IX.

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Le settimane che seguirono furono abbastanza pesanti per Harry perché si stava allenando duramente con Piton per apprendere l'Occlumanzia al meglio. Certo, il professore si era degnato di rendere le cose più semplici evitando commenti cattivi su ciò che vedeva nella mente di Harry e spiegandogli esattamente cosa si dovesse fare per chiudere la mente, ma l'impresa rimaneva comunque ardua.

Harry però non aveva nessuna intenzione di darsi per vinto e ci mise tutto il suo impegno e, finalmente, dopo circa un mese di estenuanti allenamenti, Harry aveva imparato quell'arte magica che non era mai riuscito a capire del tutto. 

Durante il giorno gli arrivavano attacchi a sorpresa da Piton ma lui riusciva a parare i suoi pensieri ogni volta. Era davvero soddisfatto di sé e anche Piton lo sembrava, ma non era facile capire cosa passasse nella testa del pozionista. Non lo era mai stato, dopotutto.

Quella mattina Harry si alzò di buon umore: era il suo compleanno e, grazie all'Occlumanzia, non aveva avuto nessun tipo di incubo quella notte.

Felice, scese le scale ancora in pigiama e si diresse verso la cucina.

Kreacher gli aveva preparato la torta alla melassa, la sua preferita, e una tazza di cappuccino fumante.

Piton era già lì, come il suo solito, leggendo il giornale e sorseggiando caffè amaro.

Alzò lo sguardo verso Potter quel tanto per notare il suo abbigliamento e fece un verso di disapprovazione.

Potter sbuffò, squadrando il professore già vestito di tutto punto.

Decise di ignorarlo per gustarsi al meglio quella squisita colazione.

Dopo alcuni minuti, Piton chiuse il giornale e chiamò Harry.

"Potter."

Harry alzò lo sguardo verso il pozionista.

Piton si abbassò e tirò fuori da sotto il tavolo una gabbia con un gufetto nero al suo interno.

Mose la bacchetta e annullò l'incantesimo silenziante da attorno la gabbia, porgendola poi ad Harry.

Il gufetto iniziò a cinguettare allegro.

"Buon compleanno Potter."

Harry boccheggiò, incapace di formulare una qualsiasi frase.

Severus Piton gli stava regalando un gufo.

Severus Piton gli stava facendo un regalo.

Severus Piton.

Un fottuto regalo.

Harry allungò le mani e afferrò la gabbia, ancora profondamente scombussolato.

"Non hai più una civetta, perciò ho ritenuto utile che tu avessi un nuovo gufo. Si tratta di una razza magica, per questo ha il piumaggio di un colore così particolare. Il suo nome è Anacleto." Si sentì in obbligo di dire Piton.

Harry annuì.

"Beh, grazie, non me lo aspettavo proprio." Ammise Harry.

Piton grugnì.

"Sempre molto loquace." Scherzò Harry, ancora più di buon umore di come si era svegliato.

Piton grugnì di nuovo, incapace di ribattere.

"Perdoni la mia curiosità, ma quando ha avuto il tempo di acquistare un gufo?"

"Pensi sul serio che io trascorra tutte quelle ore in laboratorio, Potter?"

"Beh, sì." Annuì Harry.

"Pensi male."

Dopo quel breve scambio di battute, la mattinata passò come al solito, l'unica differenza fu che Piton non gli fece nessun attacco mentale a sorpresa. A quanto pare aveva deciso che quello era il suo giorno di riposo.

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