37. Libertà

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Hans si sentiva come congelato. Il suo cervello aveva smesso di ragionare, il suo cuore di battere e i suoi polmoni di respirare. Solo un brivido di freddo glaciale percorreva il suo corpo, dalla testa ai piedi, lungo la colonna dorsale. Freezing, una reazione alla paura che si manifestava attraverso bradicardia e immobilizzazione.

Spesso gli animali ricorrevano al congelamento nelle circostanze in cui non vi fosse altra possibilità di salvezza. Allora si fingevano morti, sperando che il proprio aggressore, non ritenendoli più una minaccia, li lasciasse in pace.

Sebbene, in rari casi, il freezing potesse rappresentare una risposta adattiva a uno stimolo potenzialmente nocivo, la maggior parte delle volte, soprattutto per gli esseri umani, poteva essere non solo disfunzionale ma addirittura fatale, poiché impediva di mettere in atto i necessari comportamenti salva-vita.

Ovvero attacco o fuga.

L'Anziano tornò a prendere, con una lentezza solenne, il sigaro abbandonato sul posacenere. Volgendosi di lato il ragazzo si accorse che non aveva orecchie, la cavità era completamente scoperta e lasciava intravedere, al suo interno, la membrana timpanica.

Non era una visione semplicemente sgradevole, era letteralmente raccapricciante.

Quando l'Anziano tornò a fissarlo negli occhi, si rese conto del disgusto mal celato sul suo volto e, con mestizia, sollevò un cappuccio che oscurò parzialmente le sue deformità.

«Non volevo spaventarti, giovane Titans. Ripeto: immagino che voi non abbiate mai visto un Anziano. Anche sulla mia Arca ciò non era concesso.»

L'odore acre e allo stesso tempo dolce del tabacco inondò la stanza, avvolgendo lo spazio in una nebbia sottile, impalpabile.

«Eva aveva ragione» farfugliò Hans.

«Come dici?»

Hans si riebbe dal suo stato catatonico, batté due volte le ciglia e deglutì a fatica.

«Eva, l'Umana, aveva ragione. Lei l'aveva detto. Ma non le ho creduto.»

«Eva. Bizzarro nome. Eva era un personaggio biblico, la prima donna apparsa sulla Terra, frutto della creazione nel Cristianesimo...»

«Il suo vero nome è Evangeline.»

L'anziano sorrise, allungò la mano ossuta verso la sedia e vi si appoggiò come se fosse stremato.

«Certo. Certo...»

Hans tossì e quello spense il sigaro sotto il tavolo.

«Qual è il suo nome?» chiese Hans.

Gli occhi bianchi dell'essere lo trafissero, di nuovo un sorriso screziò il suo volto livido.

«Erano secoli e secoli che nessuno mi poneva questa domanda. Il mio nome, giovane Titans, è Aniruddha. È un nome sanscrito, significa ingovernabile.» Una risata amara lo costrinse ad abbassare il capo. «Purtroppo non mi rappresenta più questo nome. Sono sempre stato molto, molto governabile.»

Hans aveva perduto ogni paura. Non era pericoloso, era evidente. Si vergognava adesso di averlo anche solo pensato. Nulla al di fuori del suo aspetto lo lasciava trasparire.

«Lei ha governato un'Arca?»

«Arca T-70. Una delle prime a salpare, nel febbraio del 2264. Terribile anno, quello. Terribile, davvero terribile.»

«Lei...lei...c'era?»

«Pensavo fossi più sveglio, giovane Titans, ti ho sopravvalutato.»

Un ghigno arcigno irrigidì Hans, che avvampò.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora