Capitolo 5

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Bianco, Jo vedeva solo questo, e urlava, urlava come non aveva mai urlato. Per un momento si stupì di riuscire ad urlare così tanto.
Poi il dolore sormontò lo stupore. Piano piano cominciava a vedere qualche colore in più. Ad ogni respiro il dolore la uccideva, quasi non respirava più.

Pensò di smettere di respirare per sentire meno dolore.

<<Jo! Jo!>>, qualcuno la chiamava ma chi era lei non riusciva a capirlo.

Sentiva così tanto dolore che non riusciva più a urlare. Come era successo? Jo non riusciva a ricordare cosa stesse facendo prima perché il dolore al torace glielo impediva.

A stento riuscì a guardarsi intorno, riconobbe la palestra in cui si allenava, vide tanta gente che la fissava e le metteva ansia.

Aveva gli occhi spalancati, quasi fuori dalle orbite. Voleva solo Tim.

<<Tim>>, disse quasi senza fiato. Poi lo ripeté più forte e più forte ancora. Jo vedeva che la persona più vicina a lei stava muovendo le labbra ma non tentò nemmeno di capire cosa le stesse dicendo.

Mosse la testa prima a destra poi a sinistra con aria confusa.

Poi lo vide; cavoli era proprio lui!

Tim camminava lentamente verso di lei. Cercò di alzarsi, voleva corrergli incontro, voleva abbracciarlo. Si sentiva consumata dal desiderio che quasi non si accorse delle mani che le piombarono addosso per tenerla ferma.

<<Tim! Ti prego! No, io devo andare da lui! TIM!>>, furono pensieri che si formarono nella sua mente alla velocità della luce ma non riuscì a proferire parola alcuna.

Tre figure arancioni fecero il loro ingresso. Portavano con loro una barella gialla e bianca.

<<Non vado da nessuna parte senza Tim>>, disse lei lentamente con un filo di voce ma nessuno sembrò far caso a quella voce.

<<Non riesco a respirare, mi fa troppo male, aiuto, fa male!>>, nessuno seppe mai proferire se disse o no quelle parole.

Jo ora vedeva tutto nero, sentì che qualcuno la legava sulla barella, poi udì un rumore assordante e capì che erano le sirene dell'ambulanza.

Continuò a sentire dolore finché non cadde in una specie di sonno.

"Sono morta?", pensò negli ultimi istanti in cui riuscì a farlo.

***

<<Ciao Jo>>.

Una voce, con tutta la sua calma, aveva parlato svegliando la ragazza da quello che poteva essere un sonno profondo.
Aprì gli occhi e si guardò intorno.

Era tutto molto bianco, la ragazza non riusciva a riconoscere quel luogo illuminato di luce chiara.

Era più grande di una stanza e pareva essere senza fine.

Jo si mise in piedi velocemente. La sua pelle era chiara e liscia, non c'erano ferite e non c'era sangue. Non si vedevano più nemmeno le cicatrici che portava sui polsi. Indossava un paio di jeans e una maglietta bianca.

Si guardò intorno per cercare di identificare l'origine di quella voce.

<<Chi ha parlato?>>, chiese con tono sicuro, girando la testa a destra e a sinistra. Scorse una figura, vestita esattamente come lei, che le si avvicinava. Era un ragazzo, questo era sicuro, era alto e aveva una chioma di capelli di un marrone meraviglioso.

Man mano che si avvicinava le sembrava sempre più familiare.

<<Tim!>>, l'esclamazione della fanciulla rimbombò nell'ambiente con una nota di stupore.

Jo era incredula: <<È un sogno?>>, chiese guardandosi ulteriormente intorno.

<<Speravo che me lo dicessi tu...>>, rispose il ragazzo.

La ragazza, con timidezza, prese la mano del ragazzo con fare quasi timoroso poiché temeva che fosse un fantasma, che potesse scomparire da un momento all'altro. Toccando la carne del ragazzo, una lucente e fresca lacrima rigò il volto della fanciulla.

<<Non è possibile - iniziò - Non è probabile>>, si corresse.

Subito dopo lei gli gettò le braccia al collo e lui la avvolse in un abbraccio stretto. Jo sentiva il suo profumo e, lì, tra quelle braccia, era a casa.

Fu l'abbraccio più lungo e più bello della sua vita, l'unico che desiderava da tempo, per il quale avrebbe scalato le montagne e solcato i mari.

<<Jo, che cosa hai fatto della tua vita?>>, la domanda di Tim conteneva un misto di preoccupazione e tristezza. La giovane posò lo sguardo per terra. Tim con una mano le sollevò il mento e la guardò negli occhi.

<<So tutto, ho visto tutto>>, spiegò. Un'atra lacrima rigò la guancia della ragazza, era dispiaciuta per come aveva condotto la sua vita nei mesi precedenti. Era la prima volte che se ne rendeva conto.

"Che cosa ho fatto?", pensò.

<<Jo, lo so che tu non hai mai pensato di morire, so che quei tagli li hai fatti solo per collocare il tuo dolore. Ti sei chiusa in te stessa quando avevi bisogno di essere aiutata e così facendo sei rimasta sola. Non eri sola, Jo, non lo sei mai stata ma sei finita col diventarlo. La vita è l'unico dono che non riceverai mai due volte. E non è che un concentrato di emozioni, belle o brutte, perché questo siamo: emozioni. Il bello è che se ci pensi noi non sappiamo dare alla parola "vita" una definizione abbastanza soddisfacente. E ti dirò di più: meglio essere protagonisti della propria tragedia che spettatori della propria vita. Alla fine la morale è che non c'è nessuna favola. La vita può esserci portata via con uno schiocco di dita, può essere piena d'ostacoli, può fare schifo, tanto schifo.
Ma alla fine, se sei disposta a rischiare, la vita dall'altra parte è meravigliosa. Non importa se hai mille ragioni per piangere e una per sorridere. Sorridi Jo, fallo per quella singola ragione. Scoprirai che è tutto molto più semplice di quello che sembra. Tu sei forte, ma devi convincere te stessa se vuoi esserlo davvero. Tuffati nella vita. Non tirarti mai indietro. Prova più emozioni che puoi, vivi più esperienze che riesci e rialzati da ogni caduta. Quando tocchi il fondo non è impossibile uscirne. Sul fondo c'è un trampolino, Jo. Salta. Salta.>>.

Poi un rumore frastornante iniziò a rimbombare nelle orecchie della ragazza, Tim pareva non sentirlo poiché rimase immobile a guardare la sorella.

<<Che cosa sta succedendo?>>, chiese preoccupata al fratello alzando la voce.

<<Ti stai svegliando, Jo. Hai scelto la vita. Non ti sei abbandonata al dolore, alla sofferenza. Hai scelto di vivere, perciò fallo. Vivi!>>, il fratello rispose pacato.

<<Tim, io non ti voglio lasciare!>>, disse e altre lacrime scesero dai suoi occhi.

Tutto si converse in un movimento rotatorio come se la ragazza si trovasse all'interno di un tornado. I piedi le si sollevarono e lei si aggrappò con le mani alle braccia del fratello.

<<Sarò sempre con te, Jo. Io ci sarò sempre. Vivi, vivi anche per me. Ora però devi lasciarmi andare.>>. In lacrime Jo mollò la presa dal fratello.

<<Ti voglio bene>>, si dissero e tutto cessò all'istante.
Poi... buio.

Oltre il muro si vola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora