Capitolo 1813

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J: respira,andrà bene.

G: so che non mi farai cadere ma... è importante vincere: voglio rendere fieri tutti.

J: sono tutti fieri di noi e lo saranno ancora di più dopo oggi.

G: già...

J: ehy... - cerco il suo sguardo - io lo sono. Lo sarò sempre.

Le stringo la mano e lei ricambia la mia stretta dopo pochi secondi,sorridendomi. Muoviamo tutti e due gli occhi verso la pista e nel momento in cui sentiamo dire i nostri nomi,ci stringiamo ancora di più la mano ed entriamo in pista. La nostra coreografia non è tra le più facili,ma l'abbiamo provata tante volte. Come sempre quando raggiungiamo il centro della pista,tutto il pubblico ci acclama e questo ci da la carica giusta per partire. Tutto prosegue nel migliore dei modi e quando arriva il momento di fare l'ultima figura,quella più difficile,prima di farla riusciamo ad incrociare i nostri sguardi. Ci basta un piccolo cenno d'intesa e anche la parte finale del nostro numero viene benissimo. Quando terminiamo,tutta la platea ci applaude e noi ringraziamo come di consueto con un inchino. Usciamo dalla pista e come sempre Roberta ci riempie di complimenti,ma non sappiamo ancora nulla su come andrà.

R: siete stati perfetti.

G: non proprio... qualche sbavatura l'ho fatta.

J: l'abbiamo fatta. - la guardo negli occhi - Vinciamo insieme e perdiamo insieme,ricordi?

R: non preoccupatevi,l'importante è che abbiate dato tutti voi stessi. Vada come vada.

G: spero bene perché anche quei ragazzi di Milano sono stati bravissimi.

R: lo so,ma se non doveste vincere va bene lo stesso ragazzi: sono fiera di voi.

Ci sorride,mettendo una mano sulla spalla ad entrambi per poi andare via: probabilmente dovrà occuparsi di alcune cose relative alla gara. Dopo aver salutato da lontano tutti sugli spalti,io e Gaia andiamo a sederci nel nostro box per aspettare che facciano i conteggi e decretino i vincitori.

J: sei stata bravissima,non preoccuparti.

G: dici davvero?

J: certo,lo sai che su queste cose non scherzo.

G: ormai però sono più tranquilla: anche se arriveremo secondi o terzi,mi va bene comunque.

J: brava: l'importante è partecipare.

Gaia mi guarda subito come se volesse scoppiare a ridere da un momento all'altro perché questa frase risulta proprio poco credibile detta da me: tra i due sono io quello più competitivo. Non che voglia sempre vincere a tutti i costi,ma mi piace dimostrare di essere i migliori.

J: oggettivamente i milanesi sono stati molto bravi.

G: erano in formissima.

J: quello sì,ma nessuno ha la sintonia che abbiamo noi e si vede.

G: non lo so... noi non ci vediamo quando pattiniamo.

J: ma lo sentiamo. Da quel punto di vista non ci batte nessuno.

Tecnicamente quei ragazzi erano stati veramente perfetti,senza nessuna sbavatura a differenza nostra,ma la componente "umana" non era stata all'altezza. Era stato come se si fossero limitati a fare ognuno i suoi passi,senza mettere davvero l'anima.

G: forse hai ragione... avrebbero dovuto odiarsi prima di diventare amici.

J: ehy,io non ti ho mai odiata.

G: lo so,dicevo per dire. - mi sorride - Se ci pensi è buffo però: siamo partiti che non ci sopportavamo e siamo arrivati ad essere migliori amici.

J: io ancora non ti sopporto.

G: brutto...

Non finisce la frase che si butta su di me con il suo asciugamano,cercando di chiudermici dentro e strozzarmi. Il nostro rapporto ormai è così,un continuo punzecchiarsi. Tra una risata ed un'altra riesco a liberarmi,ma essendosi buttata completamente su di me,muovendomi la faccio scivolare. Sta per cadere a terra,ma la prendo al volo tenendomela molto vicina tanto da sentire il suo respiro affannato battere contro il mio.

G: ehy... - mi sorride - non mi fai cadere proprio mai,eh?.

J: mai.

Continuiamo a guardarci negli occhi e non so cosa mi stia succedendo. Non capisco perché provo queste sensazioni nell'averla a pochi centimetri dal mio viso. Anche lei mi sta guardando nello stesso modo,almeno credo. Senza che me ne renda conto mi ritrovo a pochi millimetri dalle sue labbra,ma per fortuna la ragione bussa al mio mio cervello facendosi sentire.

J: la prossima volta ti lascio cadere però.

Sorrido cercando di sembrare il più naturale possibile,mentre la rialzo e l'aiuto a mettersi seduta bene di fianco a me. Ammetto di essere leggermente stordito,ma credo sia solo la pressione per la gara. Anche Gaia sembra un tantino confusa,ma dopo pochi secondi di silenzio,torna a parlare.

G: Tommaso mi ha chiesto di nuovo di non parlarti prima.

J: non mi stupisce e deduco che tu non abbia ascoltato,visto che mi stai parlando.

G: sai che non lo accetterei mai. Primo: nessuno mi dice quello che devo fare. Secondo: non potrei mai smettere di parlarti.

J: quel ragazzo ha qualcosa che non va....

Non mi ha fatto nulla a livello personale,ma quale ragazzo chiede alla sua "fidanzata" di non parlare con il suo migliore amico? Non so nemmeno perché glielo continui a chiedere: è vero,passiamo tanto tempo insieme,ma non credo ci sia nulla da temere.

G: preferisco ignorare quello che mi dice piuttosto che ferirlo con delle brutte parole.

J: e questo perché sei troppo buona,ma non puoi davvero provare qualcosa per quel tipo dai...

G: ne abbiamo già parlato,io non provo un bel niente: sto solo provando a conoscerlo e ad uscirci ogni tanto.

J: per lui sei la sua fidanzata.

G: beh per me no,non l'ho mai nemmeno baciato.

Da buoni amici,questi discorsi rientravano nelle varie confidenze che ci facevamo. Come io le vevo raccontato delle ragazze che avevo conosciuto,lei mi aveva detto tutto di questo Tommaso. Francamente sono contento che non l'abbia mai baciato,non tanto per il bacio in sé,ma perché credo che lui punti solo a quello.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora