Capitolo 6

130 21 29
                                    

Una ragazza in un letto di ospedale aprì lentamente gli occhi. Una luce bianca e accecante si impossessò della sua visuale.
Subito sua madre, suo padre e un medico si precipitarono al suo capezzale. Un tubo che si ritrovava in gola le impediva di comunicare.

Il dottore parlò: <<Sai chi sei?>>. La ragazza annuì lentamente.
<<Capisci cosa ti è successo?>>. Avrebbe potuto interpretare quella domanda in un milione di modi, ma l'unica cosa che poté fare fu annuire di nuovo. Allora la madre si avvicinò al viso della fanciulla: <<Jo, hai avuto un incidente in palestra e hai sbattuto la testa>>. La ragazza posò uno sguardo terrorizzato sulla madre la quale, vedendo ciò, prese la mano della figlia e la baciò delicatamente.

Il giorno seguente Jo venne informata riguardo la sua condizione. Aveva tre costole e il radio sinistro fratturati. Una costola, rompendosi, le aveva perforato il polmone destro. Siccome si temeva che non riuscisse a respirare da sola, le avevano messo un ausilio. Ora era stato rimosso e la ragazza era di nuovo in grado di parlare. Vagando nei suoi pensieri ritornò alla conversazione con Tim: era felice di averlo visto ma soprattutto di non essere morta.

Nei giorni successivi ricevette molte visite da parte della sua squadra di ginnastica, dai suoi amici più stretti e qualche compagno di classe, dai parenti e da Tommaso.

Tommaso, nonostante tutto, era andato a trovarla e Jo era molto contenta per questo. Aveva capito che allontanarlo era stato un errore ed era pronta a rimediare. Infondo l'affetto che nutriva per lui non era mutato.

Quando il ragazzo entrò nella stanza, dopo aver salutato Jo, iniziò subito a dire quanto fosse stato preoccupato per lei e quanto gli dispiaceva di non esserle stato accanto come avrebbe dovuto.

Jo sapeva di essere colpevole e si sarebbe data pace solo nel momento in cui sarebbe riuscita a perdonarsi.
<<Tommaso, è colpa mia: ti ho allontanato nel momento in cui avevo bisogno di te ma voglio poter rimediare al mio errore>>. Poi un bacio. Con un bacio tutta la negatività della situazione venne rimossa, dimenticata, superata. Con un bacio i due si promisero che ci sarebbero stati l'uno per l'altra, sempre.

Passarono i giorni e passò qualche mese.
Jo era finalmente uscita dall'ospedale. Aveva tolto il gesso e il suo polmone e la sua testa stavano bene. Oramai aveva ripreso la sua vita: la scuola, la palestra, le amicizie.

Si ritrovò in una nuova gara. Era nella stessa palestra dell'ultima che aveva fatto.

Non appena entrò nello stabile fu invasa dai ricordi e dalla nostalgia. Rammentò il discorso che le aveva fatto Tim nello spogliatoio e il tempo trascorso nel campo dietro alla palestra. Era una sensazione che la faceva sorridere al ricordo del fratello ma allo stesso tempo era doloroso pensare che lui non ci fosse più.

Durante lo svolgimento della competizione la ragazza cercò di non pensare a nulla e alla fine poté dire di aver svolto una bella gara. Tuttavia Sara, la sua istruttrice, che l'aveva accompagnata in gara, non aveva smesso di lanciarle occhiate e farle sentire il suo supporto. Jo aveva apprezzato molto questo comportamento.

Era giunta però la parte della gara che la ragazza amava di meno: le premiazioni.
Si allenava per sé stessa e nella sua vita, nonostante praticasse questa disciplina da molto tempo, aveva vinto davvero pochissime volte.

Ciononostante le premiazioni erano una condizione che era disposta a sopportare. Una donna leggeva scorrevolmente le classifiche del podio delle varie categorie di bambine e ragazze che avevano gareggiato quella mattina, fino ad arrivare alla categoria di Jo. Il fatto che venissero chiamati davanti al pubblico solo i primi tre posti era di gran conforto per lei poiché già sapeva di non essere di essere tra questi.

Durante la gara aveva superato importanti blocchi emotivi, che erano sopraggiunti durante gli allenamenti in seguito alla morte del fratello, per quanto riguardava saltare sul trampolino; aveva fatto un bell'esercizio a trave e a parallele, inoltre era molto fiera della sua coreografia al corpo libero.

<<Prima classificata in assoluto della categoria juniores - alla fine delle premiazioni mancava poco e Jo ascoltava la voce della donna distrattamente - Jo Alighieri>>.
La ragazza rimase scioccata: non ci poteva credere e per di più non se lo sarebbe mai aspettato. Si affrettò a correre sul podio e a salire sul primo gradino.

Le venne consegnata una coppa color oro e il pubblico esplose in un fragoso applauso.

Sua madre, la sua istruttrice e la sua squadra avevano gridato il suo nome.

Jo, lì sul podio, si sentiva benissimo. Per la prima volta si sentiva ripagata di una vita di fatiche e rinunce. Alla fine ne era valsa la pena. Alla fine ci era arrivata anche lei. Era stato lungo, faticoso, doloroso, a volte bello e a volte brutto, c'erano state lacrime e c'erano state emozioni, tante emozioni. Ma alla fine ce l'aveva fatta, anche se questa non era affatto la fine.

Aveva conosciuto la sofferenza e il dolore. Aveva esplorato i suoi limiti e li aveva compresi completamente.
Aveva dato un nome ad ognuno di loro e aveva imparato a vederli come muri. Muri che ti trovi davanti, ai quali vai addosso, muri che puoi percorrere. Ti ci puoi arrampicare e una volta arrivato in cima ti domandi: cosa c'è oltre il muro? Oltre il muro si vola.

Fine

Oltre il muro si vola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora