4. Bel caratterino

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La sveglia iniziò a suonare per la seconda volta così decisi di alzarmi. Riprendere il ritmo scolastico era sempre difficile e farlo dopo un trasferimento lo era ancora di più.
Dopo essermi preparata per andare a scuola presi i miei libri e il mio zaino e mi decisi a scendere in cucina.
Mio padre era nel suo studio, come al solito.
Si svegliava alle 6 di mattina e faceva di tutto per essere attivo e sveglio già dalle 7.
"Buongiorno" dissi affacciandomi al suo studio.
Era intendo a scorrere dei documenti sul suo pc, probabilmente stava rileggendo per l'ennesima volta le traduzioni ricavate dagli interrogatori di alcuni criminali.
"Buongiorno, sei già sveglia? Che ore sono?" mi chiese spostando alcuni fogli dalla scrivania.
"Le sette e mezza. Vuoi un caffè?"
"No grazie, già preso" affermò alzando una tazza bianca quasi vuota, mostrandomela.
"Allora prendo qualcosa da mangiare e mi avvio a scuola, ci vediamo più tardi" lo salutai con un bacio sulla guancia e avviandomi in cucina presi un succo di frutta e dei biscotti.
La giornata era già calda, il sole batteva sul muretto di casa e gli uccellini sull'albero del mio giardino cinguettavano di qua e di là.
Arrivata alla fermata dell'autobus riconobbi KC.
"Lydia! Anche tu abiti da queste parti?" Mi disse appena mi vide.
"Si, un paio di isolati da qui" le spiegai mentre salivamo i gradini del bus.
"Io anche però non prendo spesso l'autobus. A volte mi accompagna mia madre, ci sediamo qui?" chiese indicando due posti vuoti.
Rimasi sorpresa alla sua proposta ma acconsentii sedendomi dal lato del finestrino.
"Ho sentito che nel week end pioverà, molti stanno protestando perché non vogliono che il falò sia cancellato. Hai saputo della festa?"
Annuii "si me ne hanno parlato" risposi.
"È un vero peccato perderla. È il nostro modo di dire addio all'estate e in più è anche il nostro ultimo anno. Di solito se ne occupa Stephanie." Mi spiegò, anche se non avevo la più pallida idea di chi fosse.
Arrivate a scuola ci separammo, raggiunsi il mio armadietto e posai lì i libri che mi sarebbero serviti nel pomeriggio.
"Ehilaaà" mi sentii chiamare da Camille che mi raggiunse infilandosi tra i vari gruppi di ragazzi che camminavano per il corridoio.
"Alla prima ora abbiamo ginnastica" mi informò appena mi raggiunse.
"Hai davvero memorizzato tutto il mio orario?" Chiesi meravigliata.
"No è che di solito le ore di ginnastica sono uguali per tutti" si giustificò e io risi dicendole che stavo scherzando.
Andammo negli spogliatoi e ci cambiammo.
Legai i miei capelli lunghi castani in una coda alta e allacciai le mie scarpe da ginnastica.
"Credo che oggi faremo una partita di pallavolo, te la cavi? Io sono una frana" affermò la mia amica sbattendo la porta di un armadietto.
"Ho imparato a San Diego anni fa" spiegai
"Hai davvero viaggiato molto, cavoli, i tuoi cosa sono? Medici? Avvocati? Imprenditori?"
"Ehi frena frena frena" la bloccai "non ho viaggiato tanto perché sono molto ricca, ho viaggiato tanto a causa del lavoro di mio padre" spiegai.
Alcune ragazze entrarono nello spogliatoio iniziandosi a preparare senza far caso a noi due.
"Mio padre è un agente, si sposta in base ai suoi casi e alle richieste dei superiori." Spiegai infine.
"Cavoli, e per chi lavora?"
"FBI"
"Oddio!!" Gridò quasi.
Sgranai gli occhi facendole cenno di non esaltarsi troppo. "Sei una federale! Cavolo, e tua madre?"
"Non sono io una federale, mio padre lo è. E mia madre è morta quando sono nata." probabilmente sembrai troppo tesa perché Camille cambiò drasticamente espressione.
"Oddio Lydia...mi dispiace davvero tanto. Scusa se sono stata inopportuna"
"Tranquilla, sto bene." ammisi, ed era vero, mi ero abituata alle domande su mia madre da parte di estranei, più e più volte avevo dovuto raccontare che mia madre era morta dandomi alla luce.

Uscimmo fuori all'aria aperta per iniziare la lezione di ginnastica. Il coach fischiò attirando la nostra attenzione.
"Buongiorno ragazze, so che siete meravigliate del fatto che oggi ci siete solo voi donne qui sul campo ma ieri i ragazzi si sono beccati una bella punizione a causa di una lite. Non tollero la violenza lo sapete bene! Ad ogni modo in questo momento a voi non deve importare dove diavolo siano finiti ma deve importare piuttosto di correre correre correre!" Urlò come se fossimo lontane 10 metri.
Cercai di non tapparmi le orecchie e alcune ragazze iniziarono a lamentarsi delle grida del coach.
Guardandomi attorno notai la ragazza dai capelli rossi che il giorno prima si era seduta sulle gambe di Thomas.
"Mi presento per le nuove arrivate ad ogni modo... sono il Coach Sanchez e ciò che decido è legge.
Ora fatemi due giri di campo, dopodiché faremo una partita veloce a pallavolo, chi si offre come capitano?"
"Io propongo Stephanie!" disse una ragazza con i capelli neri.
"Lascia perdere Cass, se gioco la squadra avversaria non avrà nessuna opportunità di vincere. È meglio se sto in panchina non vorrei far abbassare le medie anche in ginnastica" la ragazza dai capelli rossi parlò guardandosi le unghie laccate di rosa.
"Non mi interessa, scegliete il capitano e dopo filate!" Il coach fischiò ancora una volta e si allontanò da noi.
"Lydia se sai giocare ti prego dà una bella lezione a quella rompicoglioni." Mi sussurrò Camille avvicinandosi a me.
KC sembrò sentirla e disse a voce un po' più alta "abbiamo il secondo capitano!"
"E chi sarebbe la vittima sacrificale?" Stephanie la guardò dall'alto in basso e KC mi indicò.
"Tu? Ma davvero?" Si rivolse a me con scherno e ciò mi fece andare su tutte le furie.
"Si io, tu saresti?" le chiesi di rimando, sfidandola.
"Stupida illusa, prova a batterci" affermò poi iniziando a correre sentendo il primo fischio del coach.
"Camille mi spieghi chi diavolo è lei adesso?" domandai nervosa alla mia amica che stava per partire al secondo fischio.
"È la pupilla di Thomas. Da quando si frequentano lui è diventato più stronzo. È la capo cheerleader, ho paura che faremo la figura dell'idiote"
"No Camy, penso che ti sbagli"
"Su cosa? Sei per caso una campionessa di pallavolo?"
"No, ma sono furba, investigatrice e uso la strategia a mio vantaggio" ammisi "hai ragione credo proprio di essere una federale."
dopodiché il secondo fischio arrivò e partimmo insieme.

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