Capitolo 1820

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G: lo sai che io non potrei mai rinunciare a te,come amico.

J: e del bacio cosa pensi?

G: che è stato bello.

J: beh modestamente,ma...

G: smettila di vantarti o davvero non ti parlo più.

J: se mi davi il tempo di finire piattola,avrei detto che è piaciuto anche a me.

Da una parte vorrei tirargli un cuscino in faccia perché sa che odio quando mi chiama piattola,ma poi non posso non concentrarmi su quello che ha detto riguardo al bacio. Lui sa che non ho mai dato un vero e proprio bacio: nemmeno quello lo era,ma il trasporto c'era stato.

G: beh non sono abituata,ma...

J: non preoccuparti. Per essere uno dei primi,non era affatto male: hai delle labbra morbide.

G: adesso smettila.

J: non sarai timida? - sorride - Con me?

G: no,ma non parliamo più del bacio. Ok?

J: come vuoi timidona.

Si mette a ridere sempre in modo non troppo sguaiato,ma abbastanza da rendersi insopportabile come al solito. Con lui ho sempre parlato di tutto,ma dovrebbe capire anche lui che è una parentesi abbastanza imbarazzante. Dopo aver smesso di ridere,si viene a sedere di fronte a me,sul tavolino.

J: ehy,ascoltami. Non pretendo nulla. Possiamo rimanere amici se è quello che vuoi o possiamo provare.

G: provare? Intendi a stare insieme?

J: possiamo provare a continuare nel modo in cui abbiamo sempre fatto,tanto il tabù del bacio è superato.

G: quindi vuoi o non vuoi stare insieme?

J: secondo me imporci qualcosa è sbagliato: vediamo semplicemente come va. In ogni caso non voglio perdere la mia migliore amica.

Ora che ci rifletto forse metterci un'etichetta è sbagliato,soprattutto se in gioco c'è la nostra amicizia. Magari avremmo potuto continuare il nostro rapporto,non frenandoci nel momento in cui sentiamo il bisogno di baciarci. Jacopo mi porge la mano,così gliela prendo.

J: con "Mr. Gelosia",cosa pensi di fare?

G: non voglio che tu sia infastidito,quindi...

J: aspetta,non devi fare quello che voglio io. Pensa a te per una volta Gaia.

Ha lo sguardo leggermente alzato verso il mio e un sorriso accennato sul viso. So cosa vorrebbe sentirmi dire,ma so anche che è sincero quando mi dice di pensare prima a me stessa. Fortunatamente per lui sono sicura che queste due cose coincidano perfettamente.

G: gli dirò la verità.

J: cioè?

G: che non voglio più andare avanti a conoscerlo,non nel modo che vuole lui.

J: mi ucciderà quando glielo dirai.

G: non è per colpa tua.

J: no? - mi sorride - Se avesse potuto,mi avrebbe ucciso ogni volta con quel suo sguardo da killer.

G: vorrei anche io che fosse solo per colpa tua,ma non è così. Hai sempre avuto ragione su di lui.

Tutte le volte che anche Tommaso tirava fuori il fatto che non potessimo conoscerci bene a causa di Jacopo,io lo ignoravo. Non avevo mai accettato non solo perché non avrei mai potuto smettere di parlare con il mio migliore amico,ma anche perché sapevo che non si trattava affatto di quello.

J: su cosa avevo ragione esattamente?

G: lui non mi conosce,non gli interessa nemmeno. Non osserva i dettagli come fai tu.

J: come lo sai? Insomma,non che fosse difficile capirlo,ma cosa è cambiato?

G: gli ho fatto alcune domande su di me e lui non sapeva nulla.

J: non per difenderlo,ma sai che in pochissimi ragazzi sanno che il Tiffany ed una tonalità di azzurro,vero? O che esista?

G: lo so. - gli sorrido - Ma lui mi ha detto il rosa solo perché sono una ragazza.

Non dico che dovesse conoscere tutto di me dalla A alla Z,ma penso che quando ti interessa una persona osservi tutto di lei dai suoi movimenti alle sue espressione per capire il più possibile. Io non sono di sicuro una ragazza come le altre e tra tutti i colori che avrebbe potuto dirmi,ha scelto il più distante da me. Jacopo invece mi conosce a tal punto da aver capito che gli avevo fatto quella domanda.

J: io sono con te sempre. Se vuoi posso accompagnarti quando andrai a parlargli.

G: si arrabbierà già senza che tu ci sia.

J: una ragione in più per venire: non ti lascio sola con quel tipo.

G: dai... - sorrido - non è un pazzo maniaco. Si arrabbierà,ma non mi farà nulla.

J: allora non avrai nulla da temere se ti faccio compagnia.

Ricambia il mio sorriso,aggiungendo al suo una punta di sarcasmo. Una delle sue più belle qualità è la determinazione,ma molte volte la trasforma nel suo peggior difetto: la testardaggine. Tuttavia non posso non essere contenta del fatto che voglia difendermi a tutti i costi.

G: ora lasciamo stare Tommaso... fino a lunedì non avrò modo di parlargli. Parliamo piuttosto del fatto che papà ti ha chiamato...

J: lasciamo stare anche quello. - mi sorride - So che dietro a questo bel trattamento si nasconde un trabocchetto.

G: papà ti adora lo sai.

J: lo so,ma sappiamo tutti com'è tuo padre.

Fin dall'inizio papà era stato molto carino nei confronti di Jacopo,capendo anche i motivi che lo avevano portato ad essere così con me all'inizio. Inoltre avevano più o meno una storia simile per quanto riguarda il loro rapporto con le madri. In questi mesi papà aveva dimostrato grande fiducia verso di lui,ma vedendolo pur sempre come compagno di pattini. Sicuramente non so cosa sarebbe successo se non fosse stato più solo quello da oggi in poi.

J: quindi...

G: quindi ora rimani a dormire qui?

J: i tuoi mi hanno chiesto di restare anche domani a pranzo,visto che papà torna domani pomeriggio.

G: perfetto. Ora però non so te,ma sono super stanca,che ne dici di andare a dormire?

J: dico che hai ragione. Sono stanco anche io: vincere gare è faticoso.

Ci scambiamo una risata e tendendomi la mano,Jacopo mi aiuta ad alzarmi. Saliamo le scale diretti verso le nostre stanze,parlando sottovoce di quanto siamo stati bravi durante la gara. Non so cosa succederà a partire da domani,ma non mi importa perché so che in ogni caso ho con me il mio migliore amico.

Biondo ed Emma - Ricordati di ... 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora