Asciugai i capelli e indossai la felpa di Thomas, mi stava abbastanza larga e mi copriva metà coscia, provai a tirarla verso il basso ma non voleva proprio allungarsi. Sentivo l'acqua scorrere nella stanza a fianco e mi maledissi per essere rimasta lì.
Mio padre non avrebbe mai dovuto scoprire che avevo sparato ad un uomo ed ero rimasta a dormire a casa di un mio amico di scuola.
Amico poi...
Da quando mi aveva abbracciato mi sentivo in totale imbarazzo mentre lui sembra essere a proprio agio.
L'acqua smise di scorrere e poco dopo apparve Thomas dalla porta con solo un paio di pantaloncini. Aveva ancora i capelli bagnati e li stava asciugando con un asciugamano.
Pensai volesse utilizzare il phon che avevo lasciato sulla scrivania ma lo prese e lo posò in un cassetto dell'armadio.
"Se vuoi puoi dormire sul letto, io mh... dormirò per terra" affermò grattandosi la testa.
"Nella stessa stanza?" chiesi e lui rise.
"Si, ti dispiace?" domandò sorridendo malizioso.
"In realtà si." affermai.
"E perché mai? Sei con il ragazzo più bello della tua scuola e hai la possibilità di dormire nel suo letto."
"Più bello della scuola non saprei dirlo, sei stato appena pestato a sangue" spiegai ricordandogli l'accaduto di un'ora fa.
Non smise di ridere "anche con la faccia pestata sarò sempre più bello di quel coglione di Davis"
"Cosa c'entra ora Ethan?" chiesi avvicinandomi a lui.
"Nulla nulla..." continuava a ridere e il mio fastidio aumentò.
"E comunque posso anche dormire per terra, non mi va proprio di dormire in un letto dove sono state piu e più ragazze, per non parlare di Stephanie!" esclamai.
Thomas divenne serio e si avvicinò ancora a me.
"Nessuna, e dico nessuna ha mai dormito nel mio letto." affermò a un centimetro del suo viso.
"Ora per favore smettila di fare la principessina del cazzo e ascoltami una buona volta"
"Sei proprio uno stronzo Thomas!"
"Non sei la prima che me lo dice" affermò con tono calmo.
"Solo perché hai sparato due colpi non significa che sai tutto di me. Non sono quello che vedi a scuola, e non per forza devo essere il bastardo di turno!" Esclamò allontanandosi e andando a chiudere la porta della stanza.
A quel punto calò il silenzio.
"Mia madre torna domani mattina, se la incontri non dire una sola parola di quello che è successo. Non voglio farla preoccupare ancora di più di quanto sia capace di farlo da sola" mi disse unendo entrambe le mani come se stesse pregando.
"No" risposi sedendomi sul letto.
"Cosa "no"?!?!" domandò sgranando gli occhi.
"Devi dirmi cosa succede Thomas. Non posso aver rischiato stasera senza sapere se hai bisogno di aiuto"
"Io non ho bisogno del tuo cazzo di aiuto! Non ho bisogno di nessuno!" gridò.
Quelle parole mi ferirono senza un valido motivo. E se fino a quel momento lo avevo guardato negli occhi, questa volta girai lo sguardo. Decidi che non meritava nessuna risposta. Soltanto il mio silenzio.
Lentamente mi sdraiai sul letto e gli diedi le spalle rivolgendomi alla parete attaccata al letto.
Non mi sprecai nemmeno di mettermi sotto le lenzuola, volevo solo far passare velocemente quella notte per poter tornare a casa mia.
Dopo pochi minuti sentii Thomas espirare con forza e spense la luce, dopodiché buio.La notte sembrava non passare più, e non appena vidi il sole dell'alba entrare nella stanza attraverso la finestra decisi di alzarmi dal letto di Thomas. In un'altra occasione avrei pensato che quel materasso fosse comodissimo, ma dopo quello che era successo la sera precedente non mi sembrava il caso di restare lì.
Mi alzai senza fare rumore e vidi nella penombra il ragazzo che la sera prima era stato pestato da dei delinquenti. Quando dormiva non aveva il suo solito viso arrogante, la sua espressione sembrava rilassata e persino bella nonostante il viso sfigurato.
Mi infilai le scarpe e controllai l'ora sul mio cellulare: 5:48.
Avevo intenzione di lasciare la casa prima ancora che la madre di Thomas rientrasse. Non volevo pensasse qualcosa su di noi. In realtà mi infastidiva ancora il fatto che Thomas mi avesse obbligata a restare lì senza neanche darmi una spiegazione plausibile sul caos di qualche ora fa. Camille si sbagliava, lui non era un santo, non era un bravo ragazzo, era cocciuto, orgoglioso e amava i guai.
Iniziavo addirittura a pensare che lui amasse essere picchiato.
Se mio padre avesse scoperto tutto questo mi sarei beccata un mese di punizione, anzi probabilmente qualcosa di sicuramente peggio.
Aprii la porta della stanza cercando di non svegliarlo, strinsi la pistola al petto e le chiavi della Jeep.
Dopo 10 minuti ero già fuori casa mia.
Il sole stava sorgendo e si sentiva già il cinguettio degli uccelli sull'albero del mio giardino.
Appena rientrai mi buttai sul mio letto, assonnata come non mai. I miei capelli puzzavano di pioggia misto a fumo e menta. Solo allora mi resi conto di avere addosso ancora la felpa di Thomas.
Avevo dimenticato di recuperare i miei vestiti fradici dal suo bagno.
Sbuffai e mi buttai sotto la doccia.
Dopodiché mi addormentai cercando di non pensare alla sera precedente.Mi svegliai di soprassalto, con il suono di uno sparo che mi rimbombava nella testa.
Ci misi un po' a capire che era tutto okay. Ero nella mia stanza, nessuno aveva fatto irruzione in casa e il mio telefono stava squillando.
La chiamata era da parte di un numero sconosciuto.
Invece di rispondere aprii le tende della stanza e mi accorsi che il sole non solo era alto in cielo ma che probabilmente era pomeriggio.
Quanto avevo dormito?
Controllai l'ora e le chiamate ricevute. Erano le cinque di pomeriggio.
Mi aveva chiamata Camille più di una volta ma il numero sconosciuto era arrivato a chiamarmi ben quattordici volte! E aveva anche lasciato cinque messaggi:
"Lydia dove sei finita? Sono Thomas"
"Rispondi, Camy mi ha dato il tuo numero."
"Che cazzo ti sto chiamando da ore!"
"Ti è successo qualcosa?"
"Rispondi. Ti prego."Thomas era preoccupato?
Chiamai Camille che rispose al secondo squillo.
"Lydia! Ce l'hai fatta! Ti sto chiamando da tutto il giorno, che fine hai fatto? Thomas ha detto che quando si è svegliato eri scomparsa"
"Ehi calma! Sono a casa, mi sono svegliata e vedendo che era giorno ho deciso di rientrare... poco dopo mi sono addormentata, mi sono appena svegliata mi dispiace" spiegai mortificata. Non avevo pensato alla paura che avrei potuto provocare dopo ciò che era successo la sera prima.
Dopo qualche ramanzina e due chiacchiere Camille attaccò e mi decisi di rispondere a Thomas.
"Sono a casa mia, sbaglio o sei preoccupato? Mi dispiace essere andata via senza avvisarti... ho ancora la tua felpa, te la riporterò domattina a scuola" digitai.
La risposta non tardò ad arrivare:
"Okay"
Thomas non era certo un tipo di tante parole ma mi aspettavo una risposta più esaustiva, in fondo era stato lui a cercare il mio numero.
Posai il cellulare e cercai di dimenticare tutta quella storia. Mio padre stava per rientrare e dovevo essere certa che non si accorgesse che qualcosa non andava.
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NOI. |Ti svelo un segreto, non so farmi amare.|
RomansaLydia Dodge è da sempre abituata a trasferirsi a causa del lavoro del padre: Matthew Dodge, un ex Marines e vicedirettore dell'NSB. Per l'ennesima volta Lydia è costretta a cambiare casa, scuola e vita. Non sa però che questa nuova vita a Los Angele...