The Bounty Hunter - Hunted (Vol. 4)

Capitolo 3

Simon

Sono le 09:30, il tempo è volato mentre guardavo tutti questi documenti e scartoffie.
Per poco tempo sono riuscito a togliermi dalla testa Mak, ma questo peso sul petto non mi abbandona mai. Presto Rob mi aggiornerà e l'attesa sarà finita.

Nel mio ufficio continuano ad entrare persone, in un flusso continuo. Sono tutti agitati e preoccupati. I vari affari e attività in cui il mio branco è coinvolto stanno subendo già le ripercussioni della crisi attuale. Le proteste degli impuri contro i mutaforma puri aumentano di ora in ora e ci sono stati diversi disordini e scontri violenti.
La situazione peggiorerà sempre di più.

È notizia di poco fa che un umano è stato aggredito ieri notte senza apparente motivo e trucidato in strada. Gli Hunter dicono di non preoccuparsi e che è tutto sotto controllo, ma ciò che hanno veramente fatto è arrestare il gruppo di iene colpevoli per poi liberarli stamattina all'alba nel silenzio assordante dell'opinione pubblica e dei mezzi di informazione controllati del tutto dalla Triade. Questo è solo l'inizio di una serie di eventi di sangue di cui non vedo la fine. La guerra è imminente e molte persone moriranno per colpa di quei tre esseri assetati di potere.
Il mio cellulare vibra all'improvviso e il suono mi fa quasi saltare sulla sedia.
È Rob, finalmente!

"Ehi Rob, ce ne hai messo di tempo!" Il mio tono è quasi allegro perché l'attesa del non sapere è finita.

"Scusa capo ma abbiamo dovuto aggirare un paio di proteste da parte di gruppi di umani e anche scontri tra ghepardi puri e impuri." La sua voce rimbomba come se fosse in un luogo chiuso.

"Sei arrivato a casa di Mak?"

"Sono uscito ora dall'ascensore e sto andando verso il suo appartamen..." Lo sento camminare e poi nulla.

"Ehi Rob! Rob?"

Percepisco solo il suo respiro pesante.

"Rob? Dannazione dì qualcosa!" Guardo il telefono con rabbia come se Rob potesse vedere il mio disappunto.

Alla fine, dopo un'eternità, ricomincia a parlare: "Simon... è meglio se vieni subito qui. Devi vedere di persona..."

"Merda Rob! Vuoi dirmi che succede? Dov'è Mak?!"

Lo sento ingoiare sonoramente, poi schiarire la gola: "Simon sembra ci sia stato uno scontro. C'è sangue dappertutto e l'appartamento è sottosopra. E... hanno ucciso Missy."

"Cosa?! Cosa stai dicendo...?"

"Capo, credo che qualcuno abbia rapito Makhaira anche se dalle tracce lasciate sono sicuro che abbia portato nell'aldilà qualcuno dei rapitori. I corpi non ci sono più, ma l'odore è inconfondibile. Qualcuno è morto qui. Erano almeno in quattro. Ci sono residui di magia e penso che fosse un gruppo eterogeneo di mutaforma, almeno un orso e una iena... Quindi non è un clan rivale, sono fuori casta che lavorano per qualcun altro. Simon? Simon hai sentito cosa ti ho detto?"

Il cuore mi batte nel petto all'impazzata. Quasi faccio fatica a respirare. Sì, ho sentito tutto quello che hai detto Rob. Quello che temevo si è verificato. Le voci delle particolarità e unicità di Mak sono arrivate alla Triade. Ci sono loro dietro tutto ciò!

"Maledetti bastardi!!" Mentre mi esce un ruggito dalla bocca contemporaneamente do un pugno alla scrivania che si spacca a metà. L'ufficio all'improvviso diventa immobile e silenzioso.
La mia segretaria, Betty, sbuca da dietro la porta e con voce flebile e timorosa mi chiede: "Tutto bene Simon?"

Ignorandola, dico al telefono: "Sto arrivando, aspettami lì!" Poi butto giù, mi alzo ed esco come un uragano impazzito dal mio ufficio.

Sento ticchettare i tacchi di Betty sul pavimento mentre cerca di raggiungermi nel corridoio: "Simon! Simon! Hai un meeting alle 10 con il Consiglio. Cosa gli dico?"

Senza rallentare il passo, mi giro a malapena per dirle: "Rimandalo Betty!"
Poi arrivo all'ascensore che si sta aprendo proprio in quel momento, entro e schiaccio lo zero. Mentalmente ho chiesto già alle mie guardie del corpo di preparare la macchina di fronte all'entrata.

La discesa non è mai stata così lenta.
Din, il suono anticipa l'arrivo al piano terra.
Esco e mi blocco di colpo.
All'entrata ci sono alcune guardie che cercano di tenere una decina di persone fuori.
Mi avvicino.

"Che diavolo sta succedendo Phil?" È una delle guardie che fa i turni diurni all'ingresso del nostro comando operativo delle tigri bianche.
La tigre non molto alta ma piazzata e con delle spalle gigantesche e collo taurino, si gira di scatto: "Signore! C'è un problema, ma stiamo cercando di risolverlo."

Mi faccio largo tra le altre due guardie e guardo fuori.
Non ci posso credere! Che diavolo ci fa qui?

Esco e con voce ferma carica di rancore e violenza repressa, guardo verso il basso la donna che ho di fronte a me e che risponde al mio sguardo con tenacia e senza paura: "Madre... cosa ci fai qui? Ti ho esiliato, ricordi?!"

Lei scoppia a ridere e appoggia la sua mano al mio petto: "Figliolo, la situazione è cambiata drasticamente. Non puoi lasciarmi da sola in campagna con solo i miei dieci uomini! Ieri siamo stati attaccati da una banda di criminali. È troppo pericoloso!"

Phil intanto mi ha raggiunto fuori.

Prendo un bel respiro perché non voglio perdere la calma, qualcuno potrebbe star osservando e far capire ai propri nemici le tue debolezze non è auspicabile di questi tempi: "Madre, ora non ho tempo di discutere con te."
Mi giro e dico: "Phil, porta mia madre e i suoi nelle segrete. Rinchiudeteli lì e non farli uscire per nessun motivo. Quando torno me ne occupo io."

Mia madre spalanca la bocca rossa e ben delineata dal rossetto super costoso, alzando la testa di scatto. Il suo profumo preferito, che usa da decenni, mi raggiunge le narici mentre mi dice: "Ma tesoro, non puoi rinchiuderci...."

Mi avvicino al suo orecchio e: "Stai zitta, non fiatare. E ringrazia che non ti ributto fuori in strada a cavartela per conto tuo. Nelle segrete sarai al sicuro." Mi sfugge un sorriso di soddisfazione.

Senza aspettare una sua risposta o vedere una sua reazione, avanzo verso la strada ed entro nel suv nero sbattendo con troppa enfasi lo sportello. Ci allontaniamo in silenzio e mentre lo facciamo, guardo per un secondo la donna che mi ha generato e che forse ha tradito l'amore della mia vita, condannandola per sempre...