Scaricai i punti della scheda per il pranzo e seguii Camy che si stava dirigendo sul lato sinistro della mensa.
Un grande tavolo rettangolare, l'unico tra tutti gli altri che erano a cerchio, era circondato da tantissimi ragazzi e ragazze.
Riconobbi KC, la ragazza di prima, parlare con una ragazza afroamericana.
"Ciao ragazzi, lei è Lydia" disse Camille mentre prendeva posto vicino ad un ragazzo con i capelli neri. Aveva le spalle larghe e un accenno di barba. Il ragazzo che pensai fosse Ian abbracciò Camille prendendola per le spalle e stampandole un bacio sulle labbra.
Alcuni ragazzi mi salutarono, altri non fecero caso a me mentre prendevo posto vicino Camille e un'altra ragazza dai capelli biondi corti intenta a parlare con due ragazzi.
"Perché è seduta al nostro tavolo?" Riconobbi la voce di Thomas che si sporse dal suo posto per guardare meglio sia me che Camille.
Era seduto a capotavola, tre posti dopo di me.
"Thomas non hai avuto modo di conoscerla, lei è Lydia, ed è una mia amica." Camille parlò cercando di mantenere la calma. A quel punto tutti i ragazzi seduti intorno al tavolo tacquero e mi fissarono.
"Piacere io sono KC" si presentò la ragazza dagli occhi da cerbiatta, mi porse la mano e io ricambiai la presa, sorridendo.
"Non mi interessa chi è. Basta che la principessina non faccia cadere altro cibo per terra" ammise strafottente Thomas alzano un piede sul tavolo tra un vassoio vuoto e una bottiglia d'acqua. Era a due metri di distanza da me eppure la sua arroganza era palpabile.
Sapevo benissimo che alludeva al nostro incontro al supermercato. Mi aveva riconosciuta e per questo aveva deciso di deridermi.
Una ragazza alta, con i capelli rossi e un paio di pantaloncini corti al posto della solita gonna si avvicinò al nostro tavolo e come se nulla fosse si sedette in braccio a Thomas che invece di allontanarla la accolse sulle sue gambe e la baciò appassionatamente.
Un grido di "uooo" si mescolò con alcuni "bleh" di qualche ragazza.
Ian rise e scosse la testa, poi però si sporse verso di me e si presentò.
"Piacere, io sono Ian Ray, non far caso a Thomas, non tutti sono antipatici come lui." Ammise scherzando.
"Non far finta di essere diverso da lui, è il tuo migliore amico" sbuffò Camy "potresti dargli qualche dritta invece di ridere e assecondarlo".
"Tranquilla Camy" dissi aprendo una bottiglia d'acqua, "probabilmente se lo eviterò lui smetterà di trattarmi a pesci in faccia" ammisi.
"Non proprio. Più eviti Thomas Walker più lui ti renderà la vita un inferno" mi informò KC sgranando gli occhi e alzandosi dal suo posto.
Dopodiché alcuni ragazzi andarono via, probabilmente per prepararsi agli allenamenti.
Guardai in direzione di Thomas: la ragazza di prima era ancora su di lui ma questa volta era intenta a scrivere un messaggio sul telefono, Thomas mangiava una mela ed evitava di guardarla, si vedeva che era poco interessato a ciò che stava accadendo attorno a lui.
Guardai il mio piatto ancora pieno. Decisi di iniziare a mangiare e di evitare di guardare quel ragazzo antipatico.
KC non doveva per forza avere ragione. I bulli possono essere evitati, e non per forza Thomas doveva prendere di mira me. Infondo avevo sempre tenuto testa ai tipi come lui.
Non meritava il mio interesse.***
Con il trillo dell'ultima campanella espirai un sospiro di sollievo. Le ultime ore erano state estenuanti. I professori non erano come quelli della mia vecchia scuola: questi qui pretendevano molto più impegno.
Fortunatamente non avevo mai avuto seri problemi con lo studio. Miravo a laurearmi in criminologia e speravo di entrare anche io nell'FBI come mio padre.
A 16 anni mi aveva insegnato a sparare e ormai già sapevo distinguere una Glock da una Beretta.
Mia zia Annie invece era una traduttrice del Bureau e neanche il suo ruolo mi dispiaceva.
L'investigazione mi affascinava.
Presi i libri che avevo chiuso nell'armadietto qualche ora prima e mi avviai verso l'uscita.
"Lydia!! Lydia!" mi sentii chiamare da una voce che non riuscii a riconoscere.
Mi voltai e mi guardai intorno e poi riconobbi Ethan.
"Ah finalmente ti sei fermata" mi disse cercando di prendere fiato.
"Ethan, giusto?" Dissi sperando di non sbagliare nome. Dopo una giornata intera passata a memorizzare tutti nomi e volti nuovi avevo dubbi sulle mie capacità di memoria.
"Si, speravo ti ricordassi di me" ammise affiancandomi mentre uscivamo da scuola.
"Volevo chiederti, questo sabato c'è il solito falò di inizio anno, di solito lo si fa a Malibu, noleggiamo un autobus o andiamo con mezzi personali... ti andrebbe di venire con me?" domandò imbarazzato grattandosi la nuca.
Mi fermai di scatto per guardarlo in faccia.
Ormai eravamo fuori all'entrata della scuola e vari ragazzi ci passavano di lato.
Non sapevo cosa rispondergli così sorrisi e improvvisai.
"Ehm... Ethan, sarò sincera, non ti conosco e non so quasi nulla di te tranne che sei un giocatore di basket ed hai una sorellina. Perciò..."
"Sai anche che il mio cognome è Devis" scherzò lui "perciò facciamo così, ho una settimana per farmi conoscere da te e ti prometto che il falò di sabato prossimo sarà la più bella festa a cui tu sia mai stata" mi fece l'occhiolino e voltandosi cambiò strada mescolandosi tra la folla.
Rimasi imbambolata a guardare il punto in cui lui si trovava fino ad un secondo fa.
Scossi la testa e mi avviai verso la fermata dell'autobus.
Solo allora mi resi conto che il mio cellulare stava squillando: "2 messaggi non letti".
Sbloccai il mio telefono e notai un messaggio da parte di un numero sconosciuto: "Sono Camy, salvati il mio numero." Avevo dimenticato di aver dato il mio numero di telefono alla prima ora dopo il pranzo a Camille. Avevamo avuto tutte le ore di lezione uguali tranne l'ultima.
Per fortuna Thomas aveva gli allenamenti e quindi non era stato in grado di mettermi ancora in imbarazzo.
Controllai il secondo messaggio, questa volta da parte di mio padre: "sono già a casa. Ho delle cose da fare nello studio, fammi sapere quando torni."
Era strano che papà fosse già tornato da lavoro. Gli risposi che stavo per prendere l'autobus.Una volta arrivata davanti casa, entrai e cercai papà che però non lo trovai nello studio.
Così salii sopra in camera mia.
Dalla camera di mio padre proveniva la sua voce "No Direttore, a me serve l'agente Lindy. Non posso tradurre io ciò che altri sbagliano. La mafia giapponese non solo sta vendendo droga nel nostro paese ma sta addirittura approfittando di adolescenti e uomini che hanno un disperato bisogno di soldi! E tutto questo nella città in cui vive mia figlia." Sentii mio padre lamentarsi. L'agente Lindy era una donna minuta che faceva parte dell'ex squadra di mio padre. Avevo sentito che aveva origini giapponesi e che era la miglior traduttrice di giapponese e italiano che il Bureau potesse desiderare.
"Ho bisogno non solo di lei ma di tutta la mia ex squadra di Marines. Mi dia il permesso di chiamarli." non avevo mai sentito mio padre così preoccupato, evidentemente si trattava non solo di droga ma anche di atti terroristici.
Lo sentii sbuffare e poi chiudere la telefonata. Mi decisi a scendere le scale e far finta di non aver sentito tutto quello che avevo ascoltato.
"Ehi, sei tornata" disse mio padre scendendo le scale.
Ero seduta sul divano in salotto.
"Si, giusto due minuti fa" ammisi, ed era la verità. Mio padre era visibilmente preoccupato
"Tutto okay? Eri al telefono?" Domandai guardandomi le unghie smaltate di rosso.
"Si, la mafia ci sta mettendo in difficoltà e inizio a pensare che ci sia corruzione persino nel nostro edificio."
Sgranai gli occhiali, quella era un'accusa bella e buona. Mio padre doveva aver capito qualcosa che altri probabilmente avevano finto di non capire.
"Ma tu non devi preoccuparti di questo. Come è andata a scuola? Le persone sono state gentili con te???" Chiese mentre accendeva la tv e si sedeva al mio fianco. Indossava ancora la divisa nera con la fondina vuota.
Chissà cosa aveva combinato quella mattina.
"Ho conosciuto una ragazza davvero gentile, si chiama Camille Mill" dissi togliendomi le scarpe, mio padre mi guardò di sottecchi
"Devo indagare su di lei?" mi prese in giro. "No! Assolutamente. È l'unica amica che ho!" Scherzai.
"Nessun ragazzo?" Chiese facendo il finto distratto. Non sapevo se dirgli o meno di Thomas, o di Ethan e il suo invito al falò. Tacere però non avrebbe fatto altro che alimentare la sua curiosità, e per esperienza sapevo benissimo che un agente curioso è destinato a scoprire la verità, se non di più.
"Un ragazzo mi ha detto che sabato c'è un falò a 40 minuti da qui" dissi evitando di incontrare il suo sguardo indagatore.
"A Malibù?"
"Come lo sai??"
Mi guardò con uno sguardo furbetto e così alzai gli occhi al cielo ridendo.
"Ti sei informato di tutte le usanze della California oppure solo quelle di Los Angeles?" Domandai scocciata.
"Solo quelle strettamente necessarie" si giustificò alzandosi dal divano.
"Beh? Non mi chiedi chi è?"
"Ti ho sempre promesso di fare il bravo genitore non impiccione e non entro nei tuoi affari personali se no sei tu a raccontarmeli di tua spontanea volontà"
Non sapevo se credergli.
"Non so se andarci, non lo conosco." Ammisi poi.
"Non conosci nessuno in realtà, hai tutto il tempo del mondo, se te la senti, vai" mi consigliò lui infine, meravigliandomi.
"Ci penserò" dissi.
Lui annuì "vado a farmi una bella doccia e poi cuciniamo insieme, che ne dici?" Mi propose, "hai fame?"
"Si papà, sto letteralmente morendo di fame".Dopo cena mi ricordai di non aver risposto più a Camille così decisi di scriverle.
"Ehi Camy. Ho saputo che sabato c'è il falò" scrissi, e controllai il suo ultimo accesso che risultava essere dieci minuti prima dell'invio del mio messaggio.
Dopo pochi minuti mi rispose:
"Come lo saiiiii? Stavo giusto per dirtelo, oggi me ne sono completamente dimenticata!"
Risi immaginando la sua faccia in quel momento. Mi stavo già abituando all'idea di avere un'amica vera.
"All'uscita da scuola ho parlato con Ethan, mi ha invitata."
Una volta inviato il messaggio scattarono i tre puntini e subito la risposta arrivò: "Davis??? Davvero? Wow Lydia non ha perso tempo!"
Digitai velocemente una risposta:
"Non so se andarci"
"Ma sei matta? Devi venire assolutamente, ci divertiremo tantissimo! Ethan è un bravo ragazzo, mi risulta solo strano che abbia deciso di invitarti. È sempre stato un tipo timido."
Leggendo il messaggio pensai al sorriso imbarazzato di Ethan e al suo modo di fare. Era senza dubbio un bel ragazzo e si comportava in modo gentile. In fondo avevo rifiutato il suo invito ma lui aveva comunque deciso di provarci.
"Ci penserò" mi decisi a scrivere.
Ero già stata ad altri falò ma pensando al discorso di Ethan non potei non sperare di vivere la miglior festa di sempre.
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NOI. |Ti svelo un segreto, non so farmi amare.|
RomanceLydia Dodge è da sempre abituata a trasferirsi a causa del lavoro del padre: Matthew Dodge, un ex Marines e vicedirettore dell'NSB. Per l'ennesima volta Lydia è costretta a cambiare casa, scuola e vita. Non sa però che questa nuova vita a Los Angele...