La stazione

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Scendo per il solito caffè, in questo caso, un buon caffè prima di andare alla stazione.
" Il caffè lo prendiamo dopo, con Alessandra. Usciamo che è tardi". Enzina ha indossato per l'occasione il vestito buono.
" Ma arriva alle 10!". Sbuffo divertita. Non sta nella pelle. E' entusiasta.
" Usciamo che è tardi!". Non vuole sapere ragioni e arriviamo alla stazione con 45 minuti di anticipo.

" Da quanto tempo non la vedi?" chiedo mentre cerco l'accendino nella tasca dei jeans.

" Cinque anni. Non la vedo da cinque anni. Dovresti fumare di meno" mi dice con aria di rimprovero.

" Non cominciare" le dico mentre cerca di sistemarmi la camicia. Se c'è una cosa che mi rimprovera sempre sono le sigarette, ma io faccio finta di non sentirla.

" Io però non ho capito: quanti anni ha tua nipote? Che lavoro fa?"
Il suo sguardo si accende, divertito: " Non te l'ho detto? Alessandra ha 39 anni ed è un'artista!".
Non avevo pensato alla possibilità che Alessandra potesse essere mia coetanea. Che significa che è un'artista?
Lo scoprirò presto. Il treno è arrivato.

Alessandra scende col viso visibilmente stanco. I capelli castani, un po' ricci e un po' ribelli. I suoi occhi sono nascosti dai suoi occhiali scuri. Enzina le "corre incontro" col suo passo lento e il loro abbraccio è tenero e forte. Io resto indietro, per non essere di troppo. Alessandra si avvicina e allunga la mano: " Tu dovresti essere Ottavia. Grazie per esser venuta". Il suono della sua voce è gradevole, con il suo accento romanesco.
Sono complici, si abbracciano ancora e si baciano. Arrivate sotto casa, aiuto a scaricare le valigie e scompaio. Enzina non avrà bisogno di me per tutto il mese.

Ti ho baciato con gli occhi milioni di volteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora