Lettere Sparse

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Erano le 23:30 circa di Lunedì 18 Giugno.
Io e Giorgio eravamo sdraiati sul suo letto matrimoniale con lo stereo acceso.
Lui era sdraiato verticalmente dal lato della finestra con indosso solo i pantaloni.
Io avevo la testa sul suo addome, sentivo il suo cuore che batteva all'unisono con il mio. Avevamo le mani unite. La pace ci faceva compagnia. Lui mi cingeva a se come per non farmi scappare.
Con un messaggio la mia migliore amica mi avvisò della brutta notizia che stava per accadere rompendo tutto il bello che si era creato in quella stanza.
X era stato sparato con tre colpi nel basso addome da dei pezzi di merda con una maschera rossa e così si trovava in coma.
Annunciai a Giorgio tutto quello che stava succedendo. Mise allo stereo la playlist solo con canzoni di Jahseh. Lui mi strinse ancora di più la mano rassicurandomi quel poco che poteva fare.
Mi stavo informando tramite una live, quei minuti era infiniti.
Il ragazzo con me ascoltava attentamente accarezzandomi delicatamente i capelli.
Poi le ultime parole...."è morto".
C'avevamo sperato tutti, tutti avevamo sperato che si riprendesse, che stesse meglio e che avrebbe continuato a fare musica...la sua musica, quella che ha sempre salvato centinaia e centinaia
di ragazzi.
Mi è crollato il mondo addosso così come a lui. Mi alzai e andai in bagno.
Non riuscivo a trattenere più le lacrime, scesero dolci e amare allo stesso tempo. Non capivo più niente, ero davanti al grande specchio con gli occhi chiusi, avevo paura del mio riflesso.
Sentii due braccia possenti avvolgermi, mi girai e mi avvinghiai al suo collo senza staccarmici più.
Iniziai a tranquillizzarmi tra di lui, era l'unico...l'unico che ci riusciva. Di solito in queste situazioni diventavo scontrosa, allontanavo immediatamente con urli e grida chi provava ad avvicinarmisi.
Con lui no, con lui era tutto diverso, tutto.
Mi sentivo a casa.