Capitolo 11

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Dieci anni dopo...

Sedici anni. Ho sedici anni e mi chiamo Clare. Non sono piu' Allison, no, ho cambiato nome per non essere trovata dai tipi del manicomio, anche se hanno smesso di cercarmi da tempo. Mi hanno data per morta neanche un annetto dopo: al mi funerale c'ero solo io.

Ora qui al quartier generale lavoro ai piani alti: mi occupo di controllo qualita' e assisto i pivellini a distanza nelle consegne. Fatturo per la droga e per il club clandestino. Violette ormai non ha piu' il fisico per fare pole dance e le altre cominciano a perdere quelle forme mozzafiato che avevano prima: alla bionda si sta afflosciando il sedere, la rossa comincia ad avere i capelli bianchi e le tette cadenti. Violette mi ha assunto da poco, ma gia' sono una delle piu' acclamate dai tipi che stanno li' a sbavare sul mio corpo che gira come un kebab.

Ogni giorno quindi mi sveglio presto, mi faccio due sniffate per essere piu' arzilla, lavoro per due orette e poi faccio da guardia a degli imbecilli che a volte si fano anche beccare con la roba. Poi mi infilo la mia tuta da ginnastica, mi alleno, mi preparo e poi alla sera fatturo girando su un pezzo di ferro con gli stivali tacco dodici.

La maggior parte di quelli che mi chiedono incontri privati sono pezzi da novanta che non dovrebbero essere neanche su quel divanetto. Dicono che ho degli stupendi occhi azzurri e profondi, dicono che ho dei fianchi sensuali, dicono che ho "un seno florido" e "un fondoschiena prosperoso". Poi pero', dopo che mi hanno visto nuda non dicono poi tante parole mentre mi allungano le banconote. Stiamo facendo un sacco di soldi, ma proprio tantissimi, grazie a me. E modestamente io prendo il quaranta percento del totale , Violette il cinquanta e il resto se lo dividono le altre, che ormai stanno perdendo colpi.

Sentire quei tipi bavosi che urlano "Strix! Strix! Strix!" da sotto di me mi da un certo senso di appagamento. Forza forza, continuate ad inserirmi i soldi negli slip, tanto qui tutto e' permesso.

Sono in una delle stanze private. Di fronte a me, sul divanetto in pelle, c'e' un bel tipo, sulla quarantina, con tanto di Rolex al polso e completo di marca. Con il suo rum in un piccolo bicchiere i vetro che gli gira tra le mani senza essere mai bevuto, mi sta mangiando con gli occhi. Probabilmente ha anche dei figli ed una moglie, ma non sono una consulente matrimoniale: sono una escort e il mio lavoro lo devo fare bene. "Chissa' quanti soldi riusciro' a spillare a questo tipo" mi dico, infatti, mentre mi giro dandogli la bella visione del mio didietro e inchinandomi inarcando un po' la schiena.

Sento il rumore della pelle del divano che si rilassa dal peso di questo pezzo grosso della finanza parigina e sento le sue mani fredde e pallide che mi prendono i fianchi. Mi struscio su di lui assecondando i suoi voleri, fino alla fine.

A fine serata inserisco i soldi nel mio reggiseno e quel cretino, ancora mezzo nudo e trafelato mi lascia mettere via quegli ottocento euro. Ha detto che tornera' e io gli ho risposto che non vedo l'ora: e' vero, incassare millecinquecento euro tra pole dance e incontri privati non e' una cosa da poco, quindi non vedo l'ora che torni per fatturare di nuovo.

Shadows: un'infanzia rubataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora