Posso?

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Dopo due notti di fila al lavoro, mi sento un po' stanca. Dormo poco. Dormo male. Alessandra è diventata un pensiero costante. Desidero seguire il consiglio di Enzina ma in realtà non so come fare.
Guido distrattamente la mia vespa quando la noto. Col suo pareo e il cappellino di paglia ascolta musica in cuffia e sorride e canta.
Che splendore. Mi chiedo quali difetti abbia, ma non ho il tempo di formulare il pensiero che i nostri sguardi si incrociano.
" Ciao - le dico forse con un tono troppo languido, accostando - vuoi un passaggio?"
" Ehi! Ciao! Stavo pensando proprio a te. Con piacere". Nel suo sguardo un lampo. Un fremito. 

Stava pensando a me!


Sale sulla vespa e forse per la prima volta percepisco nitidamente il suo odore, nonostante abbia addosso il profumo del mare.
Mentre guido, decido di tentare la sorte. Invece di sterzare a sinistra,  continuo dritto verso il porto, in silenzio.
Lei non parla, non chiede. Io mi godo il momento.
" Eccoci qui, puoi scendere "
Sorridiamo mentre ci guardiamo imbarazzate. Forse emozionate.
" A cosa devo questo cambio di programma?". Sembra divertita. La sua voce è calda, forse più del solito.
Io mi faccio seria, la guardo negli occhi e cerco di tirar fuori le parole giuste.
Sfilo una sigaretta e la porto alle labbra. Ho bisogno di fumare.
" Me ne offri una?"
" Non sapevo che fumassi"
" Solo in certe occasioni" dice sfilando la sigaretta dal pacchetto e giocandoci con le dita.
" Ale, io..."
Alza lo sguardo verso di me mentre accende la sigaretta. Io non riesco a distogliere lo sguardo da quella bocca.
" Ti sembrerà una cosa strana, buffa se vuoi. Forse stupida - inizio a grattarmi la testa, imbarazzata - ma sento che è la cosa più giusta da fare".
Lei continua a guardarmi, in silenzio.
Nel frattempo cerco di fare respiri profondi per calmare il cuore.
" Ecco io... volevo chiederti il permesso di corteggiarti. - Ecco, l'ho detto - Non voglio essere invadente o fastidiosa quindi,  se tu dicessi di no, lo capirei, davvero. Zero problemi. Per darmi  questo consenso non serve che tu sia innamorata di me, basta, ecco, basta che non ti stia profondamente antipatica".
Ho lanciato la bomba. Cavolo! Ho 39 anni e le mani sudate di una quindicenne. Mi pento in un nano secondo perché lei non risponde, gira le spalle e si siete sulla vespa. Aspira la sua sigaretta con gli occhi chiusi.
Attendo qualche istante, ma lei non parla.
" Scusami Alessandra,  davvero. Sono stata inopportuna.  Pessima idea. Non so perché ho pensato che... dai, ti accompagno a casa", sono imbarazzata,  mi sento una stupida.
" Aspetta Ottavia - mi sfiora appena il braccio - è bellissimo quello che hai detto. Ne sono felice anche perché mi piaci molto". Mi guarda negli occhi e io l'ascolto in attesa di sentir pronunciare il fatidico " ma".
" Il problema  - continua - se così si può definire, è che io non ho mai avuto una relazione. Mi vergogno un po' a dirlo. Ho 39 anni e sono una specie di zitella lesbica - lo dice quasi stizzita- ho conosciuto tante donne, figurati,  ma non è mai scattato nulla. E io per carattere non sono una che si butta. Poi il fatto di essere stata tanto in giro per lavoro non mi ha permesso  di approfondire delle conoscenze. E quindi oggi mi ritrovo così" e alza le spalle in segno di resa.
" Non capisco quale sia il problema" la guardo incuriosita.
" Il problema è che ho paura di non essere all'altezza " risponde con imbarazzo.
" All'altezza di cosa? Non è una gara".
" È che io..."
" Stop stop stop - le dico prendendole una mano tra le mie - dimmi solo una cosa: mi dai il permesso di corteggiarti? Se la risposta è sì, ci prenderemo il tempo necessario per conoscerci. Ti va? "
Sorride e fa cenno di si con la testa.
Mi sento stranamente felice. Vivere un amore romantico è tutto quello che voglio adesso.

Ti ho baciato con gli occhi milioni di volteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora