutto combaciava perfettamente. Totalmente confusa le chiesi come faceva a saperlo; mi rispose "Beth, io so più di quanto tu possa pensare, sono una banshee", continuando ad essere confusa e a non capire di che parlava le chiesi di spiegarmi il più possibile.
Page non sembrava più la solita studiosa, totalmente diversa dall'apparenza.
Alla mia domanda mi rispose un po' preoccupata, "dopodomani notte ci sarà la luna piena" ,io che continuavo a non capire le chiesi quali sarebbero state le conseguenze. Page mi lasció, "ci vediamo domani a prima ora per chimica" disse, "ti spiegherò tutto".
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Brook Hills
WerewolfBeth era una studentessa di liceo che viveva a Brook Hills, la sua vita cambia drasticamente quando scopre fatti ambigui sulla sua famiglia.