Capitolo 12: Come La Sabbia.

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Pov Giada

Trascorrere la nottata lontano da tutto e tutti forse mi ha aiutata, o forse mi ha fatta solo stare peggio.

A volte è difficile controllarsi: i pensieri sono spesso più forti di noi. Nemmeno la forza di volontà può vincere contro di loro perché loro sono involontari, astratti e privi di un motivo logico che possa essere la loro radice. Basterebbe in tal caso estirparli e gettarli via, proprio come si fa con le erbacce, ma  sfortunatamente non funzionano cosí le cose.

I pensieri sono come le onde del mare ed io mi sento come la sabbia. Le onde avanzano ed avanzano fino ad inghiottire la sabbia e la trascinano con sè, e lei non può far nulla se non sottomettersi.
La sabbia. Si, mi sento proprio come lei.

Sebbene sia solida si comporta esattamente come un liquido.
Viene continuamente mossa, trasformata, modificata insomma, è perennemente vittima delle circostanze.
È solamente un liquido che vuole dimostrarsi più forte, ma in cuor suo sa di essere frantumata.

Mentre passeggio per il parco, il freddo vento autunnale fischia nelle mie orecchie e rende gelido il mio viso.
Vedo una bancarella di dolcetti caldi cosí frugo in tasca alla ricerca di qualche monetina ma trovo solo un fazzoletto e qualche carta di caramelle.

"Avrei dovuto dormire per strada, mica in una sauna. Adesso sono una squattrinata..."

Mi siedo su una panchina umida e giochicchio coi sassolini a terra muovendoli con le scarpe.
Un piede si fa spazio nel mio piccolo parco giochi:

"Cosa ci fai qui ragazzina?"

La voce mi è famigliare. Jin appare di fronte a me.

"Non vedi? Mi sto divertendo e tu sei un guastafeste"

Il ragazzo ridacchia e si siede accanto a me.

"Mi dispiace aver interrotto la festa ma vedi, ci sarebbe una questione in sospeso..."

"Se credi che voglia spifferare al mondo che sei un truffatore bhe, non sono una figlia di puttana. Non aprirò bocca".

"Non intendevo questo." fa un respiro.
"Torna da noi."
Mi guarda dritto negli occhi.

"Per quale motivo dovrei tornare in una casa in cui non sono ben accolta? L'hai detto tu stesso che non sono altro che una palla al piede".

"Mi dispiace"

"Ti dispiace? Bhe allora visto che ti dispiace dovresti alzare il tuo bel culo scolpito ed andartene a fare in culo, non resterò vincolata ad un malvivente".

Jin china lo sguardo a terra e si sfrega le mani per riscaldarle.

"Preferisci rimanere per strada tutta sola, al freddo, in balia di chissà chi? Ti sto offredo un posto caldo e più che accogliente."

"Vattene"

"Non mordere la mano che sti sfama, altrimenti verrai punita ragazzina" dice alzandosi e stirandosi il cappotto
"Se rimani qui, qualcuno peggio di me potrebbe prenderti, rapirti..." si avvicina al mio orecchio "... E stuprarti".

"Ripeto. Non verrò da te."

Alzo e faccio per andarmene.

"... Lo sai che Jimin è disperato? Ti cerca ovunque, hai visto le sue chiamate?"

Lo guardo immobile.

"Pultroppo non riesce a trovarti perchè gli ho mentito: ho detto che hai preso il primo aereo e sei tornata in Italia ed ora lui non sa più dove sbattere la testa."

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